Secondo l’autorevole rivista statunitense, l’Italia è diventata uno dei principali alleati dell’America. La posizione geografica, gli investimenti sul fronte della Difesa e le convergenze delle rispettive politiche estere si sommano all’aspetto più rilevante: la condivisione di valori democratici. E Draghi ha dato ulteriore slancio…
“L’Italia sta diventando più importante per la sicurezza degli Stati Uniti”. Titola così, su Forbes, Loren Thompson, esperto statunitense di sicurezza nazionale, sviscerando le cinque ragioni per cui la Penisola ha acquisito (e acquisirà) maggiore rilevanza per la Difesa nazionale Usa e per l’Alleanza Atlantica.
CAMBIANO LE RELAZIONI NELLA NATO
Le relazioni all’interno della Nato stanno cambiando, a detta di Thompson. L’attuale evoluzione in seno all’Alleanza atlantica renderà i maggiori membri europei “meno utili come partner regionali”. Nell’affermare questo fa una rapida panoramica dei principali attori dell’area geografica europea, affermando che “la Gran Bretagna si sta ritirando dal continente. La Francia sta chiedendo accordi di sicurezza alternativi. La Germania mostra un’ambivalenza sulla spesa militare […] e la Turchia ha ampiamente perso il suo status di ancora del fianco meridionale dell’Alleanza”, questo anche per l’espulsione turca dal programma degli F-35. In tale scenario europeo l’Italia riesce a distinguersi come Paese “affidabile nell’alleanza occidentale e nella democrazia”, mentre parallelamente l’economia nazionale “cresce più velocemente di quella della Germania” ed è “una delle più avanzate del mondo”. L’autore evidenzia poi “l’affinità culturale” tra Usa e Italia, come dimostra la corsa alla presidenza di almeno due italo-americani alle prossime elezioni statunitensi del 2024.
UNA GEOGRAFIA STRATEGICA
Seconda ragione: la posizione geografica dell’Italia è adatta alle esigenze dell’Alleanza. Infatti, “le circostanze geografiche dell’Italia sono ideali per plasmare le condizioni di sicurezza del Mar Mediterraneo”, ha scritto Thompson. Anche la base di Sigonella, “quasi esattamente equidistante da Beirut e Gibilterra alle estremità opposte del mare”, a detta dell’autore gioca un ruolo-chiave dal punto di vista geografico. La base siciliana, in cui sono dispiegati aerei di sorveglianza a lungo raggio, risulta strategica proprio per via della sua posizione centrale nel Mediterraneo. Mentre nel nord Italia, “gli F-35 che vi stazionano sono a portata di tiro senza rifornimento del confine della Polonia con la Bielorussia”. Oltre a questo, l’autore sottolinea la rilevanza di due basi nel nord in cui sono immagazzinate armi nucleari tattiche per conto della Nato, poiché “costituiscono una potente componente del deterrente dell’alleanza contro l’aggressione russa”.
POLITICHE ESTERE COMPLEMENTARI
Terza ragione: complementarità tra la politica estera di Roma e quella di Washington. “L’Italia sostiene costantemente le imprese dell’Alleanza, avendo contribuito a più di due dozzine di operazioni di mantenimento della pace e altri sforzi di stabilizzazione”, ha affermato Thompson. La partecipazione attiva di Roma è a 360 gradi, dalla prima fase di invio di truppe in Afghanistan alla partecipazione alle organizzazioni multilaterali (Onu, G7, Organizzazione mondiale del commercio). Il nuovo governo Draghi ha inoltre dato ulteriore slancio, dal momento che “ha mostrato un interesse a essere più coinvolto nell’allineamento quadrilaterale di America, Australia, India e Giappone, istituito per contrastare le ambizioni cinesi in Asia”, prosegue Thompson. In parallelo, l’ex presidente Bce ha “preso le distanze da Pechino e ha mostrato grande interesse a sviluppare legami più stretti con Nuova Delhi, sottolineando la preferenza del suo paese per i partner democratici”.
BUONI INVESTIMENTI NEL SETTORE MILITARE
Quarta ragione: il settore militare italiano sta facendo i giusti investimenti. Dall’abolizione della coscrizione obbligatoria nel 2004 con la legge Martino, oggi l’Italia conta “un esercito altamente professionale di 371mila combattenti divisi equamente tra servizio attivo e personale paramilitare”, ha riportato Thompson, sottolineando in seguito come la Marina italiana sia secondo lui la forza dominante nel Mediterraneo. A conferma di questo ruolo di primo piano, Thompson cita il fatto che “una versione della fregata italiana è stata adottata dalla Marina degli Stati Uniti e viene costruita dalla ditta Fincantieri nel Wisconsin”. Ruolo di primo piano anche sul fronte aeronautico: l’Italia non solo è partner-chiave nel programma degli F-35, fornendo “parti critiche e assemblaggi […] ed è uno dei pochi partner che può assemblare l’intero aereo”. A questo si aggiunge il contributo di Roma nell’impiegare il Boeing 767 per il rifornimento aereo e il Lockheed Martin C-130J per il trasporto. Secondo Thompson l’Italia “sta sfruttando il suo limitato budget militare per acquistare armi avanzate degli Stati Uniti”, grazie anche alla sofisticata base industriale della Difesa che vede attori come Fincantieri e Leonardo.
FIDUCIA RECIPROCA
Quinta ragione: “le élite politiche di Roma e Washington si fidano l’una dell’altra”. A ciò si aggiunge il fatto che oggi sia “più facile apprezzare il curriculum dell’Italia come nazione pro-democratica e filo-americana”, il che si riscontra ad esempio nell’influenza italiana in Usa nel secondo dopoguerra. Ciò che lega Roma a Washington non pare essere solo una comunanza di interessi. Vi è, conclude Thompson, “componente emotiva nella partnership strategica italo-statunitense che deriva dal fatto che la gente di entrambe le nazioni crede di possedere valori simili e di condividere un patrimonio comune”.