Quest’anno le celebrazioni per il Giorno dell’Unità nazionale e Giornata delle Forze armate si intrecciano con il centenario della tumulazione del Milite ignoto all’Altare della Patria. Nel 1921 quell’evento, anticipato dallo storico viaggio da Aquileia, unì il Paese dopo il primo conflitto mondiale. Oggi ci ricorda il valore dell’unità nazionale e il contributo imprescindibile della Difesa per il bene dell’Italia
Erano le 12:00 del 4 novembre 1918, quando il comandante supremo dell’Esercito italiano, il generale Armando Vittorio Diaz, rilasciava il bollettino di guerra n. 1268, meglio conosciuto come bollettino della vittoria: “L’Esercito austro-ungarico è annientato”. Qualche anno dopo, nel 1922, la data fu dichiarata Festa nazionale, Giorno dell’Unità nazionale e Giornata delle Forze armate.
Da allora il 4 novembre ricorda il valore della Difesa nazionale, evidente nel motto scelto per l’edizione 2021: “La grandezza non ha un tempo e non ha un nome”. Tante le iniziative organizzate dal dicastero. Domani le celebrazioni culmineranno con la cerimonia solenne all’Altare della Patria, a Roma, alla fine di un percorso iniziato lo scorso 1 giugno presso la stessa simbolica sede del Milite ignoto. Anche perché quest’anno ricorre il centesimo anniversario della sua tumulazione, avvenuta il 4 novembre del 1921, dopo che un convoglio speciale trasportò da Aquileia a Roma la salma del soldato senza nome, scelta (tra quelle di undici caduti italiani non identificati) da Maria Bergamas, una madre in rappresentanza di tutte le madri italiane che avevano perso un figlio durante la guerra e alle quali non erano state restituite le spoglie. A lei è dedicata la fiction ”La scelta di Maria”, docufilm che verrà trasmesso domani in prima serata su Rai1.
Quel treno sostò in oltre cento città e ricevette il tributo dell’intero Paese. Per ricordare quel viaggio lo scorso 29 ottobre è partito il Treno della Memoria, arrivato ieri alla stazione Termini, accolto dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini insieme ai colleghi Dario Franceschini (Cultura) e Fabiana Dadone (Politiche giovanili). E sempre ieri, con le massime cariche dello Stato, a partire dal Presidente Sergio Mattarella, si è celebrata la Santa Messa in memoria dei Caduti nella Basilica S. Maria degli Angeli. Oggi il capo dello Stato ha deposto una corona d’alloro al Cimitero degli Eroi di Aquileia, e poi a Redipuglia al Sacrario militare.
“Celebrare il Milite Ignoto a cento anni di distanza vuol dire celebrare un momento fondamentale della Storia del nostro Paese; significa celebrare un simbolo che onora il nostro passato, richiama la nostra memoria, unisce un popolo, perché è anche intorno ai simboli che si costruisce l’unità di una nazione”, notava il ministro Lorenzo Guerini inaugurando venerdì il Cimitero degli Eroi di Aquileia dopo la ristrutturazione. “Ciò che ricordiamo e celebriamo oggi – spiegava agli studenti presenti – spero possa diventare un riferimento per il vostro patrimonio di valori, per il vostro futuro, per la vostra crescita come cittadini”.
Tutto si concentrerà domani all’Altare della Patria, per una data ricca di storia e di valori nazionali. Poche ore prima di quel bollettino di mezzogiorno, nella serata del 3 novembre 1918, presso la villa del conte Vettor Giusti del Giardino, nei pressi di Padova e meglio conosciuta come Villa Giusti, il comandante del VI Corpo d’armata austro-ungarico Weber von Webenau sottoscriveva le clausole dell’armistizio imposte dal maresciallo generale del Regno Pietro Badoglio. Nel frattempo, le truppe italiane avevano fatto il loro ingresso nei territori di Trento e Trieste, ultimo atto della controffensiva di Vittorio Veneto iniziata il 24 ottobre e possibile solo grazie alla strenua difesa che l’anno prima aveva fermato l’esercito austro-ungarico sul Piave e su Monte Grappa. Ad ottobre del 1917, infatti, l’attenuazione dell’impegno bellico della Russia, totalmente assorta nella rivoluzione bolscevica, aveva permesso all’impero austro-ungarico di potenziare lo sforzo sul fronte meridionale, penetrando le difese italiane in quella che viene ricordata come disfatta di Caporetto.
Nonostante la sonora sconfitta, il cambio al vertice militare tra i generali Cadorna e Diaz e la rapida riorganizzazione delle Forze permisero di fermare l’avanzata nemica proprio sul Piave. Da lì parti la controffensiva italiana nel 1918, non prima di aver resistito all’offensiva Solstizio con cui, nel giugno dello stesso anno, l’esercito austro-ungarico aveva cercato di fare nuovamente breccia nelle linee difensive italiane. Il 24 ottobre, alle 03:00 del mattino, con il fuoco d’artiglieria della IV armata del generale Giardino nel settore Grappa, partiva proprio dal Piave l’offensiva italiana diretta a Vittorio Veneto e destinata a portare i nostri miliari fin dentro Trento e Trieste, costringendo a Villa Giusti i rappresentati austro-ungarici ad accettare, dopo tre giorni di negoziati, le condizioni imposte dalle controparti italiane. Qualche giorno dopo, l’11 novembre, in un vagone ferroviario a Rethondes nella Francia settentrionale, fu l’impero tedesco a firmare l’armistizio con le potenze Alleate. La Grande guerra era finita, e l’Italia aveva vinto. Se per tutti era finita la Prima guerra mondiale, per il nostro Paese era terminata la quarta guerra di indipendenza, quella che aveva permesso di conquistare le terre irredente di Trento e Trieste.
A 103 anni da allora, è ancora un giorno di festa. Fu il re Vittorio Emanuele III, con il regio decreto 1354 del 23 ottobre 1922, a stabilire che “il giorno 4 novembre, anniversario della nostra vittoria, è dichiarato festa nazionale”. Già un anno prima intanto, il 4 novembre 1921, era avvenuta la solenne tumulazione del milite ignoto presso l’Altare della Patria, luogo presso cui ancora oggi si reca a rendere omaggio il presidente della Repubblica. Fu possibile grazie alla legge dell’11 agosto 1921, approvata “per la sepoltura in Roma, sull’Altare della Patria, della salma di un soldato ignoto caduto in guerra”, al fine di onorare i sacrifici e gli eroismi della collettività nazionale nella salma di un soldato sconosciuto.
Da quel lontano 1922, si celebra il 4 novembre il Giorno dell’Unità nazionale e la Giornata delle Forze armate, festività che ha attraversato tutte le fasi della storia italiana dal primo dopo guerra. Celebrata con forti tinte nazionaliste durante il ventennio fascista e quasi dimenticata dopo la Seconda guerra mondiale, tale festività è stata ridimensionata negli anni 70 secondo uno spirito di risparmio che la rese “festa mobile”. È stato nei primi anni 2000 il presidente Carlo Azeglio Ciampi a ridare lustro a questa giornata carica di valore simbolico ed emotivo. Pur nel ripudio della guerra quale strumento di offesa, non si può non ricordare tutti coloro che hanno sacrificato la vita per l’ideale di Patria e di attaccamento al dovere.