C’è una parte di Renew favorevole all’ingresso del Movimento perché “è diventato rispettabile e per il 2024 è fondamentale essere presenti in Italia”, dice una fonte al “Foglio”. Un messaggio a Italia Viva e a Conte che parla anche con il Pse
Al Parlamento europeo il gruppo di Renew Europe, formazione nata dopo l’adesione di Emmanuel Macron all’Alde, continua a crescere. L’ultimo ingresso è quello di Róża Thun, in uscita dal Partito popolare europeo e accolta dal presidente di Renew, il francese Stéphane Séjourné, con tanto di conferenza stampa per l’annuncio ufficiale.
Un incontro con la stampa che si tiene nelle ore in cui Matteo Renzi, ex presidente del Consiglio e leader di Italia Viva, è a Bruxelles per partecipare a riunione del gruppo di Renew.
Racconta Il Foglio qualcosa che “a Renzi non farà piacere sapere”. Secondo una fonte del quotidiano diretto da Claudio Cerasa, “una parte dei liberali continua a corteggiare i deputati europei del Movimento 5 Stelle”. “Una parte di Renew è favorevole” all’ingresso del Movimento perché “è diventato rispettabile e per 2024 è fondamentale essere presenti in Italia”.
Dichiarazioni che lasciano intendere due cose.
La prima: i macroniani europei non sembrano riporre molta fiducia nel partito di Renzi, che secondo l’ultimo sondaggio di Ixè è sotto il 2%.
La seconda: la porta di Renew al Movimento 5 Stelle, che a quella porta aveva già bussato in passato, non è del tutto chiusa. La questione “gilet gialli” del 2019 sembra essere uno sbiadito ricordo. Luigi Di Maio, che allora era vicepresidente del Consiglio del governo gialloverde e che su Il Blog delle Stelle scriveva “Gilet gialli, non mollate!”, ammette l’errore nella sua autobiografia “Un amore chiamato politica” (Piemme). E un altro pentastellato, Vincenzo Spadafora, che a inizio 2019 era sottosegretario a Palazzo Chigi con delega ai Giovani e alle Pari Opportunità e oggi è deputato semplice, in un altro libro, sempre un’autobiografia, “Senza riserve” (Solferino), racconta di aver sconsigliato quell’incontro: “L’ansia di prestazione e la volontà di non rinnegare il passato movimentista portarono Luigi a un gesto sconsiderato: andare a incontrare i Gilet gialli”.
Nei giorni scorsi Repubblica ha raccontato di un pranzo tra Enrico Letta, segretario del Partito democratico, e Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle. Piatto forte: l’ipotesi di un ingresso dei pentastellati nella famiglia socialista europea. Ci sono due problemi però, osservava il quotidiano diretto da Maurizio Molinari. Primo: il rischio di perdere la vicepresidenza del Parlamento europeo di Fabio Massimo Castaldo, la cui poltrona in quota “non iscritti” rischia di essere assegnata ad altre forze politiche. Secondo: Conte non vuole regalare alla minoranza interna argomenti per contestare il passo verso il centrosinistra.
Non c’è due senza tre. Macroniani, socialisti e… verdi. Infatti, per il Movimento 5 Stelle non sembra chiusa del tutto neppure la porta dei Verdi, che un anno fa hanno accolto “per acclamazione” gli ex pentastellati Ignazio Corrao, Eleonora Evi, Rosa D’Amato e Piernicola Pedicini. Anche in questo caso i rischi sono due: quello legato alla vicepresidenza e una certa resistenza dei Verdi a tradizione tedesca ad accettare il simbolo del Movimento 5 Stelle.
La corsa sembra ancora lunga. E la partita interna del Quirinale potrebbe avere impatti imprevedibili.