A 58 anni dall’attentato a Dallas, il presidente americano rinvia di nuovo la diffusione dei documenti secretati sulla morte di John Fitzgerald Kennedy. Ci sarebbero dettagli altamente sensibili sulle operazioni degli Stati Uniti contro Cuba e sui rapporti tra Oswald e l’Unione Sovietica
Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha ordinato un altro rinvio nel rilascio degli ultimi file segreti degli Archivi americani che riguardano l’ assassinio di John F. Kennedy, nonostante stiano per scoccare i 58 anni dall’attentato di Dallas in cui JFK morì il 22 novembre 1963.
Un Memo della Casa Bianca, firmato da Biden venerdì, afferma che “il nuovo rinvio temporaneo è necessario per proteggere da danni identificabili alla difesa militare, alle operazioni di intelligence, alle forze dell’ordine o alla condotta delle relazioni estere di tale gravità da superare l’interesse pubblico alla divulgazione immediata”.
L’ordine arriva in risposta all’Archivista degli Stati Uniti, David Ferriero, che secondo il Memo aveva invece raccomandato al presidente di “gestire due diffusioni pubbliche di informazioni”, che alla fine di un processo rallentato dalla pandemia da coronavirus “sono state determinate come appropriate per diffusione al pubblico”, con una prima pubblicazione provvisoria il 15 dicembre prossimo e un altro release completo alla fine del 2022.
Invece dal 15 dicembre prossimo Biden ha ordinato la pubblicazione di quanto già pronto, se non ricorrono i motivi di tutela invocati a protezione delle relazioni internazionali e l’inizio della digitalizzazione completa da parte dei National Archives, NARA, dell’enorme numero di documenti (il 90% circa dei 250 mila riguardanti l’assassinio di Kennedy) già resi pubblici, a partire dal 1992 quando il Presidente George W. Bush ne ordinò la desecretazione per contrastare le teorie del complotto seguite all’ uscita del film di Oliver Stone (che nel 2017 è stato l’unico a scrivere un libro intervista con Vladimir Putin) “JFK “, nel 1991.
Donald Trump aveva ordinato nel 2018 che la documentazione fosse mantenuta segreta per ragioni di sicurezza nazionale solo fino al prossimo 26 ottobre 2021, “per volontà dell’intelligence community”.
Come si vede la ragione invocata ieri dal presidente Biden è molto più ampia, e coinvolge le relazioni internazionali degli Stati Uniti che potrebbero essere minate in maniera grave, probabilmente nei confronti della Russia.
Secondo The Intercept, infatti, tra le informazioni che non sono state rese pubbliche ci sono dettagli altamente sensibili sulle operazioni degli Stati Uniti contro Cuba nel 1963. Ci sono anche passaggi sulle tecniche di sorveglianza che hanno rilevato le visite di Oswald (che si era recato anche in URSS, precedentemente) alle ambasciate sovietiche e cubane a Città del Messico settimane prima dell’assassinio di Kennedy.
In occasione dei 50 anni dall’assassinio di Kennedy, un’analisi della Rossiyskaya Gazeta nel 2013 ha messo in evidenza che, ancor prima dei tragici eventi di Dallas, durante gran parte del 1963 sulla stampa sovietica l’immagine di John F. Kennedy aveva acquisito tratti del tutto insoliti, rispetto ad altri leader della Casa Bianca nel periodo della Guerra Fredda. Nei confronti di Kennedy, infatti, “non vennero quasi mai mosse critiche”.
“La gigantesca campagna condotta sulla stampa sovietica – vi si legge – così traboccante di simpatia sincera verso questo giovane e lungimirante Presidente, ucciso nel fiore degli anni, ebbe un effetto davvero potente sulla società. Le sue tracce si possono osservare ancora oggi nella Russia moderna. Molti della vecchia generazione distinguono tuttora Kennedy rispetto ad altri Presidenti degli Stati Uniti, ricordano gli eventi più importanti legati al suo nome, e sono sempre pronti a offrire la loro versione circa il mistero del suo assassinio”.
Ma l’articolo si chiede “come mai questo Presidente, che, in realtà, aveva discusso e si era scontrato con Mosca più di ogni altro (basti pensare al fallito Vertice di Vienna, al blocco di Berlino e alla crisi di Cuba), divenne all’improvviso, agli occhi del Cremlino, un’icona, l’incarnazione di tutto ciò che era buono e progressista.” Una vera e propria campagna disinformativa di cui il KGB era maestro?
E si mette in evidenza che dopo neppure un anno dopo la morte di Kennedy, Krusciov dovette lasciare il potere.