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L’archeologia 3.0 che insegna ai computer come scovare i reperti

Analizzare dati da satelliti per scoprire strutture antiche nel sottosuolo. Ed insegnare a una macchina come fare a identificarle. Il futuro dell’archeologia all’insegna dell’intelligenza artificiale. Il genio degli studiosi guidati da Arianna Traviglia

Innovazione e cultura uniti per scovare nuovi reperti e salvaguardare il patrimonio storico e artistico italiano. Questo e molto altro il progetto che nasce grazie ai finanziamenti della Commissione europea per il rientro in Ue dei ricercatori e che vede la collaborazione tra l’Agenzia spaziale europea Centre for Cultural Heritage Technology dell’Istituto italiano di tecnologia (Iit) guidato dalla geniale Arianna Traviglia.

Obiettivo comprendere come l’archeologia dovesse cambiare paradigma e aprirsi a nuovi strumenti. Se si pensa ad Indiana Jones, egli incarna un personaggio accattivante, ma lontano dalla realtà quotidiana dell’archeologo. Altra storia è andare sul terreno e scavare che resterà sempre centrale nel lavoro degli archeologi, tuttavia ci sono possibilità nuove. Come appunto la piattaforma Copernicus che diffonde le immagini dei satelliti Sentinel, che ogni 5-6 giorni coprono con i loro sensori tutta la superficie del pianeta.

Si parte dall’insegnare alle macchine a identificare in modo automatico i depositi archeologici sepolti, fase che viene definita machine learning. In questo modo i ricercatori saranno in grado di vedere oggetti o irregolarità altrimenti impossibili da scorgere per l’occhio umano, come per esempio tracce nella vegetazione fitta, o su terreni spogli e avvallamenti. Un percorso lungo che implica il trasmettere e replicare sulle macchine i processi mentali di riconoscimento degli studiosi nelle macchine.

Il progetto Cultural Landscapes Scanner Iit-Esa della dottoressa Traviglia non è rivolto solo all’archeologia, ma potrebbe essere impiegato anche in altri campi. Da programmi di urbanizzazione alla costruzione, attraverso un processo di analisi che permetta di individuare eventuali strutture archeologiche che non sono ancora state portate alla luce, dando così il via libera o meno al programma edilizio su un sito o un altro.

Studi e progetti pionieristici che con grande probabilità saranno impiegati in futuro per il controllo del territorio e per preservare i paesaggi culturali. Queste tecnologie permetteranno di salvare in modo preventivo quello che non si è ancora scoperto.

Storia e successo quello della dott.ssa Traviglia, cervello di ritorno e amante dell’innovazione, che sarà al centro della conferenza di presentazione della IV edizione del Premio ANGI – Associazione Nazionale Giovani Innovatori che in virtù del suo importante percorso, le ha conferito l’Innovation Leader Award a simboleggiare il binomio innovazione e cultura e l’importanza di investire nelle eccellenze e nell’innovazione.


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