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Transizione ecologica e digitale: pilastri per il rilancio dell’Italia

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Le sfide dell’Italia sulla digitalizzazione e una svolta green della propria economia in cui porre le base per il rilancio e la ripresa del sistema economico e sociale a sostegno delle imprese e della pubblica amministrazione. Cosa aspettarsi per il futuro

Nell’epoca della globalizzazione e della disintermediazione, la rivoluzione digitale o meglio la transizione digitale e la transizione ecologica hanno ormai trasformato in maniera permeante e irriducibile ogni aspetto della vita sociale ed economica della società, modificando e ricapitalizzando ogni genoma della produzione del valore in percorsi e contaminazioni inedite nel rapporto uomo-uomo, uomo-società.

Una riflessione quindi che desidera essere complementare alla grande opportunità che il nostro Paese attraverso il Pnrr (Piano Nazionale di Rilancio e Resilienza) possiede per modificare e rinnovare il volto dell’economia italiana non solo in termini legati all’indice dei profitti e del PIL, ma in un’ottica di maggior respiro ed attuazione di un benessere collettivo che possa garantire servizi, sostenibilità ambientale, valorizzazione delle capacità creative umane.

Nel passato Mattei, Olivetti, Agnelli, Ferrari, Levi Montalcini e tanti altri hanno saputo reinterpretare il presente in una chiave inedita, concependo in primis la necessità di abbracciare il concetto di innovazione non solo in sviluppo e modernità, ma nella coscienza di creare un impatto sociale idoneo a creare nuovi servizi per la popolazione.

Su questo fronte il nostro Paese ha la possibilità di poter vivere un Green Deal nazionale in grado di favorire la rinascita di una nuova linfa industriale capace di poter interpretare i nuovi flussi economici e coltivare nuovi talenti per la strutturazione di una rinnovata cultura d’impresa.

Le nuove generazioni saranno al centro di questo cambiamento, con l’obiettivo di crescere e di coltivare la propria professionalità, il proprio essere lavoratori e dirigenti in un territorio capace di captare le sfide del futuro e non di uno status quo ormai colluso con un eterno passato costruito su logiche machiavelliche. Si pensi solo che il 65% dei bambini che hanno appena iniziato la scuola faranno un mestiere che ancora non esiste: competenze, l’intelligenza artificiale e i big data modificano le condizioni di lavoro e portano alla nascita di un nuovo mercato che necessita di regole e partecipazione proattiva da parte della politica.

L’Italia con il PNRR è la prima beneficiaria e protagonista di questa importante stagione e la sua governance deve porsi come modello per la creazione di un terreno fertile capace di essere sintesi e nuovamente attrattore di investimenti, lasciando alla vocazione privata insieme alla volontà pubblica di ricostruire una fiducia del mercato interno e rafforzare quello estero.

In questo contesto, per consentire pertanto lo sviluppo e rendere l’Europa più inclusiva e sostenibile, sono stati individuati numerosi punti chiave tra cui: rigenerazione urbana sostenibile; mobilità e coesione territoriale delle aree interne; inclusione e valorizzazione del capitale umano; formazione e investimenti strategici nell’istruzione e nella ricerca; identità digitale e servizi al cittadino; transizione ecologica ed energetica. Su questo di grande rilievo il ruolo portato avanti da Angi – Associazione Nazionale Giovani Innovatori, punto di riferimento dell’innovazione in Italia e tra le realtà più rappresentative dell’ecosistema paese, la quale ha evidenziato l’importanza di una visione per la politica fondata sul concetto di ricostruzione mirata sull’investimento in eccellenze produttive e di servizio, capaci di creare valore attraverso il digitale, sia nel settore privato che pubblico.

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