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Draghi fa partire gli accertamenti sull’azienda di droni finita in mani cinesi

Dopo l’attenzione del Wsj sul dossier Alpi Aviation, Reuters rivela che il governo sta preparando le comunicazioni per chiedere chiarimenti sulla cessione non segnalata come prevede la normativa Golden power. Se le risposte saranno giudicate insufficienti, scatteranno le sanzioni (a rischio l’intero affare). Sarà una cosa “breve”, spiegano fonti governative a Formiche.net

Ieri era stato il Wall Street Journal a interessarsi alla vicenda di Alpi Aviation, l’azienda friulana produttrice di droni e con rapporti con il ministro della Difesa, passata tre anni fa, attraverso una società offshore, nelle mani di due società statuali cinesi con “modalità opache” secondo la Guardia di finanza. All’azienda le Fiamme Gialle hanno contestato due violazioni a settembre: della legge 185/1990, che disciplina l’export di armamenti, e del cosiddetto Golden power.

Il dossier, come raccontato su Formiche.net, è al vaglio di Palazzo Chigi. Il Dipartimento per il coordinamento amministrativo, che è l’ufficio responsabile delle attività relative all’esercizio dei poteri speciali, è incaricato di verificare con le altre amministrazioni coinvolte nella vicenda se l’obbligo di notifica dell’operazione che ha portato Alpi Aviation a finire nelle mani di due società della Repubblica popolare cinese sia stato violato (ipotesi che l’azienda “nega con fermezza”). Secondo la Guardia di finanza il subentro societario sarebbe stato perfezionato in modo da non far emergere il nuovo socio, con ritardi nelle comunicazioni amministrative e omettendo di informare preventivamente la presidenza del Consiglio dei ministri dell’acquisto della maggioranza dell’azienda, violando la normativa Golden power che attribuisce speciali poteri alle autorità italiane sugli assetti societari di realtà strategiche in vari settori.

Come illustrato su Formiche.net, nel caso in cui la valutazione il Dipartimento constatasse la violazione dell’obbligo di notifica, si potrebbe immaginare l’avvio di un procedimento sanzionatorio, che va dalla sospensione dei diritti di voto fino alla nullità degli atti (compresa la vendita della società). Inoltre, è prevista una sanzione amministrativa di importo fino al doppio del valore dell’operazione e comunque non inferiore all’1 per cento del fatturato realizzato dall’impresa interessata nell’ultimo esercizio per il quale sia stato approvato il bilancio, oltre ad una serie di misure accessorie (come il ripristino dello status quo ante). Si tratta in ogni caso, come ricordato su queste pagine, di una situazione inedita. La decisione spetterà alla presidenza del Consiglio dei ministri con un provvedimento che sarà eventualmente impugnabile al Tar.

Oggi Reuters ha rivelato che “dopo un’analisi approfondita, il governo sta preparando una comunicazione formale da inviare a tutte le parti coinvolte per chiedere chiarimenti, hanno detto tre fonti direttamente coinvolte nel caso”. Un affare su cui le autorità italiane stanno prestando “la massima attenzione”, ha aggiunto una di queste. Nel caso in cui i chiarimenti non vengano ritenuti sufficienti, ossia il governo non riceva le dovute assicurare riguardo quanto previsto dalla normativa Golden power, scatteranno le sanzioni.

Il governo Draghi è “pronto” a contestare l’affare del 2018. Sarà una cosa “breve”, probabilmente di qualche settimana. È quanto spiegano due fonti governative a Formiche.net, evocando scenari tutt’altro che positivi per l’acquirente.

L’agenzia Reuters evidenzia come l’affare abbia “mostrato quanto fosse facile” procedere in operazioni simili passando “sotto il radar”. Ma ricorda anche che i poteri speciali sono stati utilizzati dall’Italia quattro volte dal 2012 per bloccare. Tre per bloccare offerte cinesi. Due sotto il governo di Mario Draghi: la prima, ad aprile, con il veto sull’acquisizione del 70% di un’azienda italiana specializzata nella produzione di chip, la Lpe di Baranzate, da parte della cinese Shenzen Invenland Holdings; la seconda, a ottobre, opponendosi alla vendita di Verisem, azienda romagnola di sementi per ortaggi, a Syngenta, primo gruppo agrochimico mondiale di proprietà dei cinesi di Sinochem.

A dimostrazione di quanto “fosse facile” evitare i radar prima e di quanto l’attenzione sia più alta ora. Forse il caso Alpi Aviation non avrà lo stesso impatto del passaggio in mani cinesi del gioiello tedesco della robotica Kuka. Ma potrebbe rappresentare “un campanello d’allarme sulla necessità di proteggere meglio” certi settori, come auspicato da Antoine Bondaz, ricercatore della Fondation pour la recherche stratégique di Parigi.



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