Il Comitato esprime “perplessità” sulle proroghe dei vertici dell’intelligence decise dal governo nel decreto Milleproroghe e invita l’esecutivo a “una riflessione” sulla legge 124 del 2007 che parta dal Parlamento. Ecco il dibattito nato nei mesi scorsi dalle pagine di Formiche.net
Serve un confronto preventivo sulla modifica della legge che i servizi segreti italiani. A chiederlo è il Copasir, dopo le indiscrezioni sul decreto Milleproroghe approvato dal Consiglio dei ministri la scorsa settimana che prevede una modifica alle norme sulla durata degli incarichi di vertice nella Difesa e nel comparto intelligence. Come spiegato su Formiche.net, con questa mossa sono state evitate due nuove nomine a pochi mesi dallo scioglimento del Parlamento: quelle del comandante generale della Guardia di finanza e del direttore dell’Aisi, con gli attuali vertici – rispettivamente il generale Giuseppe Zafarana e il prefetto Mario Parente – in scadenza a maggio.
Nel decreto Milleproroghe, inoltre, è contenuta una modifica sulle modalità di incarico dei vertici dell’intelligence, che “è conferibile, senza soluzione di continuità, anche con provvedimenti successivi ciascuno dei quali di durata non superiore al quadriennio”. Anche per i direttori di Aisi e Aise l’incarico “è conferibile, senza soluzione di continuità, anche con provvedimenti successivi ciascuno dei quali di durata non superiore al quadriennio”.
LE RICHIESTE DEL COPASIR
E così, il Copasir è tornato a farsi sentire. Ha ribadito la necessità, più volte espressa dal presidente Adolfo Urso, senatore di Fratelli d’Italia, di confronto sull’ipotesi di riforma della legge 124 del 2007 che ha plasmato il comparto intelligence. Il Comitato “ha espresso le proprie perplessità su queste ulteriori modifiche con decretazione di urgenza”, si legge in una nota diffusa da Urso. Il presidente, inoltre, sottolinea che quella riforma di quasi 15 anni fa fu “di iniziativa parlamentare e approvata alla unanimità”.
Anche oggi, recita il comunicato, servirebbe “un disegno organico di natura parlamentare”, sostiene il Copasir. Che, pertanto, ha concordato di invitare il governo a “una riflessione” e “un esame preventivo anche attraverso il proprio coinvolgimento”.
I SEGNALI DAL GOVERNO
Alcuni segnali di apertura del governo erano arrivato tra luglio e agosto, in occasione del dibattito in Parlamento sull’istituzione dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale che aveva stimolato, anche su queste pagine, un confronto parlamentare sulla 124.
Giorgio Mulè, sottosegretario alla Difesa, aveva dichiarato a Formiche.net: “Abbiamo senz’altro il problema della 124 che a mio giudizio dev’essere ricondotto a livello governativo: su questo, come su tante altre leggi, ritengo sia necessario passare una mano di vernice per dargli una bella rinfrescata” con l’obiettivo di mettere i servizi segreti “in condizione di essere all’altezza” del contesto attuale.
L’Autorità delegata Franco Gabrielli, sempre a Formiche.net, aveva definito un aggiornamento della legge “necessario” permettendo che “spetterà al Parlamento la prima parola”. Rispondendo a una domanda sull’ipotesi di un servizio unico scartata nel 2007 aveva dichiarato: “Credo che allora, come adesso, si facesse difficoltà ad accettare l’idea di una sola agenzia per il timore che questa possa accentrare il potere nelle sue mani, diventando una sorta di “Spectre”. Ma sono timori infondati, se a questa struttura si affianca un più rigido sistema di bilanciamenti e controlli. Io sono convinto che avremo sempre più bisogno di un apparato di intelligence forte, performante, affrancato da altri apparati che con l’intelligence non hanno nulla a che vedere”.
I DUBBI DEL PROFESSOR MONTI
Recentemente, su Formiche.net, Andrea Monti, professore dell’Università di Chieti-Pescara, ha sostenuto che “mentre altri Paesi occidentali — ma anche medio ed estremo orientali — hanno ben chiaro il ruolo delle rispettive strutture di intelligence e degli apparati di sicurezza, l’Italia è ancora in mezzo al guado, impantanata in una normativa — la legge 124/07 — molto più anacronistica di quanto la sua età anagrafica lasci pensare”. Da dove partire per riformare la legge 124? Secondo Monti serve “domandarsi innanzitutto a tutela di quali interessi dovranno operare gli apparati di sicurezza dello Stato, fino a che punto potranno spingersi e quale sarà il limite oltre il quale non potranno essere accettate ‘ingerenze’ da parte di organismi e soggetti extranazionali”.
LA PROPOSTA DI SACCONE (IFI)
A inizio agosto, Umberto Saccone, presidente di IFI Advisory con un passato in Carabinieri, Sismi ed Eni, aveva individuato i problemi legati alla riforma sottolineando che “ogni volta che facciamo una nuova legge ne scopriamo subito la debolezza”, “ogni volta abbiamo buttato alle ortiche quello che di buono c’era e indebolito il sistema”. Ecco il suo affresco: gli accademici non sono mai stati sul campo; gli operativi sono vincolati al segreto lasciando il mondo dell’intelligence chiuso e inesplorato; “lo stesso Copasir conosce i risultati, ma non le caratteristiche delle operazioni e gli sforzi che i nostri agenti compiono quotidianamente”. Poi c’è la politica, che “non riesce a produrre soluzioni reali, ma partorisce solo topolini”, avvertiva.
Per evitare altri errori, secondo Saccone serve “riflettere se non sia giunto il momento per una ridefinizione dei perimetri operativi, passando dal dualismo interno/esterno a quello più pragmatico tra human intelligence (Humint) e signal intelligence (Sigint), garantendo a un’agenzia compiti prettamente legati alla raccolta informativa in tutte le diverse declinazioni tecnologiche e a un’altra spiccate prerogative operative, nella consapevolezza che per diverse minacce (terrorismo, criminalità organizzata, scalate straniere all’economia, spionaggio e controspionaggio e così via) spesso la soglia dei confini nazionali non è dirimente nel definire i perimetri”. Per questo, Saccone citava ciò che aveva detto, sempre a Formiche.net, il colonnello Mauro Obinu, operativo nel Sisde prima e dell’Aisi dopo, che sottolineava come “serve un bel giro d’orizzonte per mutuare quello che fanno altri Paesi occidentali dello stesso taglio nostro che garantiscono migliore operatività e maggiori tutele per gli operatori Humint”.