Il mercato dei farmaci biosimilari è fortemente in crescita. Necessita però di maggiore attenzione da parte delle Istituzioni e di alcuni cambiamenti culturali, procedurali e normativi. Queste le richieste di Egualia durante la presentazione del Rapporto Nomisma 2021
Martedì 16 novembre, nella cornice di Palazzo Falletti, a Roma, ha avuto luogo la presentazione dell’Osservatorio Nomisma sul Sistema dei farmaci generici in Italia. Ospiti Giovanni Tria (Consigliere del ministro dello Sviluppo economico), Massimiliano Rocchi (vicepresidente di Egualia), Alessandro Arpino (vicepresidente di Sifo), Salvatore Torrisi (presidente di Fare). L’incontro ha visto anche la presenza di Michele Uda (direttore generale di Egualia) ed è introdotto e moderato dalla giornalista Barbara Gobbi (Sanità 24 – Il Sole 24 Ore).
La prima parte della mattinata è stata dedicata alla presentazione del rapporto Nomisma, a cura di Luca Poma (capo economista Nomisma). Gli elementi più rilevanti del rapporto riguardano la rilevanza economica dell’industria farmaceutica italiana, in termini di occupazione, fatturato/produzione ed esportazione, rilevando pure che nell’ultimo anno i farmaci generici hanno conosciuto un incremento maggiore rispetto a quelli non-generici. La produzione italiana dei biosimilari è prima in Europa per numero d’imprese e registra quindi, nell’ultimo anno, un andamento sostanzialmente positivo. Tra le riflessioni di Poma merita un’attenzione particolare quella sul rapporto tra concorrenza e innovazione, nella quale si delinea un’alternativa efficace alla competitività incentrata sulla riduzione dei prezzi, che ha lo svantaggio di ridurre, insieme ai prezzi, anche il valore marginale del prodotto, e quindi – paradosso che finalmente si sta definendo in modo sempre più chiaro- tende ad innescare un aumento complessivo dei costi delle patologie.
L’errata stima dei fabbisogni, a livello centrale e regionale, rappresenta un altro elemento di criticità da superare perché la competizione sia garantita, agevolata e opportunamente governata, assicurando un miglioramento generale e incrementale sulla catena del valore del farmaco. La proposta di Nomisma per la stima dei fabbisogni è quella di creare un algoritmo ad hoc, che possa raccogliere anche e soprattutto i dati periferici, spesso ignorati o integrati nelle analisi in modo parziale. Altri punti toccati da Poma sono i problemi legati alla scarsità delle materie prime – problema strutturale e non congiunturale, che richiede un intervento politico europeo atto a rinforzare le catene di approvvigionamento; il problema delle fusioni e delle acquisizioni, che trasforma continuamente la fisionomia degli attori economici principali; e quindi il tema del reshoring e dei nuovi impianti di produzione, che si lega, trasversalmente, a quello dei principi attivi.
La sintesi di Nomisma è che nell’era della catena del valore globale (un tema poi ripreso e approfondito da Giovanni Tria nel suo intervento), occorre sviluppare delle strategie atte ad alleggerire gli adempimenti amministrativi, pensando ad un fast track amministrativo (nel rispetto degli standard di qualità e sicurezza) che si traduca infine in azioni di supporto alle imprese. Al momento, salvaguardare la catena del valore dei farmaci biosimilari richiede tre azioni precise e immediate: l’estensione della durata del Temorary Framework Europeo oltre il 31 dicembre; la rimozione del limite degli aiuti oggi erogabili solo per i prodotti anti-Covid; l’aggiunta di incentivi fiscali e di altra natura per stimolare nuovi insediamenti produttivi.
Tria, a partire proprio dall’intervento di Poma, offre poi una riflessione sul valore della farmaceutica in Italia, affermando che si tratta di un settore che afferisce alla sicurezza nazionale, e richiede delle azioni certamente molto specifiche, senza dubbio finalizzate al rafforzamento dell’intera catena produttiva, dalla ricerca e fino alla commercializzazione del prodotto. Ne va della competitività dell’Italia in un mercato globale, dice Tria, nel quale però, per quanto riguarda la Sanità e la farmaceutica, non valgono solo le categorie generali della domanda e dell’offerta. L’auspicio di Tria è che l’Europa intera si muova verso una politica di reshoring intelligente e concretizzabile, a partire da una strategia economica condivisa che si poggi su regole chiare, nuove, adatte sia alle esigenze dei produttori sia a quelle dei beneficiari.
Il direttore di Egualia, Uda, ha evidenziato da parte sua la difficoltà/impossibilità di ricreare l’intera filiera della produzione in Europa, e il bisogno di puntare quindi sul supporto dell’attività sia produttiva sia distributiva, operando una seria e serena ridefinizione delle policies sulla definizione del prezzo, e considerando attentamente il tema della sostenibilità del farmaco biosimilare (sia per l’industria, sia per l’acquirente pubblico). Da parte sua Tria ha ribadito le difficoltà di organizzare una seria strategia per l’economia farmaceutica in Italia, mancando un ente di riferimento specifico, ma, allo stesso tempo, a causa anche della rigidità dei sistemi di regolamentazione.
L’invito di Tria alle case farmaceutiche è quello di continuare a proporre ai diversi ministeri o enti con cui si interfacciano (l’Aifa in primis) le modifiche che appaiono più urgenti in questo senso, al fine di accelerare i processi e abbattere le barriere culturali e politico-normative che limitano l’accesso di determinati farmaci, e quindi significano un danno per gruppi, anche numericamente importanti, di pazienti. Ed è proprio in questa logica che si giustifica il rapporto Nomisma, e tutte le iniziative di confronto con il Pubblico che le aziende private sistematicamente propongono. Oltre ai cambiamenti normativi, come sottolinea Uda riprendendo la parola, occorre puntare innanzitutto su alcune trasformazioni procedurali, un percorso che Aifa ha coraggiosamente intrapreso, ma richiede significativi passi avanti.
Le proposte dei produttori non mancano, ma si richiede volontà decisa e grande lungimiranza da parte delle istituzioni. Si tratta di seguire un percorso di comprensione reciproca e di confronto e collaborazione da parte di entrambe le parti, quindi anche del pubblico, che non può più conoscere battute d’arresto.