È Twitter la piattaforma che riesce a monopolizzare una quota elevata del dibattito sviluppatosi subito dopo il voto in Aula di mercoledì 27 ottobre, riuscendo a prendersi poco meno del 75% del parlato complessivo che ha generato la keyword #ddlZan. L’analisi di Domenico Giordano, Arcadia, sui numeri generati dal social network
Zeta come Zan ma, soprattutto, è il caso di dire Zan come Twitter, perché dopo tre giorni di tempesta social dove tutti hanno commentato e postato indignazione o esultanza, a seconda della bipolarizzazione pro o contro il disegno di legge che porta il nome del senatore democratico Alessandro Zan, questa è la sintesi che ci restituisce l’ascolto della rete e dei social network.
È Twitter la piattaforma che riesce a monopolizzare una quota elevata del dibattito sviluppatosi subito dopo il voto di mercoledì 27 ottobre riuscendo a prendersi, se guardiamo agli ultimi sette giorni, quindi dal 24 al 30 ottobre, poco meno del 75% del parlato complessivo che ha generato la keyword #ddlZan. Dalla scansione delle fonti, rilevate con Liveinsights il tool di ascolto di Blogmeter, che hanno assorbito le 9.000 menzioni è scomparsa quasi del tutto la fetta di parlato che solitamente è ancora significativa dei siti di informazione e dei blog. Infatti, subito dopo Twitter l’altro 21% di menzioni è stato fatto su Facebook, con una quota del 15,67% e Instagram con il 5,35%.
Questa particolarità, ovvero la capacità di Twitter nel caso di specie di dominare le fonti del parlato, è utile per provare a tendere un’equazione nient’affatto peregrina che vuole che sia l’argomento e non il numero di iscritti in sé di questa o quell’altra piattaforma, a determinare l’utilizzo del social network. In altre parole, quando in rete si parla di green pass o di vaccini obbligatori, o di altri topics che hanno una portata maggiormente generalista e trasversale, è Facebook o i siti di news a fare la parte del leone, mentre, come in questo caso, quando il tema del dibattito pubblico e online tocca chiavi che hanno una portata meno trasversali, ecco che il social lanciato nel 2006 da Jack Dorsey si riprende la scena.
Questa capacità di Twitter di prendersi la conduzione dell’emorragia di reazioni postate emotivamente dopo il voto dell’altro pomeriggio nell’aula del Senato, è testimoniata anche da Talkwalker, altra piattaforma di social listening, che ci restituisce altre tre diverse metriche a cominciare dalle due tag cloud, la prima è quella degli hashtag utilizzati nei singoli post e la seconda, invece, è quella degli account che sono stati taggati più spesso.
Infine, la terza metrica è quella che classifica gli influencer che hanno dirottato il tenore delle discussioni verso una visione di opposizione al varo della tagliola che ha di fatto affossato il disegno di legge Zan. Una classifica, stilata in funzione dell’engagement generato sul numero di menzioni, che vede il primato dei profili di donne e uomini dello spettacolo e della musica italiani, da Antonella Clerici ad Alessandro Cattelan, da Stefania Orlando a Marco Mengoni passando per Mika e Francesca Michelin.