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Arriva la bozza per lo Strategic Compass. Forza d’intervento e cyber unit

Di Gaia Ravazzolo e Stefano Pioppi

È formalmente arrivata al Consiglio dell’Ue la prima bozza di Strategic compass. Una tabella di marcia per la Difesa comune, tra la forza di intervento rapida (da cinquemila unità), una Joint Cyber Unit e il maggior coordinamento navale nell’Indo-Pacific. Non c’è però solo la bussola. I ministri riuniti a Bruxelles hanno approvato 14 nuovi progetti per la Pesco e dato il via ai negoziati per l’ingresso degli Stati Uniti nell’Eda. Tutti i dettagli

Una nuova forza di cinquemila unità (entro il 2025), un unico quartier generale per gestire tutte le missioni (entro il 2030), una Joint Cyber Unit da definire entro il prossimo anno e avanti tutta su velivoli di sesta generazione e carri armati del futuro. Sono i contenuti principali della prima bozza dello Strategic Compass, anticipati nel dettaglio da Reuters, e poi spiegati dall’Alto rappresentante Josep Borrell a margine della riunione del Consiglio dell’Unione europea, riunito a Bruxelles nel formato Esteri (ieri) e Difesa (oggi), a cui hanno preso parte anche i ministri Luigi Di Maio e Lorenzo Guerini. Nonostante un’agenda piena di punti delicati, dal Sahel ai Balcani, fino al Medio Oriente e all’Ucraina, tutta l’attenzione è stata per la “bussola strategica”.

GLI INCONTRI

“Il ministro Guerini già nella serata di ieri, 15 novembre, ha partecipato a un incontro con i colleghi di Difesa e Esteri dell’Unione dove ha potuto sottolineare la posizione italiana in merito alla Bussola strategica”, ha spiegato palazzo Baracchini. E la posizione italiana, già prevalsa in precedenti incontri in sede europea, prevede che il processo della Difesa comune proceda in piena sinergia con la Nato. Non a caso, il pranzo di lavoro odierno è stato dedicato proprio alla collaborazione con l’Alleanza Atlantica, insieme al segretario generale Jens Stoltenberg. “Non c’è alternativa alla Nato per la difesa territoriale dell’Europa, non la stiamo cercando”, ha assicurato Borrell oggi. Dunque, ha aggiunto, “Con lo Strategic Compass proponiamo una nuova collaborazione con l’Alleanza Atlantica; tutti hanno sottolineato l’importanza di cooperare, e la bussola è uno strumento che rende più  forte la Nato per rendere più forte l’Unione; i ministri hanno sottolineato che il nostro approccio deve essere complementare alla Nato, evitando duplicazioni, ciò deve avvenire da entrambe le parti”.

LE PAROLE DI GUERINI

Entro la fine dell’anno è attesa una nuova dichiarazione congiunta che permetta di creare piena convergenza tra il processo di definizione dello Strategic Compass dell’Ue e quello per il nuovo Concetto strategico della Nato. “È molto importante che l’esercizio di rafforzamento della politica di sicurezza e difesa dell’Unione europea su cui stiamo lavorando si svolga mentre è in corso, in parallelo, l’analogo processo di revisione strategica in ambito Nato, ha detto Guerini . “Il miglioramento delle capacità di difesa dell’Ue contribuirà a rafforzare il rapporto transatlantico”, ha aggiunto. Anche perché i temi d’attualità sono particolarmente rilevanti. “Oggi parleremo sicuramente della questione Ucraina e dell’aumento delle truppe russe al confine”, aveva spiegato Borrell arrivando stamattina al Consiglio. “Tutto ciò che va nella direzione dell’innalzamento della tensione in alcune regioni va visto con la giusta preoccupazione ma credo che sia anche giusto governare il nostro linguaggio in passaggi di questo tipo”, ha spiegato Guerini a margine del vertice.

LA SPONDA USA

Tra l’altro, come di consueto, la riunione ha previsto anche un confronto nel formato “steering board” dell’Agenzia europea di Difesa (Eda). “Approveremo il mandato dei negoziati con gli Stati Uniti per fare in modo che partecipino all’agenzia; ciò aprirà le porte al dialogo sulla sicurezza e difesa; era una richiesta dagli Usa e oggi i ministri si sono trovati d’accordo”, ha notato Borrell. Dopo l’apertura della Pesco, rappresenta un passo ulteriore nell’intesa con l’alleato d’oltreoceano per la Difesa dell’Ue. L’amministrazione di Joe Biden ha mostrato come mai nessun’altra prima il proprio favore al progetto europeo, purché non produttivo di duplicazioni o sovrapposizioni con la Nato. Dopo le turbolenze con l’Aukus, anche il riavvicinamento con Parigi è stato sancito da parole entusiaste di Washington per la Difesa europea.

LO STRATEGIC COMPASS

Ciò ha garantito slancio al progetto, tradottosi in una prima bozza di Strategic Compass che, come anticipato, prevede su tutto la creazione di una forza d’intervento di almeno cinquemila militari pronta a essere mobilitata entro il 2025 in modo flessibile e “modulare”, ha notato Borrell. Tuttavia, come notato da esperti e addetti ai lavori, l’ambizione è necessario sia più ampia, tesa a stabilire obiettivi comuni e strategie condivise prima dei mezzi per perseguirle. Resterà dunque fondamentale il prosieguo della definizione del documento, con altre due bozze del documento fino a marzo, ha spiegato l’Alto rappresentante. L’accelerazione è attesa a partire da gennaio, quando Parigi assumerà la presidenza del Consiglio dell’Ue, per la quale ha già promesso un vertice di capi e di governo tutto per la Difesa comune. Eppure, per la Francia si avvicinano le elezioni presidenziali, elemento che avrà un peso nella gestione del semestre europeo. Con la contestuale uscita di scena di Angela Merkel, diversi segnali sembrano indicare che l’Italia di Mario Draghi potrà assumere ancora maggiore protagonismo sul dibattito.

LA BOZZA

E così, entro il 2025 l’Ue dovrebbe sviluppare una capacità di dispiegamento rapido composta da componenti di tutti i domini tradizionali, da adattare nel dispiegamento sulla base dell’impegno in questione. Entro il prossimo anno, si dovranno definire gli scenari in cui impiegare le forza di reazione rapida, per arrivare nel 2023 a svolgere esercitazioni militari e navali regolari. In tal senso, entro il 2025 si vuole accentrare la gestione delle missioni di addestramento, anche minori, nonché le esercitazioni, in un unico quartier generale che in futuro potrà gestire tutte le missioni dell’Ue (entro il 2030). Fra gli altri fini perseguiti dallo Strategic Compass, vi è anche la dimensione cyber; entro il prossimo anno l’Unione vuole infatti rendere pienamente operativa la propria capacità informatica congiunta (Joint Cyber Unit). Novità anche nel campo degli armamenti, soprattutto per quanto concerne lo sviluppo di nuovi carri armati e “futuri sistemi aerei da combattimento” entro data ancora da definirsi. I progetti sono già in campo, e l’inserimento nello Strategic Compass mira ad accelerare il dibattito. Nell’ottica di acquisizione di maggiore autonomia, rientra invece l’obiettivo di ridurre la dipendenza dai mezzi militari Usa, colmando le capacità critiche carenti nell’Ue (fra cui il trasporto aereo militare a lungo raggio e la capacità di intelligence). In ottica di contrasto alla continua crescita del peso internazionale della Cina, si vuole un maggior coordinamento delle presenze navali europee nell’area Indo-Pacifica entro il 2023.

LA LINEA ITALIANA

“Il documento ambisce a stabilire una comune visione strategica della policy di sicurezza e difesa per i prossimi anni, rafforzando la solidarietà e l’unità a protezione degli interessi e valori propri dell’Unione”, spiega il dicastero della Difesa italiana. Prioritario è il tema dell’analisi della minaccia comune, “che consenta di individuare meglio le sfide” da cui secondo Guerini “non si può prescindere”. Di più: “Attraverso un’intelligence sempre più condivisa è necessario individuare le minacce prioritarie”. Altro obiettivo del documento, quello di una più efficace pianificazione delle attività. “La definizione del livello di ambizione – ha rimarcato il ministro – dovrà chiarire le tipologie di operazioni che come Europa vorremo essere in grado di condurre”. In questo senso, “la costituzione della Capacità di pronto schieramento dell’Ue è certamente un primo importante passo, ma occorrerà sviluppare ipotesi di impiego che definiscano al meglio compiti e struttura”. Anche su questo, “requisito essenziale è che questa capacità assicuri la sua piena interoperabilità con la Nato”.

LE NOVITÀ SUL FRONTE PESCO

Ma non c’è solo la bussola strategica. Il Consiglio ha adottato oggi una decisione che aggiorna l’elenco dei progetti da intraprendere nell’ambito della cooperazione strutturata permanente in materia di Difesa (Pesco). La quarta ondata ha visto nascere 14 nuovi progetti che andranno ad aggiungersi ai 46 già sviluppati da dicembre 2017. Tra tutti i nuovi progetti intrapresi, quattro sono i principali secondo l’Eda. Il primo, lo “Strategic air transport for outsized cargo (Satoc)”, coinvolge cinque Paesi per sviluppare un trasporto aereo strategico per carichi fuori misure, puntando così a colmare la carenza critica nel trasporto di carichi pesanti, cruciale per missioni e operazioni. La fase iniziale del progetto per la raccolta e armonizzazione dei requisiti durerà fino al 2023, con un possibile accordo su una soluzione europea e un progetto di follow-up previsto per il 2026.

Il secondo progetto, il “Medium size semi-autonomous surface vehicle (M-Sasv)”, coinvolge tre Paesi con lo scopo di sviluppare un’unità di superficie semi autonoma di dimensioni medie (dalle 250 alle 500 tonnellate) dotato di moduli di missione multipli. La piattaforma sarà sviluppata con un approccio sia con equipaggio, sia senza equipaggio, per fornire una più flessibilità operativa e una maggiore protezione per l’equipaggio stesso. L’impiego sarà principalmente per operazioni litorali, ma con possibilità di essere schierato anche in gruppi navali. Il terzo programma, il “Next generation small Rpas (Ngsr)”, coinvolge quattro Nazioni per sviluppare un versatile piccolo drone tattico di 150 chili che possa essere altamente dispiegabile, multiuso e multiruolo. Per il suo decollo non sarà necessaria una pista, e vi sono prospettive di utilizzo duale anche per le forze dell’ordine. Il progetto mira, inoltre, a ridurre la firma radar, acustica e a infrarossi dei piccoli droni. Il primo prototipo si prevede sia pronto nel 2026, dopo aver svolto i test di interoperabilità.

Il quarto, “Defence of space assets (Dosa)”, vede sei Paesi coinvolti, fra cui l’Italia (non presente negli altri tre), per aumentare l’efficienza europea nel settore spaziale. Fra gli obiettivi principali vi è l’identificazione delle esigenze operative comuni – parallelamente alla definizione delle tecnologie – necessarie per difendere gli assets spaziali. La programmazione progettuale prevede un approccio in tre fasi che combina diversi aspetti: la formazione per le missioni spaziali, la resilienza spaziale, l’accesso allo spazio e la manovrabilità dello stesso. In conclusione, il Consiglio ha anche adottato due raccomandazioni che stabiliscono in modo più puntuale gli obiettivi da perseguire nella seconda fase iniziale della Pesco nel periodo 2021-2025, facendo anche un quadro dei progressi compiuti dai Paesi nel rispettare gli impegni intrapresi.



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