Ai Med dialogues di Roma, organizzati da Ispi in collaborazione con il ministero degli Affari esteri italiano, è intervenuto il ministro della Difesa per aprire un panel dedicato al “balance of power” nel Mediterraneo allargato e alla partecipazione italiana alle missioni nell’area, da Gibuti alla Libia, dal Libano all’Iraq
Lorenzo Guerini è stato ieri ospite dei “Med – Mediterranean dialogues” organizzati a Roma dal 2 al 4 dicembre dal Ministero degli Affari esteri italiano, in collaborazione con l’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi). L’iniziativa annuale vuole ripensare gli approcci tradizionali nell’area, con lo scopo di elaborare una nuova “agenda positiva” per affrontare le sfide condivise, sia a livello regionale sia internazionale. Il Mediterraneo allargato che travalica i confini del Mare nostrum, la partecipazione italiana alle missioni, e l’appello a un maggior impegno europeo sono alcuni degli argomenti trattati nel corso del dibattito.
LA CONFERENZA
In questi giorni densi di appuntamenti durante i “Med Dialogues” il ministro della Difesa italiana, Lorenzo Guerini, ha partecipato alla conferenza dal titolo “the balance of power in the Mena region and the future of american engagement”; per parlare di equilibrio di potere nella regione Mena (Mediterraneo e Nord Africa) e del futuro dell’impegno americano. Al suo fianco ospiti di eccezione quali l’inglese James Cleverly, ministro di Stato per il Medio Oriente e il nord Africa, Stefano Del Col, capo-missione di Unifil e force commander, Zhai Jun, inviato speciale per il Medio Oriente in Cina, Ibrahim Kalın, portavoce per la presidenza della Turchia, l’americano John R. Allen, presidente di “the Brookings Institution”, e il russo Andrey Kortunov direttore di Riac (Consiglio russo per gli affari internazionali). Il dibattito è stato moderato da Lina Khatib, direttore del programma Medio Oriente e Nord Africa dell’inglese Chatham House, insieme a Maurizio Molinari, direttore di Repubblica.
LE PAROLE DI GUERINI
L’area del Mediterraneo, al centro del ciclo di conferenze, è un contesto geografico importante per la “salvaguardia della sicurezza e per la protezione degli interessi strategici dell’Italia”, ha dichiarato il ministro Guerini aprendo la conferenza, sottolineando poi come essa rappresenti anche uno snodo strategico essenziale per tutta la regione euro-atlantica. E conferma il suo ruolo strategico “come tessuto connettivo” tra nord e sud, e la sua “centrale rilevanza come infrastruttura strategica tra oriente e occidente”. La regione di riferimento si conferma teatro di un arco di crisi frutto di “dinamiche complesse che travalicano il confronto militare puro e semplice, che risentono di fattori di rischio sistemici che richiedono tempestività di reazione attraverso l’impiego di tutti gli strumenti di cui disponiamo: politici, economici, militari, culturali e sociali”. Il fianco sud si riconferma dunque essenziale per l’Europa “sia per gli evidenti impatti sulla nostra sicurezza individuale e collettiva, sia perché in esso si giocherà una parte rilevante della partita per gli equilibri globali futuri”.
IL MEDITERRANEO ALLARGATO
La Difesa italiana fa riferimento al concetto di Mediterraneo allargato, intendendo “uno spazio geopolitico multidimensionale che ricomprende Paesi, culture e società differenti ma sempre più interconnessi dal punto di vista economico e della reciproca sicurezza”, ha spiegato Guerini. Nel descrivere il “Mediterraneo allargato”, si parla di una regione “che include aree immediatamente contigue al Mediterraneo in senso stretto”, incorporando in questo modo anche il Medio Oriente, il Golfo, e la fascia dell’Africa subsahariana che si estende fino al Golfo di Guinea. Questi sono infatti “quadranti strategici” e “centro del teatro delle attività che le forze armate italiane conducono in varie forme e modalità nell’ambito della nostra proiezione internazionale”, precisa Guerini. Le minacce quali terrorismo e traffici illeciti, minacce di natura ibrida, e la pirateria marittima somala nel Golfo di Aden hanno un impatto non solo sull’Italia ma su tutta l’Europa e sulla sicurezza dell’area mediterranea.
L’ITALIA E LE MISSIONI
L’Italia risponde a queste minacce, ormai da anni, partecipando a diverse missioni di cui il Guerini ha fornito una panoramica durante il suo discorso di apertura. Contestualmente, l’Italia ha realizzato a Gibuti un hub logistico ed operativo “di elevata valenza strategica” come specificato dal ministro italiano. Da 13 anni l’Italia partecipa inoltre alla missione di antipirateria “Atlanta”, ed è il principale contributore alla missione dell’Ue di addestramento a favore delle forze somale a Mogadiscio, in più c’è la partecipazione alla missione di sorveglianza marittima. A questo si aggiunge il ruolo di “parte attiva della nuova missione europea in Mozambico”.
Negli ultimi anni si è agito per aumentare la presenza italiana in Sahel, agendo in “piena sinergia” con i Paesi autoctoni e partner operanti nell’area, nell’ambito delle iniziative delle Nazioni Unite e dell’Ue, e in iniziative multilaterali. A completare la panoramica vi è anche il Niger in cui ministro dice di voler rafforzare ulteriormente la presenza italiana “con la costruzione di recente avvio di un ulteriore hub nazionale proprio nella capitale del Paese che sarà funzionale alla nostra missione bilaterale in Niger e più in generale alla nostra presenza nella regione”. Strettamente collegato è il contributo italiano alla sicurezza della navigazione nel Golfo di Guinea.
Nella rassegna esposta del ministro vi è anche l’impegno perpetrato in Iraq nel contrasto di Daesh. La Difesa italiana, d’intesa con le autorità irachene “intende svolgere un ruolo sempre più profilato con un importante impegno della missione di addestramento Nato nel Paese di cui assumerà il comando a maggio del 2022”, ha evidenziato Guerini.
Lo scenario descritto non poteva non includere la Libia, ritenuta “un Paese di elevata valenza strategica in merito al quale abbiamo la responsabilità primaria di contrastare squilibri che potrebbero avere conseguenze sulla stabilità del Mediterraneo”, prosegue Guerini. L’Italia per questo motivo profonde un grande impegno nel territorio libico, sia osservando con attenzione l’evolversi della situazione politica, e confidando in una maggiore stabilità grazie alle prossime elezioni libiche, sia irrobustendo l’impegno per la costruzione di “solide capacità operative attraverso specifici filoni di cooperazione”, promette il ministro.
In ultimo, l’impegno in Libano, soprattutto in questo momento di “delicata fase politica” la Penisola intende continuare a supportare, sia nel contesto di Unifil che attraverso la missione di assistenza bilaterale a favore delle Forze armate libanesi”.
L’APPELLO ALL’EUROPA
Oltre alla Difesa, l’Italia è presente nel Mediterraneo allargato anche con la “capillare diffusione della nostra rete diplomatica”, ha sottolineato il ministro della Difesa. “Tanto resta ancora da fare e ritengo che proprio l’Unione europea possa e debba fare di più per creare le condizioni economiche e sociali necessarie per far decollare percorsi di sviluppo che rendono più stabile quest’area essenziale per la nostra sicurezza”. Così Guerini chiede un maggior impegno all’Unione europea in queste aree, come ha ribadito anche in seno alle riunioni a Bruxelles all’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell.
“Sono fortemente convinto che debba essere profuso uno sforzo maggiore ed integrato dell’Unione europea proprio nell’Africa subsahariana rafforzando le iniziative già in atto sia in Corno d’africa che in Sahel”. In questo modo Guerini si è appellato all’Ue, suggerendo inoltre che “l’azione di capacity building dello strumento militare sia funzionale alla garanzia di sicurezza, presupposto essenziale per azioni più integrate di institution building e di rafforzamento, nel lungo periodo, delle politiche di sviluppo”.
Avviandosi alle conclusioni del suo discorso Guerini non poteva non citare il ruolo dell’Alleanza atlantica, specificando che la “nostra azione, volta a promuovere una maggiore attenzione verso sud, si sviluppa ovviamente nella Nato”. “Siamo da anni i promotori di una maggiore attenzione in seno all’Alleanza verso una direttrice strategica che pone in maniera crescente sfide decisamente insidiose”, ha aggiunto il ministro della Difesa.