“Non possiamo limitare il cambiamento politico in Polonia solo al rovesciamento di Kaczyński”, spiega il sociologo e deputato di Lewica. “Le nuove generazioni vogliono incidere, definire la realtà polacca e avere più libertà nella sfera individuale e collettiva”
Mentre il governo italiano e quello tedesco premono indirettamente per un rallentamento nell’approvazione di nuove sanzioni alla Bielorussia per la crisi migratorio al confine con la Polonia, non senza provocare la rabbia di Varsavia e degli altri Stati baltici, l’obiettivo polacco sembra chiaro: estendere la propria influenza su Minsk, nel tentativo di sottrarla all’egemonia di Mosca con il decisivo sostegno di Washington. Invece, l’intento del Cremlino si esplicherebbe nel frenare l’ascendente baltico sulla Bielorussia, nel migliorare i rapporti con gli europei occidentali, appellandosi alla tutela dei diritti umani e scongiurando l’intervento statunitense.
Dunque, nonostante la vocazione imperialistica che accomuna Turchia e Russia, rendendoli ontologicamente antagonisti, entrambe stipulano un accordo: Vladimir Putin concede il via libera a Recep Tayyip Erdogan per le operazioni in Siria e il dittatore turco sostiene Mosca nella partita bielorussa.
Ne parliamo con Maciej Gdula, sociologo e deputato di Lewica (tradotto: Sinistra), formazione socialdemocratica ed europeista, al Sejm polacco.
Professor Gdula, crede alla narrazione secondo la quale i migranti mediorientali, che attualmente stazionano al confine, siano stati trasportati tramite un accordo tra Ankara e Mosca?
“La prospettiva polacca sul conflitto in corso è chiara. Noi sosteniamo la società bielorussa nelle sue aspirazioni e rivendicazioni democratiche, emerse durante le ultime elezioni contaminate da numerosi brogli. Non è una questione di influenza polacca sulla Bielorussia. È una lotta della nazione bielorussa per determinare il suo futuro. Aleksandr Lukashenko intende governare il proprio Paese contro la volontà popolare. Semplice: poiché gli manca il supporto interno ed esterno, ha organizzato un’operazione al confine. Il coinvolgimento della Turchia in tale operazione è abbastanza ovvio. La maggior parte dei migranti è stata portata a Minsk a bordo di aerei turchi. Si può parlare di una collaborazione diretta tra Ankara e Mosca? Sarei molto stupito se Putin non approvasse le mosse più importanti di Lukashenko”.
Al di là dell’imbarazzo tedesco nel prendere posizione in questo scenario, ricordiamo che la Polonia è uno Stato membro dell’Unione europea e un affidabile alleato atlantico. In un suo recente articolo, pubblicato su Krytyka Polityczna, lei critica la politica estera promossa dal PiS etichettandola come fallimentare. Malgrado la richiesta di solidarietà e supporto lanciata da Mateusz Morawiecki ai media europei; malgrado i suoi tour domenicali per Riga, Tallinn, Vilnus e Krynki, il premier non riesce a salvaguardare i fondi del Piano di ricostruzione nazionale, anzi legittima Lukashenko e Putin come interlocutori delle istituzioni europee. Tuttavia, gli Stati Uniti sposano la linea e le ragioni polacche, rimarcano il rapporto privilegiato con Varsavia e utilizzano come arma di ricatto il Nord Stream 2.
Lewica non dovrebbe difendere l’interesse nazionale dai nemici limitrofi e dalle minacce provenienti da Oriente? Voi come avreste affrontato il fenomeno migratorio?
“Apprezzo tutti i gesti di solidarietà verso la Polonia provenienti dall’Unione europea, dalla Germania, dalla Francia, dagli Stati Uniti e da altri Paesi. Dovremmo affrontarlo: il confine dell’Unione europea è sotto pressione e noi tutti come europei e occidentali siamo messi alla prova. La mia critica alla politica estera del governo polacco riguarda la mancanza di una rapida e profonda internazionalizzazione della crisi. Invece, l’esecutivo ha scelto di mobilitare le forze interne per rendere immuni i confini. La posta in gioco era mostrare a Lukashenko che non può ricattarci, ma dall’altra parte la Polonia voleva mostrare all’Unione europea che ha bisogno di noi e che dovrebbe andarci piano su alcune questioni come lo stato di diritto. A mio parere, questa strategia era sbagliata e non ha avuto successo. Se collaboriamo più velocemente per bloccare i voli per Minsk dal Medio Oriente, se cooperiamo nel trattare umanamente i migranti, se ingaggiamo le forze internazionali al confine, compresa Frontex, il colloquio telefonico tra Angela Merkel e Lukashenko non sarebbe necessario. Ora ha ottenuto esattamente ciò che voleva: il riconoscimento come partner nelle relazioni internazionali. È un fallimento per la Polonia ma anche per l’Unione europea”.
Spostiamoci sul piano interno: la Camera disciplinare è ancora in funzione, il ministro della Giustizia Zbigniew Ziobro si ostina a promuovere la riforma giudiziaria come la fine di una solidarietà di casta, di un sistema inefficiente. Come uscire dallo stallo con l’Unione europea e come coniugare la sovranità nazionale con il rispetto delle direttive europee?
“Il problema dello stato di diritto è una palla al piede per il governo. Durante sua visita a Bruxelles, come confermano fonti autorevoli, Morawiecki ha accettato di cancellare la Camera disciplinare e di sospendere i giudici. Subito dopo il suo rientro in Polonia, questo accordo è stato minato da Ziobro. Ora l’alternativa di fronte a Kaczyński è piuttosto impegnativa: rischiare la fine della coalizione con Ziobro o rischiare di non ottenere i soldi dal piano di risanamento. Probabilmente, una parte dell’elettorato abbraccia l’antieuropeismo del PiS, ma contemporaneamente considera coloro che si dimostrano incapaci di intercettare i fondi Ue come una manica di perdenti. È uno degli enigmi che Kaczyński sta affrontando in questo momento”.
Lo strajk kobiet (sciopero delle donne) ha ancora presa nella coscienza collettiva del Paese?
“Lo strajk kobiet è stata un’enorme mobilitazione contro un abuso di potere che minaccia la libertà dei soggetti in questione. Per molti giovani è stata un’esperienza che ha definito la propria identità politica e il proprio immaginario. Credo nell’influenza a lungo termine del movimento sulla vita politica in Polonia poiché le persone che bloccano le strade, si scontrano con la polizia, urlano furiosamente, rimarranno progressiste e non si accontenteranno di una riforma superficiale sui diritti delle donne dopo la caduta di Kaczyński. D’altra parte, bisogna ammettere che lo strajk kobiet è ormai meno presente nel dibattito e nella vita pubblica. Forse questo è il destino di ogni mobilitazione contro il potere oggigiorno. È difficile coinvolgere le persone a lungo termine e generalizzare il tema della protesta (qui il diritto in materia di aborto) in un progetto più ampio di cambiamento sociale”.
Crede plausibile la possibilità del voto anticipato? In che condizioni arriverà la coalizione della Destra Unita?
“Nel 2021 lo spazio di manovra di Kaczyński si è vorticosamente ridotto. Ha perso il sostegno di Jarosław Gowin, il suo ex vice premier. È riuscito a mantenere la maggioranza in parlamento ma a caro prezzo e collabora con persone dalla discussa reputazione. La scorsa settimana i media hanno scoperto che uno di loro, Łukasz Mejza, ministro dello Sport, vendeva false terapie alle famiglie di bambini con malattie gravi come la mucoviscidosi. Quando aggiungiamo a tutto questo, il ricatto di Ziobro sul sistema giudiziario e sui fondi europei, oltre ai crescenti problemi nell’economia reale (inflazione), comprendiamo che il voto anticipato è un’ipotesi sempre più probabile. D’altro canto, se Kaczyński perde il potere, sa che questa è l’ultima volta che può averlo; quindi, cercherà in tutti i modi mantenerlo, anche quando il suo partito perderà percentuali nei sondaggi o la maggioranza in parlamento”.
Quali sono le priorità di Lewica nella ricostruzione post-Covid? Qual è la sua opinione in merito al ritorno di Donald Tusk sulla scena politica nazionale? Troppo presto per pensare a un’alleanza con i centristi di Piattaforma Civica?
“Per Lewica tra i temi più importanti legati alla ricostruzione post-Covid c’è la distensione dei rapporti tra la Polonia e l’Unione europea, il ripristino dello stato di diritto e la gestione del Recovery Fund. Internamente l’obiettivo è investire nei servizi pubblici, in particolare nel sistema sanitario e nell’istruzione. A questo proposito c’è una specifica per la cooperazione tra le principali forze di opposizione. Ciò che rende unica la posizione della sinistra tra i partiti di opposizione è la volontà di operare il cambiamento più profondo nella sfera dei diritti umani (aborto e diritti Lgbt) e dei rapporti tra Stato e Chiesa. Non possiamo limitare il cambiamento politico in Polonia solo al rovesciamento di Kaczyński. Le nuove generazioni vogliono incidere, definire la realtà polacca e avere più libertà nella sfera individuale e collettiva”.