I prezzi stellari del metano e il divieto di export di Cina e Russia hanno colpito la catena del fertilizzante, con pesantissime ripercussioni sul settore agroalimentare. Ecco perché la prossima impennata dei prezzi riguarderà il cibo
Dai microchip al grano. L’impennata globale dei prezzi del gas si sta ripercuotendo sulla catena dell’agroalimentare attraverso il fertilizzante, bene di cruciale importanza per la coltivazione globale. Il problema è così marcato che Russia e Cina hanno già smesso di esportarlo, cosa che assieme alle sanzioni sulla Bielorussia aggrava un rincaro dei prezzi che si rifletterà sui nostri generi alimentari.
È un problema potenzialmente molto più grave di, poniamo, la mancanza di allluminio per le auto. “È difficile sopravvalutare l’importanza dei fertilizzanti per l’approvvigionamento alimentare”, scrive Bloomberg. “Quasi ogni piatto di cibo che tocchi è arrivato lì con l’aiuto di fertilizzanti […] Alcuni esperti hanno persino stimato che la popolazione globale potrebbe essere la metà di quella che è oggi senza fertilizzanti azotati”.
Proprio questi ultimi sono una parte del problema. Quel genere di fertilizzanti si ottiene dall’azoto nell’aria, che è gratis, e dal metano, il cui prezzo (che rappresenta circa l’80% del costo di produzione del fertilizzante azotato) è quadruplicato da inizio anno. Questo sta portando diversi produttori europei a ridurre la produzione o addirittura fermarla, come nel caso della norvegese Yara e della tedesca BASF. Nel mentre anche altri fattori stanno aggravando la situazione.
La pressione si sente anche altrove. Mercoledì il primo ministro russo Mikhail Mishustin ha annunciato in televisione che avrebbe imposto tariffe aggiuntive ai fertilizzanti azotati per assicurarsi le forniture per il mercato interno e contenere l’impennata dei prezzi alimentari, facendo seguito a una richiesta di Vladimir Putin. Le misure, riporta Interfax, entreranno in vigore a dicembre.
Lo stesso problema si registra anche per fosforo e potassio, gli altri due elementi-chiave per i fertilizzanti commerciali. Il più grande produttore di fosfato al mondo, la Cina, limita le esportazioni di tutti i fertilizzanti da quest’estate a colpi di dazi aggiuntivi e ostacoli burocratici. E la carenza di potassa è dovuta anche alle sanzioni occidentali imposte sulla Bielorussia di Alexander Lukashenko, che risponde al 20% del fabbisogno globale.
Diversi grandi coltivatori nelle Americhe, in Asia e in Europa si sono già trovati senza le risorse fondamentali e avvertono che le perdite potrebbero estendersi nei prossimi anni se la terra non riceve abbastanza nutrienti. Intanto gli analisti annunciano da giorni i segni di una carenza mondiale di fertilizzante (la scalata dei prezzi non accenna a diminuire) e sottolineano come i produttori dovranno passare il costo aggiuntivo della risorsa ai consumatori.
Secondo Bloomberg i prezzi del cibo in generale stanno toccando un record decennale. Le impennate più evidenti si vedono per il caffè sudamericano, il granturco statunitense, il riso tailandese e il grano europeo (l’Ue ne è la principale esportatrice). Per Giancarlo Torlizzi, esperto del mercato di materie prime, l’aumento del prezzo del frumento è pienamente indicativo del rischio che il caro-energia si stia traducendo in un caro-alimenti.