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Un’Alleanza pronta al futuro. L’intervento di Guerini al Nato Industry Forum

Di Lorenzo Guerini

La seconda giornata del Nato Industry Forum, riunito per la prima volta a Roma, è stata aperta dagli interventi del segretario generale Jens Stoltenberg e dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini. Focus su innovazione e rinnovamento dell’Alleanza. Pubblichiamo un estratto del discorso del ministro italiano

La pandemia ha fortemente condizionato la nostra vita sociale e anche il nostro “bisogno” di cooperare e di “essere alleati” a tutela della nostra sicurezza, e ha rappresentato una minaccia senza precedenti alla resilienza delle nostre società. Una nuova minaccia, che ha ulteriormente rafforzato quanto il vertice di Bruxelles del 2021 ha riconosciuto con chiarezza: la capacità della Natodi proteggere il suo miliardo di cittadini è continuamente messa in discussione, in una sfida costante portata da minacce mutevoli e multiformi, da tutte le direzioni strategiche e in tutte le dimensioni.

La crisi del Covid-19 ha, come è evidente, messo a repentaglio anche le certezze delle economie mondiali, in particolare di quelle liberali, acuendo i nazionalismi e la tendenza ad una progressiva regionalizzazione delle crisi e delle strategie nazionali. Tutto ciò ha rischiato di distoglierci parzialmente dalla prospettiva globale e dall’approccio sinergico e multilaterale con cui il mondo occidentale deve continuare a guardare alle sfide contemporanee, alla sua sicurezza e alla sua prosperità.

La pandemia, al contempo, ci ha costretto a riorientare la percezione della nostra sicurezza, riaccendendo il dibattito sul nostro sistema di relazioni multilaterali e di interdipendenza strategica nell’attuale scenario geopolitico, sempre più complesso, globalizzato e interconnesso. Uno scenario di rinnovata competizione anche militare tra Stati, caratterizzato dalla postura assertiva di alcuni attori internazionali, che si esprime in modo sempre più marcato anche nella dimensione industriale, e con un uso sempre più attivo e penetrante dell’influenza economica e finanziaria da parte dei nostri competitor, per erodere il nostro vantaggio tecnologico

La crisi del Covid-19, in sintesi, ha riacceso l’attenzione sulla necessità, per la nostra Alleanza, di essere più salda, agile e coesa, in grado anche di controllare le tecnologie chiave e le capacità di produzione, comprese quelle militari, e di tutelare la propria autonomia strategica. La nostra presenza qui, oggi, è a mio avviso, un forte segnale di ripresa per la nostra comunità, in quello che è, certamente, un modello di cooperazione e di eccellenza: tutti fattori centrali per la sicurezza e la crescita economica dei nostri Paesi e della nostra Alleanza. Questo evento è il culmine dell’impegno reciproco tra l’Alleanza Atlantica e la sua dimensione industriale a tradurre in indirizzo strategico e visione futura la rafforzata consapevolezza che la Nato sarà sempre più chiamata a preservare il proprio vantaggio tecnologico, per continuare ad essere rilevante e garantire la sicurezza dei propri cittadini. Solo così, infatti, potremo continuare a disporre di capacità militari all’avanguardia e a indirizzare, attraverso momenti come questo, il processo di innovazione. Solo così, le nostre opinioni pubbliche potranno pienamente comprendere l’importanza fondamentale di investire nello sviluppo tecnologico, nelle capacità di difesa e nella Nato per tutelare la propria sovranità, libertà e prosperità.

Permettetemi di esprimere l’orgoglio e la soddisfazione della Difesa italiana e mia personale per il fatto che questo evento, tanto rilevante per il nostro futuro, si svolga in Italia. In primo luogo, per l’importanza fondamentale che l’Italia e il suo Governo attribuiscono al legame transatlantico. Sono convinto e consapevole sostenitore del profondo rapporto che lega l’Italia alla Nato, organizzazione chiamata al difficile compito di adeguarsi ed evolvere per fronteggiare le nuove sfide rimanendo, al contempo, presidio dei valori che difendiamo da 72 anni. Così come sono convinto, per riprendere ciò che ha detto Henry Kissinger in un libro uscito qualche anno fa, che “la Comunità atlantica non può conservare la sua rilevanza semplicemente proiettando in avanti ciò che è stata”.

Al contrario, per potersi adattare al mondo che cambia a grande velocità, è indispensabile tenere alta la consapevolezza dell’importanza del sodalizio transatlantico, mantenendolo al centro di un costruttivo e produttivo dibattito, e interrogandosi costantemente sul suo futuro per evitare il rischio di darlo per scontato e scongiurare i tentativi di altri attori internazionali di dichiararlo superato.Per mantenere il proprio ruolo attivo e consapevole quale strumento di sicurezza e deterrenza collettiva, in uno scenario geostrategico complesso e interconnesso come quello attuale e futuro, è essenziale la coesione dell’Occidente che ha nell’ Alleanza Atlantica la sua massima espressione.

Una prospettiva che è tema centrale anche del NIF2021, chiamato a dare un apporto determinante agli impegni assunti dai capi di Stato e di governo nell’attuazione dell’agenda “Nato 2030” e nella definizione del nuovo concetto strategico di cui l’Alleanza intende dotarsi nel 2022. Soprattutto in alcuni dei suoi temi essenziali: future capacità di deterrenza e difesa; mantenimento del vantaggio tecnologico; necessità di continuare a investire nella NATO quale fattore accelerante dell’innovazione ai fini della difesa collettiva.

Un futuro in cui si deve proiettare anche l’Unione Europea, che deve dare compiuta attuazione allo “strategic compass”, attraverso scelte prima di tutto politiche, coraggiose e all’altezza, e così rilanciare, anche nell’ambito della Difesa, una concreta dimensione di politica industriale, ormai indifferibile, per poter ambire a essere uno strumento di sicurezza globale, pienamente complementare alla Nato. Non è casuale il fatto che entrambe le organizzazioni stiano rivedendo le proprie direttrici strategiche, perché solo nella condivisione di una visione comune e nella continua ricerca di una bilanciata complementarietà può instaurarsi la dialettica costruttiva di cui abbiamo bisogno, per evitare che si tenda alla suddivisione o, ancor peggio, alla “regionalizzazione” dei ruoli, cui ho fatto riferimento in precedenza.

A questo riguardo, l’integrazione della difesa europea, perseguita convintamente dall’Italia, rappresenta la coerente azione di rafforzamento del pilastro europeo dell’Alleanza Atlantica e l’ulteriore consolidamento di un dialogo strategico sui grandi temi globali, assolutamente imprescindibile per mantenere il vantaggio competitivo del mondo occidentale in campo militare, economico, tecnologico, commerciale. Sono, questi, alcuni degli argomenti che ci accingiamo a discutere al NIF2021. Temi fondamentali anche per l’Europa, che ha proprio nel rafforzamento e nell’integrazione della base industriale e tecnologica un punto cardine dello sviluppo della sua Difesa comune.

Il NIF2021 ambisce ad essere l’affermazione di una nuova consapevolezza dell’esigenza di una cooperazione transatlantica incentrata, oltre che sulla fondamentale sintonia politica e culturale, anche sull’avanguardia industriale e tecnologica di fronte alla sfida dirimente dell’innovazione che dovremo raccogliere nel prossimo ventennio. Una sfida che travalica la dimensione prettamente politica e militare, imponendoci di coinvolgere in modo più inclusivo tutte le nostre risorse e capacità – scientifiche, economiche e industriali. Tuttavia, e lo affermo con consapevole senso di responsabilità, una sfida che troverà sempre nelle Difese, e nelle correlate agende politiche delle nazioni e delle organizzazioni di riferimento, un fondamentale e centrale elemento abilitante.

A questo riguardo, e torno all’importanza del ruolo dell’Italia come host nation di questo evento, è certo e convinto il contributo che il mio Paese saprà dare alla Nato nelle sfide che l’attendono. Questo forum ha l’obiettivo di incentivare i leader politici, militari e industriali dei nostri Paesi e delle principali organizzazioni multinazionali, oggi rappresentati ai massimi livelli, a interrogarsi sulle future esigenze capacitive dell’Alleanza, per definire le necessarie linee di sviluppo industriale, da perseguire attraverso un reale partenariato tra la Nato e l’industria. Sono, questi, gli stessi principi su cui si basa la mia recente Direttiva per la politica industriale della Difesa, indirizzo strategico con cui la Difesa italiana, con tutte le istituzioni governative, intende raccordarsi con l’industria dell’aerospazio, difesa e sicurezza, la comunità scientifica e l’intera filiera dell’innovazione, in una visione prospettica volta a garantire all’Italia la sovranità tecnologica di cui deve disporre per la proprie esigenza di sicurezza e per presentarsi come partner strategico sul piano internazionale.

Sono concetti che trovano nella dimensione multinazionale della cooperazione governativa e industriale il loro naturale strumento di realizzazione, soprattutto nel contesto transatlantico. L’Italia è impegnata a promuovere lo sviluppo tecnologico e la competitività necessarie per continuare a partecipare attivamente ai programmi più avanzati ed innovativi, promossi con i nostri alleati e amici. Penso alle importanti cooperazioni industriali instaurate dalle società italiane che operano a livello globale, come Leonardo, Fincantieri, Iveco, MBDA Italia, Elettronica, Beretta con i principali campioni europei, statunitensi e britannici. Attività che hanno visto il coinvolgimento di numerose PMI e di importanti realtà di eccellenza che hanno potuto espandere il proprio campo di azione in ambito europeo ma anche negli Stati Uniti.

Il governo e il Parlamento italiani guardando all’impegno assunto nel burden sharing hanno scelto, nonostante la crisi, di aumentare il budget della Difesa per l’anno in corso e per i prossimi, con l’obiettivo di stabilizzare il trend di crescita con investimenti certi e duraturi in innovazione, sviluppo e cooperazione industriale. Esempi importanti che mi spingono ad affermare che il mio Paese è in grado di svolgere un ruolo di “ponte” tra l’Europa e gli Stati Uniti, per generare collaborazioni più ampie e trasversali, a beneficio della crescita complessiva del sistema industriale su cui oggi Nato e Ue possono e devono fare affidamento. Sono i presupposti con cui l’Italia guarda alle potenzialità di questa edizione del NIF. Solo sviluppando una fattiva sinergia sarà possibile assicurare un efficace supporto istituzionale alla ricerca e al consolidamento delle collaborazioni multinazionali per il sostenibile perseguimento degli obiettivi dell’Alleanza.

L’industria dell’aerospazio e difesa è una della più dinamiche e competitive realtà per la comunità transatlantica, incubatore di ricerca, sviluppo e innovazione tecnologica, in grado di coniugare essenziali aspetti di sicurezza internazionale con una dimensione industriale che rappresenta anche un moltiplicatore di investimenti, fattore trainante delle prospettive di rilancio economico, soprattutto in frangenti di crisi come l’attuale.

Dobbiamo interpretare i temi della sicurezza e della difesa nella prospettiva della sempre più stretta interconnessione tra le capacità militari del futuro, integrate in ottica multi-dominio e multi missione, con le tecnologie emergenti e disruptive, quali il combat cloud, l’intelligenza artificiale, i sistemi autonomi. Ritengo che il NIF, che ci darà modo di confrontarci su queste nuove frontiere tecnologiche dell’era digitale, debba darsi l’obiettivo primario di valorizzare e rilanciare l’effetto trainante che il mondo militare può e deve avere su questi temi. Contemporaneamente dobbiamo anche riflettere con consapevolezza sul fatto che tali frontiere innovative non sono più nell’esclusivo appannaggio e controllo del mondo occidentale, il che ci rende più vulnerabili rispetto ai nostri competitori, che stanno sviluppando una importante e penetrante iniziativa tecnologica avanzata.

Si tratta di una questione complessa, soprattutto in termini di consapevolezza collettiva, e resa difficile dal quadro degli ingenti investimenti necessari e dagli impatti dell’emergenza sanitaria che stiamo ancora superando. Le gravi conseguenze economiche e sociali della pandemia, infatti, richiedono uno sforzo maggiore per rendere comprensibili agli occhi di molti nostri concittadini, le esigenze di modernizzazione in campo militare. Occorre uno sforzo convinto e corale di governi e Parlamenti, affinché la pubblica opinione dei nostri Paesi possa chiaramente intendere come questa modernizzazione sia essenziale non solo per la salvaguardia della sovranità e della sicurezza della nostra collettività, ma anche per la sua ripresa economica.

Anche in questo, le sinergie che il NIF2021 persegue potranno contribuire a sensibilizzare sul ruolo che la Nato riveste per i nostri Paesi, quale inscindibile connubio di istituzioni e competenze industriali, e sul suo “valore”, piuttosto che sui suoi costi. Elementi questi essenziali affinché si possano creare, anche attraverso una sempre maggiore interdipendenza strategica con l’Europa, le sinergie necessarie per consentire all’occidente di restare leader nelle sfide geopolitiche che abbiamo di fronte.

Il futuro della nostra superiorità industriale e militare dipenderà dalla volontà politica di perseguire l’innovazione attraverso la concentrazione sinergica degli investimenti in programmi ad alto contenuto tecnologico e forme di procurement cooperativo efficaci. Vale ovviamente anche il viceversa. Mi rivolgo ai rappresentanti dell’industria presenti in gran numero oggi: la Nato deve poter contare sulla sempre maggiore vocazione dell’imprenditorialità civile all’innovazione e alla ricerca. Mondo industriale che quindi deve farsi parte attiva in questa collaborazione, per sviluppare certamente capacità militari all’avanguardia ma anche per valorizzarne il contenuto di alto valore tecnologico, utilizzabile sicuramente anche per applicazioni civili. Ιnsieme dobbiamo tendere ad ottimizzare gli investimenti e, soprattutto, dobbiamo prevenire il rischio di dispersione del know how verso interessi antagonisti.

L’innovazione tecnologica ci offre, infatti, anche altre grandi opportunità: la sempre maggiore integrazione tra tecnologie militari e civili ci richiede di rimuovere ogni distinzione concettuale, finanziaria e programmatica tra i due settori, tra la grande industria dell’aerospazio e difesa e le start up del mondo privato. A questo riguardo, l’Italia ha accolto in piena sintonia di visione strategica le recenti iniziative intraprese nell’ambito di Diana (Defence Innovation Accelerator for the North Atlantic), volte ad accrescere la comune consapevolezza del potenziale anche militare delle tecnologie emergenti e ad agevolarne l’ingresso nel settore della Difesa.

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