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Come sarà il semestre francese dell’Ue tra clima, digitale e sociale

Beaune, fedelissimo di Macron, ospite di Politico illustra le priorità. Avverte la Germania sulla tassa verde e sulla difesa comune…

Il primo semestre del 2022 si preannuncia uno spartiacque nella storia dell’Unione europea, impegnata a rafforzare la sua autonomia strategica in vari settori, a partire da quelli della difesa, della politica estera e dei semiconduttori. Saranno i sei mesi della presidenza francese del Consiglio dell’Unione europea, su cui Emmanuel Macron punta molto, con spirito gollista, per rimanere all’Eliseo anche dopo le elezioni di aprile.

Come sarà il semestre francese? Ne ha parlato recentemente Clément Beaune, fedelissimo del presiedente e segretario di Stato per l’Europa, intervistato da Jakob Hanke Vela e Rym Momtaz di Politico.

“Non preoccupatevi, non ci sarà confusione” tra semestre ed elezioni, ha assicurato. Clima, digitale e politiche sociali saranno le tre priorità.

La strategia contro cambiamenti climatici ruota attorno al Cbam, il meccanismo di adeguamento delle frontiere al carbonio. Si tratta di una tassa sui prodotti ad alta intensità di carbonio su cui la Francia cercherà di trovare un’intesa. L’ostacolo più difficile sarà la Germania, che nei mesi scorsi ha cercato di annacquare la proposta esentando tutti, dagli Stati Uniti alla Cina, per paura di una guerra commerciale. Anche il nuovo governo di Berlino, composto da socialisti, liberali e verdi, si preannuncia un’osso duro per Parigi. Secondo Beaune si deve imparare da quanto fatto sulla tassazione digitale: invece di esentare alcuni Paesi fin dall’inizio, l’Unione europea dovrebbe prima approvare una legge poi negoziare un accordo all’Ocse.

Con chi lavorare? L’idea di Beaune sarebbe di includere “gli Stati Uniti, per esempio, o il Regno Unito, e dire: ‘Se siete pronti ad andare con gli stessi nostri standard, se avete le stesse ambizioni verdi, non c’è motivo per cui dovremmo avere concorrenza o una sorta di meccanismo di regolamentazione tra di noi’”. Poi ha menzionato anche la Nuova Zelanda e il Canada come potenziali alleati. Non Pechino, però: “Se la Cina domani avrà lo stesso livello di carbon pricing dell’Unione europea”, ha detto in maniera molto diplomatica, “non c’è motivo per cui dovremmo prendere di mira la Cina”. Un messaggio chiaro anche alla Germania, a cui Beaune ha ricordato che gli impegni europei sono al 2050, quelli cinesi al 2060.

Pochi i passaggi dedicati da Beaune alle politiche sociali, mentre il digitale si allaccia inevitabilmente ai discorsi sull’autonomia strategica in politica estera e di sicurezza. Durante la presidenza francese, si terrà anche il secondo appuntamento del Consiglio commercio e tecnologica inaugurato a fine settembre Pittsburgh dall’amministrazione statunitense e dalla Commissione europea. Dalle dichiarazioni del primo incontro sono rimasti praticamente fuori i semiconduttori, dossier caldissimo per Parigi per ragioni politiche e industriali.

Come nel caso del clima, anche su questi temi la Francia per raggiungere i suoi ambiziosi obiettivi dovrà essere in grado di unire tutti i 27 Stati membri. Dopo aver fallito il tentativo di “europeizzare” la questione dell’accordo di sicurezza Aukus tra Australia, Regno Unito e Stati Uniti che a Parigi è costato una commessa multimiliardaria in sottomarini a propulsione nucleare, ora Macron sta cercando di trovare sostegno alla sua causa nella contesa sulla pesca con il Regno Unito. Sarà questo il primo banco di prova di una sfida, che si preannuncia complessa, dell’equilibrio, evitando duplicazioni e sovrapposizioni, tra l’Unione europea (che discute la sua Bussola strategica) e la Nato (che affronta il nuovo Concetto strategico).

(Foto: Twitter @CBeaune)

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