Skip to main content

Hong Kong, la repressione non finisce mai. Nuova condanna per Lai

Jimmy Lai, Gwyneth Ho e a Chow Hang sono stati condannati per avere organizzato la manifestazione in ricordo delle vittime di Piazza Tienanmen. Per Amnesty International si tratta di un attacco atroce con cui il governo cinese deride il diritto internazionale

Ancora repressione contro i leader del movimento pro-democrazia di Hong Kong. L’imprenditore e magnate dei media, Jimmy Lai, è stato condannato insieme ad altre due persone per avere organizzato la manifestazione commemorativa del massacro di Piazza Tienanmen l’anno scorso.

Lai, fondatore del quotidiano Apple Daily, è stato accusato di “assembramento illegale”, insieme all’attivista Gwyneth Ho e a Chow Hang-tung, ex vicepresidente dell’Alleanza di Hong Kong.

Per le autorità di Pechino, la presenza di Lai alla conferenza stampa dell’evento “è stato un atto deliberato per raccogliere sostegno e pubblicizzare l’assemblea non autorizzata che ne è seguita”, secondo la sentenza del giudice Amanda Woodcock. Non sono state ancora diffuse le sentenze degli altri condannati.

Non sono gli unici finiti dietro le sbarre per le iniziative a favore della libertà a Hong Kong. Lai, Ho e Chow rientrano tra i 24 attivisti accusati per il loro ruolo nell’assemblea non autorizzata al Victoria Park il 4 giugno del 2020.

Per Amnesty International, “le sentenze di condanna per la commemorazione di Tienanmen sono uno schiaffo ai diritti umani e al diritto internazionale”. In un testo pubblicato sul sito dell’organizzazione, si commenta duramente la condanna contro le tre figure che lottano a favore della democrazia di Hong Kong.

Kyle Ward, segretario generale aggiunto di Amnesty International, sostiene che “il governo di Hong Kong ha deriso ancora una volta il diritto internazionale nel dichiarare colpevoli attivisti semplicemente per avere partecipato ad una manifestazione pacifica, con il dovuto distanziamento sociale, svolto in memoria di persone morte per mano delle truppe cinesi il 4 giugno del 1989”.

Ward ricorda che l’iniziativa è considerata illegale perché la polizia non l’aveva autorizzata, “ma le riunioni pacifiche non hanno bisogno dell’approvazione del governo. Queste sentenze di condanna sottolineano semplicemente gli sforzi costanti ed estremi delle autorità di Hong Kong per sfruttare la legge accusando attivisti conosciuti con molti delitti falsi”.



×

Iscriviti alla newsletter