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Se lo sviluppo della scienza rallenta, il rischio è anche politico

Lo sviluppo scientifico sta rallentando? È una minaccia concreta che metterebbe a rischio le conoscenze in una fase storica in cui occorrono risposte rapide ed efficaci a problemi molto complessi. Le ragioni della frenata sono diverse, tra tutte vi è l’impostazione ideologica e comunitaria a cui la scienza è soggetta, ma non solo

C’è il rischio concreto che lo sviluppo scientifico stia rallentando. Nonostante l’incremento degli investimenti in ricerca (pubblici e privati), il numero più ampio di ricercatori, la quantità di ricerche e studi scientifici pubblicati, e la presenza di strumenti tecnici più sofisticati, la crescita della conoscenza sembra, paradossalmente, essersi rallentata.

Le conoscenze sono fondamentali per risolvere i problemi che riguardano l’uomo. Le crisi pandemiche, energetiche, e economiche richiedono risposte rapide per garantire la migliore convivenza tra gli individui. Uno sviluppo scientifico più lento minaccia la capacità di affrontare queste sfide con soluzioni rapide, efficaci, e economiche.

Misurare lo sviluppo scientifico e l’incremento della conoscenza è molto complesso, sia nella quantità che nella qualità (le scoperte più rilevanti). Tutti i sistemi metrici (non esposti per ragioni di spazio) dimostrano punti deboli o bias. Ma ciascuna riscontra un rallentamento delle scoperte scientifiche e di nuove conoscenze.

  • Naturalmente, esistono obiezioni a questa ipotesi. Alcuni scienziati si appellano alle grandi scoperte dell’ultimo decennio. Ma ogni fase storica ha sperimentato grandi scoperte. Altri scienziati argomentano che il loro settore di riferimento è in grande espansione (Intelligenza Artificiale e Crispr per esempio). Vero, ma ci sono settori che languono faticosamente. La scienza è quindi diventata più costosa e meno efficace. Le scoperte per euro investito, sono calate.

Può essere che molto è già stato scoperto (quantità) e quello che resta (qualità) richiede molto più tempo e investimenti.

  • Può quindi essere che per ottenere nuove scoperte occorrono molto più conoscenze e quindi molto più tempo e risorse.

Il comunitario scientifico è forse il freno più credibile allo sviluppo delle conoscenze. La fossilizzazione delle discipline scientifiche intorno ai canoni ortodossi (norma) è forse, la causa più verosimile. Le comunità scientifiche si appiattiscono intorno alle proprie norme rifiutando la falsificazione delle scoperte, rinunciando di fatto al senso critico che è il fondamento del metodo sperimentale della scienza. È il rifiuto della diversità che appunto, dovrebbe motivare a smontare le teorie dominanti per sviscerare di nuove.

  • Questa prassi è confermata anche da un’analisi delle dinamiche della ricerca: chi risponde ai canoni comunitari riceve considerazione. Chi li dirompe resta escluso. I primi aggiungono poco alla conoscenza, i secondi potrebbero rappresentare una straordinaria innovazione (la Teoria della Relatività è l’esempio classico).

Vi è anche un limite linguistico. L’inglese è oggi la lingua standard della ricerca scientifica. Si è però, scoperto che una parte di studi e ricerche sono spesso esclusi da ogni considerazione perché sono scritti in lingue diverse dall’inglese.

È opportuno assumere un punto di vista finora poco o nulla preso in esame. Il rallentamento dello sviluppo scientifico nel conoscere (ma anche il non estendersi del Liberalismo nel governare) ha probabilmente un’origine nella fortissima pressione cui è sottoposta la scienza affinché perda la sua caratteristica essenziale.

  • Quella di funzionare sull’osservare i fatti al passare del tempo e sull’impegno a spiegare i loro meccanismi attraverso lo spirito critico senza farsi condizionare dal seguire un libro sacro o un’utopia che dovrebbe definire ogni cosa in ogni tempo. Un condizionamento, questo, che una volta era determinante, ma che rischia di ridiventarlo anche oggi, per mezzo dell’ossessione dello spettacolarizzare tutto e ridurre il mondo ad un sistema unificato ed indistinto nel dover essere collettivo.

È di certo utile intensificare l’osservazione ed effettuare prove per capire meglio come misurare lo sviluppo scientifico e le conoscenze per meglio comprendere come rendere la scienza più efficiente. Ma anche iniziare a riflettere sulla circostanza che questo enigma non è un problema esclusivamente della scienza.

  • Si presenta pure nei meccanismi della democrazia per convivere. Anche qui è palese una forte difficoltà nel rafforzarsi e dell’estendersi della metodologia liberale, che sperimentalmente è senza dubbio la sola idea politica ad adottare i criteri della scienza (diversità e libertà insieme al considerare il tempo) nell’ambito della ricerca di soluzioni di volta in volta ai problemi che si presentano nel convivere.

Il rallentare della scienza (e il non rafforzarsi ed il non estendersi del liberalismo) è un problema politico che Italia e Europa devono porsi alla svelta per capire come e dove investire inclusa l’ottica del tempo, al fine di tagliare i lacci alla scienza e migliorare le condizioni del convivere.

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