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Il chip è tuo ma lo produco io. Il Giappone ricopre di miliardi Tsmc

semiconduttore

È quasi un anno che la mancanza di chip mette a repentaglio l’economia globale. Per combattere questa crisi e salvare il settore automobilistico, il governo giapponese ha deciso di sovvenzionare la costruzione di fabbriche di chip sul suo territorio. Ma la crisi della supply chain non ha ancora una data di scadenza

Il Giappone ha deciso di combattere da solo la carenza internazionale di chip sovvenzionando la costruzione di fabbriche con l’aiuto della Tsmc (Taiwan Semiconductor Manufacturing Company), la più grande fabbrica indipendente di semiconduttori al mondo, che dovrebbe costruire un nuovo impianto e inizare la produzione nel 2024. Nikkei ha riportato anche che il governo metterà diversi miliardi di yen in un fondo statale che promuove la ricerca e lo sviluppo così che altre aziende possano attingere ai sussidi a condizione che aumentino la produzione di chip in tempi di scarsità di offerta – come quella attuale.

La crisi globale di chip non ha ancora una data di scadenza. Iniziata con la pandemia da Covid-19 per l’aumento nella domanda di attrezzature tech, la situazione è andata solo a peggiorare nel 2021. Le aziende non sono riuscite a mantenere i ritmi di produzione e offrire le quantità richieste. Oltre a questo, hanno influito anche altri parametri, come la siccità a Taiwan, il più grande produttore di chip al mondo; la mancanza di acqua ha reso impossibile per alcuni giorni la produzione, bloccando di conseguenza un’intera supply chain.

Shane Rau, un’analista di semiconduttori per International Data Corporation, ha riportato che anche altri fattori hanno influenzato questo deficit di chip, come “come gli incendi nelle fabbriche, le interruzioni di corrente e il blocco dei trasporti nel canale di Suez.” Elementi spesso tralasciati ma fondamentali per una supply chain su cui si basa l’economia globale.

Il Giappone è tra i primi paesi ad intervenire drasticamente a livello nazionale per combattere questa crisi, probabilmente per prevenire, tra le tante cose, anche la chiusura di industrie e fabbriche automobilistiche, uno dei mercati essenziali per il paese. In Germania, la Opel ha già chiuso i suoi impianti fino al 2022; negli Usa, Intel non riesce a mantenere una produzione che rispetti la domanda di Pc; e sempre negli Stati Uniti, anche Apple ha previsto una perdita da un miliardo di dollari per la scarsità di chip.



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