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Con il Großer Zapfenstreich per Angela Merkel si chiude un’era

Ieri la Germania ha salutato Angela Merkel sulle note di tre brani davvero interessanti, due dei quali certamente inattesi e sorprendenti, tanto che l’orchestra ha dovuto imparare i due pezzi in poco più di una settimana ed eseguirli davanti a mezzo mondo, letteralmente

Il 2.12.2021 alle ore 19.30 si è tenuto il tradizionale Großer Zapfenstreich con cui le forze armate congedano, con tutti gli onori, la cancelliera o il cancelliere che lascia il proprio incarico. La tradizione prevede una coreografia di notevole impatto visivo da parte delle forze armate, segue poi l’orchestra che suona tre pezzi scelti per l’occasione dalla cancelliera o dal cancelliere.

Ieri la Germania ha salutato Angela Merkel sulle note di tre brani davvero interessanti, due dei quali certamente inattesi e sorprendenti, tanto che l’orchestra ha dovuto imparare i due pezzi in poco più di una settimana ed eseguirli davanti a mezzo mondo, letteralmente.

Il primo pezzo scelto è quello di una cantante Punk della DDR, Nina Hagen, un’icona di una intera generazione. La canzone è del 1974 e si intitola “Du hast den Farbfilm vergessen”. Il secondo brano è “Für mich soll‘s rote Rosen regnen” di Hildegard Knef, con un notevole testo che potrebbe anche essere interpretato da un punto di vista biografico, con le ambizioni e gli obiettivi di una ragazza di 16 anni che via via cresce e mantiene però quelle ambizioni e quegli obiettivi. Infine, un pezzo di musica sacra dal titolo “Großer Gott, wir loben Dich” che evidenzia la fede profonda che da sempre ha accompagnato la cancelliera, ma nella sua dimensione protestante.

Angela Merkel lascia dopo 16 anni di governo, come il suo mentore politico, Helmut Kohl – che per pochi giorni non ha superato -, senza essere mai stata toccata nemmeno dall’ombra di uno scandalo. Una donna che passerà alla storia, a torto o a ragione, per aver governato uno dei Paesi più importanti in momenti difficili per l’Europa e per il mondo: dalla crisi finanziaria del 2008 alla crisi della Grecia, i flussi migratori con le guerre in Medio Oriente, le tensioni con Trump fino alla gravissima pandemia del secolo, il Covid-19 da fronteggiare. Anni in cui la Germania ha rafforzato la sua posizione dal punto di vista economico, ma soprattutto politico a livello europeo e globale.

Ne ha commessi di errori Angela Merkel, tanti, ma come si dice: chi non fa, non sbaglia. Nel suo discorso di addio ha ringraziato collaboratrici e collaboratori per gli anni di sostegno, le colleghe ed i colleghi del governo e dei partiti che l’hanno sostenuta negli anni, le cittadine ed i cittadini. Ha parlato a più riprese di gratitudine, solidarietà e soprattutto di fiducia, il capitale – ha detto – più importante per un politico. 16 anni di sfide che hanno forgiato un carattere e posto Angela Merkel nell’immaginario collettivo come una delle figure politiche più importanti degli ultimi tempi.

Nel suo breve saluto, composto come sempre, ha augurato buon lavoro ad Olaf Scholz, il suo successero e a tutti – alla luce delle esperienze raccolte negli anni – di “guardare il mondo con gli occhi degli altri”, per capire le diverse prospettive, per essere capaci di andare oltre se stessi.

Angela Merkel è rimasta se stessa fino alla fine. Durante l’esibizione dell’orchestra con le canzoni da lei scelte è apparsa però emozionata, e si è lasciata andare – a suo modo, ovviamente – dondolando un po’ con la testa e le spalle, come se volesse ballare quelle melodie, che accompagnavano il suo addio alla scena politica.

Fine di un’era!

Qui la cerimonia integrale.

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