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La prima multa americana per violazione del ban su Huawei

Un’azienda della Pennsylvania si è accordata con il dipartimento del Commercio per una multa di 80.000 dollari per quattro spedizioni non autorizzate. Un segnale di Biden a Pechino

È SP Industries di Warminster, in Pennsylvania, la prima azienda statunitense sanzionata per violare del divieto all’esportazione verso il colosso cinese delle telecomunicazioni Huawei. Il Bureau dell’Industria e della sicurezza del dipartimento del Commercio di Washington ieri ha annunciato un accordo amministrativo con la società che prevede, tra le altre cose, il pagamento di una multa di 80.000 dollari.

LE VIOLAZIONI

Il dipartimento del Commercio ha spiegato in una nota che SP Industries ha commesso quattro violazioni delle Export Administration Regulations esportando prodotti, con quattro spedizioni diverse tra il 28 maggio e il 2 agosto 2019, a Huawei e a due sue controllate, Huawei Device e HiSilicon Technologies senza le necessarie licenze del Bureau. Le aziende cinesi sono nella Entity List, la lista nera del dipartimento, dal maggio 2019. “SP Industries ha cooperato pienamente all’indagine condotta dal Field Office di New York, autodenunciando volontariamente due delle presunte violazioni”, recita il comunicato.

OCCHI APERTI

“Huawei continua a rappresentare una minaccia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e gli interessi di politica estera”, ha dichiarato Kevin J. Kurland, vice assistente segretario al dipartimento del Commercio. I suoi agenti “indagheranno in modo aggressivo sulle violazioni delle esportazioni quando Huawei o una qualsiasi delle sue controllate sulla Entity List sono parte di un’operazione di esportazione”, ha aggiunto. “Allo stesso tempo, quando le aziende accettano di cooperare con [il Bureau] in un’indagine, anche attraverso l’autodenuncia di informazioni, prenderemo in considerazione tali attività nelle nostre decisioni sulle sanzioni, che in questo caso, includono anche le verifiche del programma di conformità di SP Industries per prevenire future violazioni”. Infatti, spiega ancora la nota, “SP Industries ha istituito nuove procedure di screening e conformità per tutti gli ordini” accettando inoltre di condurre due audit del suo sistema di conformità nei prossimi due anni.

LE LICENZE OTTENUTE

Nelle scorse settimane l’agenzia Reuters aveva rivelato che dal novembre 2020 all’aprile 2021, i fornitori statunitensi hanno ricevuto 113 licenze di esportazione del valore di 61 miliardi di dollari per vendite a Huawei e 188 licenze del valore di 42 miliardi di dollari per Smic, azienda di semiconduttori cinese. Numeri, hanno spiegato alcuni esperti al South China Morning Post, che sembrano dimostrare le difficoltà di un decoupling sinoamericano e confermare che le aziende statunitensi non sono pronte a rinunciare al mercato cinese, specie in una fase di carenza globale di semiconduttori.

LA SITUAZIONE DI HUAWEI

Ma la morsa statunitense ordinata dall’ex presidente Donald Trump non sembra destinata ad allentarsi con Joe Biden. E la recente mossa del dipartimento del Commercio sembra confermarlo. Così Huawei, che ha recentemente dichiarato un calo nelle entrate nel terzo trimestre del 38%, sta pensando allo spezzatino. Prima è toccato agli smartphone targati Honor, ora potrebbe essere il turno della divisione server. L’obiettivo è cedere pezzi del gruppo per aggirare i vincoli americani. Ma i repubblicani sono già in pressing sull’amministrazione, come raccontato nei giorni scorsi su Formiche.net.


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