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Il Trattato Italia-Francia riguarda la Germania. La lettura dell’Economist

Il settimanale sostiene che l’intesa dica più di Roma (e di Draghi) che dei suoi legami con Parigi. Ma avverte: senza Berlino l’Ue non funziona

Se il Trattato dell’Eliseo tra Francia e Germania del 1963 “riguardava l’America, allora il trattato franco-italiano riguarda la Germania”. Lo scrive l’Economist: “Ogni partito nel nuovo governo tedesco dà alla Francia qualcosa di cui preoccuparsi, che sia la debole politica di difesa dei socialdemocratici, la frugalità dei liberaldemocratici o la virulenta opposizione al nucleare dei verdi. La Francia ha bisogno di opzioni, e l’Italia è una buona opzione”, osserva il settimanale citando come esempio del “potenziale di un legame franco-italiano” la spinta comune sul debito nel 2020, episodio citato in conferenza stampa dal presidente francese Emmanuel Macron.

Ma attenzione, avverte l’Economist: “Non importa quanto le cose migliorino tra Francia e Italia, la Germania rimarrà il principale alleato della Francia. Un accordo accettabile sia per la Francia sia per la Germania è probabilmente accettabile per la maggior parte dei Paesi dell’Unione europea; un accordo accettabile per l’Italia e la Francia potrebbe aver dei problemi a trovare sostegno oltre il Mediterraneo. Qualsiasi cambiamento importante nella politica richiede la persistenza franco-italiana. Ma ha ancora bisogno del permesso tedesco”.

Qual è il risultato più probabile di quest’intesa? Secondo il settimanale è “un rapporto più equilibrato tra i tre Paesi più grandi dell’Unione europea”, cioè la Germania, la prima economia, la Francia, lo Stato “più dinamico”, e l’Italia, “il più importante”, e non soltanto perché c’è Mario Draghi. “Se l’Italia, la terza economia più grande del club, può tornare alla crescita reale dopo decenni, determinerà la salute economica del club”.

E per l’Italia? L’Economist ha un’idea: “Il trattato dice più” dell’Italia che “dei suoi legami con la Francia”. Ricordando gli sforzi di Draghi quando era al Tesoro per portare l’Italia nell’euro alla ricerca di un vincolo esterno che evitasse problemi come l’alta inflazione, il settimanale scrive: “Un accordo con la Francia è un altro vincolo. Con un trattato in atto, un rapporto burocratico sereno dovrebbe continuare anche in mezzo ai litigi politici più burrascosi”.

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