Skip to main content

Florida, dove il Covid (se c’è) non si vede

Ron De Santis, il giovanissimo governatore repubblicano (aveva solo 41 anni al momento della sua elezione nel 2019) ha deciso di affrontare la pandemia con una strategia di basso profilo soprattutto per accogliere a braccia aperte i milioni di turisti che arrivano in queste settimane

Serve un ciclo di vaccinazioni completo e Green pass, tante dichiarazioni e tamponi per arrivare negli States, ma se atterrate a Miami provenienti dall’Europa ferita dal Covid scoprirete che qui il problema, almeno ufficialmente, quasi non esiste.

Ron De Santis, il giovanissimo governatore repubblicano (aveva solo 41 anni al momento della sua elezione nel 2019) ha deciso di affrontare la pandemia con una strategia di basso profilo soprattutto per accogliere a braccia aperte i milioni di turisti che arrivano in queste settimane a scaldarsi sulle assolate spiagge del Golfo del Messico lasciando il Canada e gli stati del Nord americano seppelliti dalla neve.

D’altronde i numeri per il governatore parlano chiaro. Su 21 milioni di abitanti ufficialmente censiti (ma in realtà siamo sui 25, comprendendo turisti ed immigrati più o meo al limite della regolarità) i casi sono meno dei valori italiani con circa 1500 contagiati al giorno (in diminuzione costante da tre mesi), oltre mezzo milione di vaccinazioni alla settimana (libera e gratuita, anche per i turisti, basta presentarsi da un medico oppure – anche senza preavviso – in una qualunque farmacia) con una media di decessi che a novembre si è mantenuta in leggera discesa sui 70 al giorno. Per uno stato dove gli anziani sono statisticamente molto numerosi non è un bilancio troppo negativo

Di Covid soprattutto se ne parla poco sui giornali e nei media e l’impressione visiva è che il problema sia marginale: nessuna mascherina, libero ingresso ai supermercati, agli spettacoli e negli uffici pubblici (dove ben pochi impiegati sono comunque “mascherati”) e tutti tendono a minimizzare il problema sottolineando che le statistiche federali confermano come le medie dello “Sunshine State” siano in linea con quelle nazionali e che quindi l’epidemia conta poco in un’area dove l’inverno è il “top” della stagione turistica. Insomma non vale la pena di preoccuparsi né di prendersela troppo. Sarà quindi per il clima gradevole e sicuramente non rigido, per l’aria di vacanza, irresponsabilità o semplicemente realismo ma la stagione turistica è decollata alla grande e nessuna nuova ondata di Covid sembra volerla arrestare.

Minimizzare è anche una scelta politica negli stati a maggioranza repubblicana rispetto a quelli guidati dai democratici, in rotta di collisione con Biden e le autorità federali che chiedono più precauzioni. Ron De Santis non fa una piega e la sua ricetta è semplice: “Il vaccino qui da noi è gratis, libero, immediato: vaccinatevi e non e pensateci più”. Ovviamente schierati dietro di lui ristoratori, operatori turistici, imprenditori che hanno visto un boom delle presenze, anche perché il lavoro a distanza ha incentivato il trasferimento al sole piuttosto che tra le nevi del nord. “Qui si vive bene, con il risparmio del riscaldamento di casa mi faccio al massimo qualche viaggio in azienda, ma è più gradevole lavorare con vista sull’oceano che barricati in casa” L’opinione del manager di Buffalo che sta a due passi dalle cascate del Niagara ( ora gelate per il freddo di stagione) è largamente condivisa e anche per questa calata di massa verso sud si è assistito in Florida ad un vero e proprio boom immobiliare con quotazioni salite anche del 30% dopo l’inizio della pandemia. Il business si vede: non c’è una vetrina in cui non si cerchino nuovi dipendenti, mente i prezzi di tutti i generi tendono nettamente ad aumentare, come peraltro in tutti gli States. Una crescita ufficiale che a novembre ha superato il 6,8% su base annua, ma tutti sono convinti che concretamente si sia sopra il 10% mentre il prezzo della benzina ha raggiunto il “folle” costo di 90 centesimi di euro al litro, che qui sembra scandaloso. “Sta rincarando tutto – ribadisce Alessandro, ristoratore italiano trapiantato a Sarasota sul Golfo del Messico da 26 anni – ma non si è mai vista una folla così”.

All’appello mancano i turisti europei, certo, ma sono poca cosa quando un intero continente sembra volersi rifugiare sulle spiagge appena finita la stagione degli uragani (che quest’anno hanno causato pochi disastri) e che vuole soprattutto non avere problemi logistici e sanitari.

Se il Covid è quindi un problema meglio esorcizzarlo non parlandone e soprattutto senza dare un’eccessiva importanza al fenomeno anche perché sarà forse per il clima ma effettivamente non ci sono in Florida più casi che negli altri Stati dove sono obbligatorie maggiori precauzioni nonostante che i punti di ritrovo siano affollatissimi e con i clienti stretti a ben meno di un metro e mezzo, la distanza “ufficiale” che si dovrebbe tenere con i vicini di tavolo.

Alla fine il tema diventa anche motivo di contesa elettorale con De Santis che ha giocato molto sul contrasto “soft” alla pandemia e che studia da presidente quando, prima o poi, verrà archiviato Trump in campo repubblicano. De Santis ha il tempo dalla sua e se Trump dovesse ritirarsi in vista del 2024 (ma per ora sembra non averne la minima voglia) ecco che un successo in chiave Covid potrebbe spianare la strada al giovane governatore repubblicano anche sul piano nazionale.

Intanto Trump (che in Florida ha una sua roccaforte, almeno nel sud dello stato, perché la parte nera intorno alla capitale Tallahassee è un’altra cosa) conferma di volersi ripresentare e qua e là i suoi supporters agitano già le bandiere agli incroci delle strade. D’altronde siamo in una nazione dove si vota praticamente ogni due anni (tra 11 mesi ci saranno le elezioni di metà mandato) le Biden da queste parti non incontra molto successo. Tra ironie e vaccini il prossimo giro è già tutto da scrivere.


×

Iscriviti alla newsletter