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Giovani ma green. Ecco perché le auto Rivian sfrecciano in Borsa

Rivian vola in borsa. Come cambia l’automotive nel segno del verde

Il marchio sforna modelli soltanto da settembre e i numeri non splendono. Eppure da mercoledì vale più di Ford e General Motors. Gli investitori puntano sulla transizione e guardano alle vetture come al mercato tech

Rivian, una compania di auto elettriche nata nel 2009 che spera di rivaleggiare con Tesla, si è presentata sul mercato pubblico (listino Nasdaq) mercoledì. A inizio anno era stata valutata a poco meno di 28 miliardi di dollari. Ora, dopo l’offerta pubblica iniziale, ne vale oltre 118. Una performance fuori dall’ordinario ma non troppo sorprendente in un mondo in cui Tesla da sola vale più di mille miliardi – ossia più dei sei primi produttori automobilistici al mondo.

L’azienda statunitense ha presentato i suoi primi due modelli (un Suv e un pick-up) nel 2018 e li produce a da settembre 2021. Ha perso 1 miliardo di dollari nella prima metà del 2021 e conta di investire i soldi appena raccolti in espansione. Sta soffrendo, come il resto dell’industria, per via dei colli di bottiglia nelle catene di produzione globali. Ma sulla carta vale più di Ford e General Motors.

Naturalmente, il valore percepito dagli investitori è proiettato nel futuro. “Penso che ciò che si riflette nell’entusiasmo che [riscontriamo negli investitori] sia solo la portata dell’opportunità” ha detto, Robert “RJ” Scaringe, fondatore e amministratore delegato, in un’intervista al Financial Times. Il trentottenne ha aggiunto che “oltre un miliardo di veicoli sul pianeta devono essere sostituiti da veicoli elettrici nei prossimi 10-15 anni”.

È proprio sulla transizione ecologica che si gioca questa partita: il mercato si aspetta un  cambiamento di paradigma a breve termine che può essere redditizio se si investe dalla parte giusta della Storia. Tutti i principali produttori (e anche giganti tech che non hanno mai prodotto auto) stanno spostando miliardi verso lo sviluppo e la costruzione di auto elettriche e batterie, per un totale complessivo di oltre 500 miliardi di dollari da qui al 2030.

Questo fiume ha due corsi. Da una parte le aziende giovani e agili, come Tesla e Rivian, che si approcciano al mercato con poca storia alle spalle e un prodotto che sta alle auto classiche come l’iPhone, a suo tempo, stava ai cellulari classici. Dall’altra i grandi gruppi, che possono contare su catene e processi di produzione affinati e impiegano centinaia di migliaia di lavoratori – “bestioni” che un tempo si credevano inamovibili, come Nokia nel settore dei cellulari, e che oggi temono di vedersi sfilare il tappeto da sotto i piedi.

La stessa Ford, rivale di Rivian con il suo nuovo pick-up totalmente elettrico F-150 Lightning, ne possiede il 12% delle quote. Amazon, il gigante dell’e-commerce, ne possiede il 20% e ha ordinato 100,000 veicoli elettrici per rinverdire la propria flotta mezzi.

Allargano lo sguardo si nota come gli stessi investitori stiano iniziando a trattare i più grandi produttori come compagnie tecnologiche, trattamento tradizionalmente riservato alla sola Tesla, man mano che queste presentano piani per innovare la propria flotta e costruire gigafactory di batterie. Sia Ford che General Motors, sulla scia di qieste promesse, sono balzate del 140% sui mercati nell’ultimo anno.

Gli analisti già immaginano un futuro in cui il software e servizi saranno i principali discrimini nella scelta dell’automobilista. Sotto questo aspetto (e anche grazie alle sue batterie) oggi Tesla regna sovrana, la valutazione stellare riflette la fiducia negli investitori nel suo modello di business, le altre aziende hanno iniziato a rincorrere. E Rivian spera di replicarne il successo.

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