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Qualche dubbio sul risultato del G20. Scrive Zacchera

Per carità: mille dichiarazioni congiunte, bilaterali, multilaterali. Ma in concreto è ben difficile decidere qualcosa quando le necessità e le priorità sono ben diverse per ogni convenuto

E se la verità fosse semplicemente che “Il re è nudo”, ovvero che i presunti “grandi” della terra, quelli che si incontrano periodicamente in ogni angolo del pianeta con gran sfoggio di trombe e tamburi lo facciano soprattutto per farsi vedere, raccontarsi e farsi raccontare, ma che alla fine tutti questi G8, G7, G20, G 26 ecc. ecc. non servono praticamente a nulla?

Di sicuro costano una bella cifra ai paesi ospitanti, spostano centinaia di aerei speciali, mobilitano piazze e forze dell’ordine in quantità, ma alla fine – dopo foto di gruppo sempre più affollate – spesso neppure un topolino esce concretamente dalla pancia dell’elefante.

Per carità: ci sono sempre mille dichiarazioni congiunte, bilaterali, multilaterali… ma in concreto? Il concreto è che è sempre ben difficile decidere qualcosa quando le necessità e le priorità sono ben diverse per ogni convenuto che pensa soprattutto alle grane e all’immagine in casa propria e sa – almeno per i leader democraticamente eletti –  che comunque ben difficilmente dovrà poi personalmente onorare gli impegni più o meno presi in queste circostanze.

Ecco perché vedendo i presunti “grandi” della terra ridursi domenica scorsa a buttare monetine nella Fontana di Trevi come fossero una chiassosa scolaresca in vacanza sembrava più di assistere ad una “piece” pubblicitaria per il turismo italiano che ad altro.

In questo senso è stato apprezzabile l’impegni di Draghi per voler concentrare un po’ di attenzione sulle bellezze storiche di Roma e del nostro paese, ma in quanto a risultati il vertice romano si è chiuso (come prevedibile) in un sostanziale nulla di fatto almeno sui punti fondamentali, con una veloce ripartenza del circo verso Glasgow dove i “supergrandi” hanno inanellato un altro flop sulle questioni climatiche.

Proprio sul clima, d’altronde, si moltiplicano appelli e summit ma poi al concreto non arrivano decisioni vincolanti e, anzi, ciascuno cerca di tirare per le lunghe ai danni del vicino, annacquando perfino quanto ormai già deciso da tempo.

Non mancano anche le beffe: la Cina ha atteso proprio i giorni di Glasgow per annunciare l’aumento di estrazione di carbone per addirittura un milione di tonnellate in più al giorno: come dire che a Pechino del clima globale interessa meno di zero, nonostante che la gente nella capitale cinese soffochi nello smog, così come a New Delhi dove ogni anno di questi tempi la visibilità è nulla per fumi ed inquinamento.

Politicamente i G20 servono quindi a poco, anche perché sembrano non avere mai il coraggio di sollevare questioni complesse e prendere decisioni conseguenti: nessuno ha battuto ciglio per la crisi Cina-Taiwan che rischia di insanguinare tuto l’estremo oriente. Né si parla mai di democrazia o diritti umani, d’altronde – visti i presenti – chi è senza peccato scagli la prima pietra.

Anche sulle patenti di democraticità c’è infatti un bel po’ di confusione: se Putin viene tenuto lontano dal G7 perché potenziale dittatore, che ci azzecca al G20 la presenza dell’Arabia Saudita che notoriamente non è un paese democratico, né un campione dei diritti umani o delle pluralità religiose? Difficile comunque pensare che l’Arabia voglia smettere di vendere petrolio, così come pensare che la Cina – che da decenni fa incetta di materie prime impoverendo il mondo e l’Africa in particolare – rinunci alla propria politica di sfruttamento ambientale.

Ma anche su cose contingenti la delusione è stata grande: dal summit di Roma non è giunta neppure – altro esempio concreto – una dichiarazione forte e comune dei “grandi” per esempio per il contenimento dei costi dei vaccini che pur danno vita a speculazioni enormi ed immorali.

Eppure sarebbe stato il momento buono per voler “calmierare” i prezzi a livello mondiale dimostrando un po’ di resistenza allo strapotere delle multinazionali farmaceutiche, oltretutto finanziate dagli stessi governi.

Ecco perché il week end di Roma non è sembrato rappresentare una svolta da inserire un domani negli annali di storia, ma al più un appuntamento dovuto cui non si poteva rinunciare, anche se alla fine è venuto a sovrapporsi al successivo meeting scozzese. Il prossimo G20 è previsto a Bali tra qualche mese: luogo esotico e turisticamente piacevole, ma credo che sarà un altro flop perché – soprattutto a livello mondiale –  non c’è mai la volontà (o forse la possibilità) di anteporre gli interessi del pianeta a quelli nazionali, esattamente come quasi sempre avviene – purtroppo – anche a livello personale per ciascuno di noi.


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