L’autonomia strategica Ue “non può essere considerata un’alternativa alla Nato”, dice la leader di FdI. Mentre il segretario della Lega prepara un gruppo con Le Pen e Orbán
L’autonomia strategica dell’Unione europea “non può essere considerata un’alternativa alla Nato ma un elemento che deve rafforzarne l’alleanza”. Sono molto atlantiste, e anche in un certo senso europeiste, le parole pronunciate da Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia e dei Conservatori e riformisti europei, in un videomessaggio inviato all’incontro “Countering China’s influence in Europe and Italy”, una due giorni di lavori organizzata da Fondazione Farefuturo, International Republican Institute e Comitato Atlantico Italiano.
“Penso sia chiaro a tutti”, ha continuato, “come oggi non si discuta di un esercito europeo ma di una difesa europea, anzi di una difesa degli europei. La visione di chi come noi ha sempre creduto nell’Europa delle patrie”. Poi Meloni si è soffermata anche sulla situazione in Libia e sulla “necessità di un impegno sistemico europeo, e quindi atlantico, nel Mediterraneo allargato”. È proprio in quest’area che si misura la capacità dell’Unione di sviluppare davvero un’autonomia strategica. Se esiste veramente, il primo colpo deve essere battuto in Libia”, ha detto. E ancora: “L’alleanza atlantica in divenire dovrà vederci protagonisti a presidiare con altre forze europee, in nome e per conto della comune alleanza, il teatro vasto, complesso e importante del Mediterraneo allargato”.
Parole che suonano piuttosto simili a quelle utilizzate dal governo guidato da Mario Draghi, la cui linea, sul rapporto tra Unione europea e Nato, quella della piena sinergia, evitando duplicazioni e sovrapposizioni, sembra aver avuto la meglio sin dall’avvio del dibattito a Bruxelles, come sottolineato su Formiche.net.
E che Adolfo Urso, senatore di Fratelli d’Italia e presidente del Copasir, ha rafforzato parlando della competizione con la Cina che va affrontare dall’Occidente unito. “È paradossale che la Cina sia il Paese più ostacola, o meglio, che meno si impegna nella transizione ecologica”, ma al contempo “avendo quasi raggiunto il monopolio delle materie prime e realizzando tecnologia, pensiamo alla realizzazione dei pannelli solari, è quella che più ci guadagna nell’impegno che l’Occidente deve assolutamente mettere per la transizione ecologica”. Per “contrastare l’egemonia futura, o potenziale egemonia, della Cina, noi europei dobbiamo contrastare influenza sui media”, ha aggiunto.
La due giorni di lavori è un’ulteriore e qualificante espressione del partenariato avviato nei mesi scorsi dall’International Republican Institute (organizzazione statunitense indipendente ma vicina, non organica, al Partito repubblicano) con Farefuturo. Tra gli ospiti ci sono anche altri due membri del Copasir, Enrico Borghi, che è anche responsabilità della sicurezza del Partito democratico, e Elio Vito di Forza Italia.
Non è passata inosservata l’assenza di esponenti della Lega. Tanto che Fabio Martini sul quotidiano La Stampa ha spiegato come, mentre Matteo Salvini “si colloca” in “un nuovo gruppo europeo” con Marine Le Pen e a Viktor Orbán, Meloni “sceglie definitivamente il profilo di una destra di governo conservatrice e nettamente atlantica”.
Raccontando l’evento, Martini scrive: “Apre i lavori Giorgia Meloni”, che a febbraio è entrata nell’Aspen Institute Italia, “e nel panel non manca un esponente dei Tories inglesi, a conferma di quell’asse atlantico che la leader di Fratelli d’Italia ha avviato con i suoi viaggi a Washington. Una rete che Meloni ha potuto intessere in quanto presidente dell’Ecr, il Partito Conservatore Europeo, che però ha la propria colonna nel Pis, il partito del premier polacco Mateusz Morawiecki e di Jaraslaw Kaczynski”. Ma proprio il Pis ha promosso un incontro a inizio dicembre a Varsavia che sembra preludere al trasferimento dei polacchi in un nuovo gruppo parlamentare europeo con Le Pen, Salvini e Orbán. E così, in caso di nascita di questa nuova formazione a cui Fratelli d’Italia non guarda con simpatia, come spiegato Raffaele Fitto, co-presidente dell’Ecr, “i profili internazionali dei due leader del centrodestra sarebbero segnati come mai prima: Meloni l’atlantica e Salvini il sovranista”.
Il centrodestra diviso. Lo scrive Martini, trascurando però l’ala della Lega che guarda al vicesegretario Giancarlo Giorgetti. Sembrano auspicarlo centrosinistra e Movimento 5 Stelle, soprattutto in vista della partita del Quirinale.