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Torna l’incubo del lockdown totale in Austria. Ecco cosa succederà in Italia

Mentre l’indice dei contagi continua a salire in Europa, le autorità italiane preparano un piano per cercare di contenere la diffusione del virus. Anticipazione del richiamo per alcune fasce d’età, riduzione della durata del green pass a nove mesi e, in caso di zone arancioni…

Torna l’incubo dei lockdown. Questa volta a decidere la serrata totale (per i vaccinati e non) è il governo dell’Austria. Il cancelliere Alexander Schallenberg ha annunciato che il nuovo confinamento comincerà la mezzanotte di lunedì, e durerà almeno 10 giorni, con una probabile estensione di 20 giorni. Inoltre, dal 1° febbraio del 2022 vigerà l’obbligo di vaccinazione. Si tratta del primo provvedimento del genere nell’Unione europea.

E in Italia? I casi di Covid-19, come in tutta Europa, continuano ad aumentare. Tra il 12 e il 18 novembre l’incidenza ha raggiunto la preoccupante cifra di 98 contagi per 100.000 abitanti, mentre la settimana prima, dal 5 all’11 novembre, era stata di 78. Sale anche il tasso di occupazione in terapia intensiva a 5,3% (era 4,4%) ed è aumentata l’occupazione delle aree mediche.

Tuttavia, a differenza di Austria, Germania e Grecia, in Italia non sono previste limitazioni per i non vaccinati. Esclusa l’ipotesi del confinamento a chi rifiuta la profilassi. Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Salute, ha dichiarato che da noi “non si arriverà a nessun lockdown salvo che la gente non faccia proprio la terza dose. Non siamo affatto nella situazione di Austria e Germania e sono certo che non ci arriveremo”.

“Semmai – ha aggiunto – bisogna spingere vaccinarsi quelle aree di Italia in cui la percentuale è più bassa come, ad esempio, nel Lazio la zona di Aprilia”. Sull’eventuale ritorno di zone rosse, Sileri ha assicurato che non accadrà “mai, perché è impossibile. E nell’ipotesi remotissima che qualche regione possa diventare arancione lo stimolo deve essere soprattutto quello di vaccinare di più”. Se qualche regione finisce in zona gialla, invece, non sono previste grandi restrizioni. Il monitoraggio però va mantenuto in maniera continua”.

Per frenare la diffusione del virus, Marco Cavaleri, responsabile della task force per i vaccini e le terapie Covid-19 dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema), consiglia la vaccinazione con la dose di richiamo e l’antinfluenzale: “I contagi da Covid sono in rialzo in quasi tutti Paesi dell’Unione europea e la maggioranza dei malati sono i non vaccinati. Per questo raccomandiamo di vaccinarsi e per quanti sono candidabili, di prendere la terza dose. Incoraggiamo anche a farsi somministrare i vaccini antinfluenzali”.

Per questo, le autorità sanitarie hanno deciso di anticipare al 22 novembre l’avvio della campagna per i richiami i anti-Covid per la fascia di popolazione over 40, previsto inizialmente il 1° dicembre. Il ministro della Salute, Roberto Speranza e il commissario straordinario Francesco Figliuolo hanno motivato la scelta con l’aumento dei contagi. “La curva sale nel nostro Paese e, ancora di più, nei Paesi europei vicini all’Italia – ha dichiarato Speranza -. Il vaccino è lo strumento principale per ridurre la diffusione del virus e le forme gravi di malattia. È giusto, quindi anticipare al 22 novembre la campagna per i richiami vaccinali per la fascia d’età 40-59 anni”.

Infine, la prossima settimana il Consiglio dei ministri esaminerà altre due misure importanti nella battaglia contro il virus: l’obbligo legale per i sanitari di sottoporsi al richiamo e la riduzione della validità del green pass dagli attuali 12 a 9 mesi.

“Dobbiamo concentrarci sullo spingere le persone a fare la prima dose, chi non l’ha fatta, e gli altri la terza dose – conclude Sileri -. La scienza oggi ci mostra che i vaccini funzionano e funzionano molto bene, ma che questa immunità tende a ridursi nel corso del tempo, che è quello che accade anche per tantissimi altri vaccini”.

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