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Colle? Salvini e Meloni giocano col fuoco. Firmato Cicchitto

Di Fabrizio Cicchitto

Qualcuno dica a Matteo Salvini e Giorgia Meloni che senza un presidente della Repubblica di garanzia in pochi, in Italia e soprattutto all’estero, si fiderebbero di un governo di destra. Il gioco dei veti incrociati rischia di bruciare entrambi. Il corsivo di Fabrizio Cicchitto

Dopo la conferenza stampa di Mario Draghi di ieri quasi tutto è per aria. L’impossibile equilibrio realizzato a suo tempo si fondava tutto sul binomio Mattarella-Draghi, qualora adesso Mattarella avesse prolungato la sua permanenza alla presidenza della Repubblica sarebbe filato liscio anche il fatto che Draghi rimaneva alla presidenza del Consiglio fino al 2023.

Se invece Mattarella si ritira davvero tutto è a rischio, in una situazione nella quale forse non tutti, specie il centrodestra, hanno capito come stanno realmente le cose. Se Matteo Salvini e Giorgia Meloni pensano di tenere adesso Draghi fino al 2023 eleggendo un presidente della Repubblica rispettabile, ma non di straordinaria caratura, poi di vincere le elezioni giocando a scassa quindici su chi di loro due diventerà presidente del Consiglio, non hanno capito molto del quadro internazionale sia dal punto di vista politico, che da quello economico.

Entrambi in questi anni hanno combinato tali pasticci sia sull’euro, sia sulla pandemia (no euro, no green pass, prima addirittura no alle mascherine, si e no ai vaccini, civetterie con i no vax, civetterie con russi e cinesi) che senza la garanzia offerta da Draghi alla presidenza della Repubblica rischiano di venirsi a trovare (e con loro l’Italia nel suo complesso) in una situazione assai difficile. Sia l’Unione europea, sia gli investitori internazionali non si riterrebbero affatto garantiti da un presidente del Consiglio di destra senza la copertura offerta da una presidenza della Repubblica molto forte, accreditata sul piano internazionale e tecnicamente assai agguerrita.

Perdipiù il quadro economico presenta problemi fin da prima della pandemia: bassa crescita, ancor più bassa produttività, altissimo debito e alta inflazione di tipo internazionale. L’impressione è che a questo punto siano in molti a giocare con il fuoco.


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