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Dalla Francia al Brasile, le dieci elezioni da tenere d’occhio nel 2022

Sarà un anno ricco di appuntamenti elettorali di grande impatto geopolitico. Dalle elezioni di midterm in America al voto dei “figli di” nelle Filippine, ecco gli scrutini più importanti secondo il Council on Foreign Relations

 

L’anno che sta per finire è stato ricco di appuntamenti elettorali. In Etiopia, nonostante il conflitto del Tigray, è stato eletto il presidente Abiy Ahmed. L’Ecuador ha voltato a destra, scegliendo come nuovo presidente all’imprenditore Guillermo Lasso, mentre il Cile invece ha preferito tornare a sinistra votando per il giovane Gabriel Boric. Gli israeliani hanno votato per la quarta volta in due anni, portando Naftali Bennett al potere, mentre il Canada e il Giappone hanno votato anticipatamente, nominando come primi ministri Justin Trudeau e Fumio Kishida, rispettivamente. Molti dubbi, invece, hanno oscurato i risultati delle elezioni del Consiglio legislativo di Hong Kong e delle presidenziali in Nicaragua, sotto il regime di Daniel Ortega.

Anche il 2022 ha un calendario interessante in materiale elettorale. Un report del think tank Council on Foreign Relations elenca le elezioni da seguire quest’anno: “Alcune potrebbero essere sorprese legate a governi che cadono, sia per manovre parlamentari di routine, proteste nelle strade o colpi di stato. Ma molte sono già in calendario anche se le date precise devono ancora essere stabilite. Ecco dieci elezioni da tenere d’occhio nel 2022”.

COREA DEL SUD

Il 9 marzo sono previste le elezioni presidenziali in Corea del Sud. Moon Jae-in lascerà l’incarico con l’indice di popolarità in calo, dopo che il suo Partito Democratico di Corea ha perso le elezioni di sindaco a Seoul e Busan, le due più grandi città del Paese.

Il candidato del Partito Democratico di Corea è Lee Jae-myung, un avvocato per i diritti civili, ex governatore della provincia di Gyeonggi. Il programma di governo di Lee è a favore del reddito di base universale e sussidi per un milione di case a basso costo. In materia di politica estera, vorrebbe mantenere buoni rapporti sia con gli Stati Uniti che con la Cina.

L’altro candidato è Yoon Seok-youl, l’ex magistrato che ha accusato il governo di Moon di corruzione, ad oggi in leggero vantaggio nei sondaggi. Sulla politica internazionale vuole tenersi pronto per dispiegare armi nucleari statunitensi in Corea del Sud in caso di emergenza.

FRANCIA

Appuntamento elettorale per i francesi il 10 e il 24 aprile. Gli elettori dovranno scegliere il prossimo presidente. Se nessun candidato raggiunge la maggioranza dei voti, i primi due andranno al ballottaggio. Emmanuel Macron spera nella rielezione con il partito centrista La République En Marche e ha il 25% del consenso. È seguito dalla candidata Marine Le Pen, leader del Rassemblement National, che dovrà riconquistare l’elettorato di destra che sta perdendo a favore dello scrittore ed opinionista tv Éric Zemmour. I conservatori di Les Républicains hanno scelto Valérie Pécresse come candidata.

UNGHERIA

Ad aprile sono previste anche le elezioni parlamentari in Ungheria. Secondo Council on Foreign Relations, la scelta reale sarà tra Viktor Orban e l’Europa: Orban “si dipinge come un difensore dei valori cristiani. Dice anche che vuole che l’Ungheria rimanga nell’Unione europea anche se si infuria contro di essa per aver calpestato la sovranità ungherese. I suoi critici, e ne ha molti sia in patria che all’estero, affermano che sta distruggendo la democrazia”.

Nel 2022, la sfida di Orban sarà elettorale, giacché sei partiti di opposizione, di diverse tendenze politiche, hanno deciso di unire le forze sotto la bandiera del Movimento per un’Ungheria di tutti al fine di togliere potere al leader estremista. Saranno eletti 199 membri dell’Assemblea nazionale e successivamente il primo ministro. Il candidato della coalizione è Peter Marki-Zay, sindaco della città di Hodmezovasarhely.

FILIPPINE

Il 9 maggio sono previste le elezioni generali nelle Filippine. Una vera “trama per una serie HBO”, secondo il think tank americano. Siccome la costituzione filippina vieta al presidente Rodrigo Duterte di chiedere la rielezione, all’inizio ha optato per un seggio al Senato. La figlia, Sara Duterte, si è candidata come vicepresidente, ed “è stata immediatamente sostenuta dal rivale candidato alla presidenza Ferdinand “Bongbong” Marcos Jr., figlio dell’ex dittatore Ferdinand Marcos […] La partnership di Duterte è probabilmente destinata a perpetuare le rispettive dinastie politiche”. Altri candidati sono Manny Pacquiao, ex pugile campione del mondo; Leni Robredo, attuale vicepresidente; Isko Moreno, sindaco di Manila; e il senatore Panfilo Lacson.

COLOMBIA

Il 13 marzo in Colombia ci saranno le elezioni dei membri del Congresso. Il 29 maggio e il 19 giugno, invece, le elezioni presidenziali (primo e secondo turno). Iván Duque vuole la rielezione, ma è il presidente meno popolare nella storia della Colombia, con un tasso di disapprovazione che supera il 75%. Anche in questo caso, il grande colpevole è la gestione del Covid-19. L’ex guerrigliero Gustavo Petro è favorito nei sondaggi e potrebbe diventare il primo presidente di sinistra della Colombia. Altri candidati sono l’ex governatore Sergio Fajardo, l’ex senatore Juan Manuel Galán, l’ex ministro della Sanità Alejandro Gaviria, e l’imprenditore Rodolfo Hernández.

BRASILE

Il 2 ottobre i brasiliani sceglieranno il nuovo presidente, il vicepresidente e i membri del Congresso. L’attuale presidente Jair Bolsonaro cerca un nuovo mandato. Le regole elettorali del Brasile richiedono che i candidati appartengano ad un partito politico, e nel 2019 Bolsonaro ha lasciato il suo, risolvendo la questione fondando una nuova formazione di tendenza liberale-centrista. Ma la strategia per ripulire la sua immagine di populista di destra non sembra funzionare ancora. La popolarità di Bolsonaro è scesa significativamente per la gestione della pandemia

Molto probabilmente, il principale rivale di Bolsonaro alle elezioni sarà l’ex Luiz Inacio Lula da Silva, in testa nei sondaggi.

STATI UNITI

L’8 novembre ci saranno le elezioni di metà mandato negli Stati Uniti. “Aspettatevi che il controllo di una o entrambe le camere del Congresso cambino di mano – si legge sul report del Cfr. Le elezioni di medio termine generalmente vanno male per il partito del presidente, specialmente alla Camera dei Rappresentanti. Negli ultimi 70 anni il partito del presidente ha perso in media 25 seggi alla Camera a metà mandato. A volte la perdita è anche peggiore”.

I sondaggi mostrano che in un’ipotetica corsa alla Camera gli elettori favoriscono un qualsiasi candidato del Partito Repubblicano rispetto ad un candidato del Partito Democratico, con un vantaggio record di circa 10 punti. Al Senato però per i democratici potrebbe andare meglio.

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