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Intelligence, sapere per tutti. Priorità: evitare le ombre della disinformazione

I prossimi campi di impegno dell’intelligence potrebbero riguardare il contrasto alla criminalità organizzata, il confronto con le multinazionali finanziarie e con le megalopoli e quello dell’intelligenza artificiale, che potrebbe provocare una frattura epocale nella storia dell’umanità. L’analisi di Caligiuri

Il presente non si può comprendere senza approfondire l’evoluzione storica dei fenomeni. Questo vale in particolare per la sistematizzazione culturale e scientifica dell’intelligence, in vista di un possibile riconoscimento accademico. Potremmo, infatti, individuare quattro fasi nella storia dell’intelligence dalla fine della seconda guerra mondiale in poi.

La prima, in cui veniva impiegata in senso politico e ideologico, nell’ambito della guerra fredda.

La seconda, dalla caduta del muro di Berlino, quando l’ideologia liberale ha progressivamente uniformato il sistema economico, imponendosi in tutto il pianeta, che è diventato un immenso mercato globale, con l’intelligence impiegata prevalentemente in tale direzione.

La terza fase è cominciata dopo l’11 settembre 2001 con l’intelligence utilizzata per difendere le democrazie dal fondamentalismo islamico. La rivoluzione culturale dell’intelligence, però, è arrivata solo dopo l’attentato a Charlie Hebdo nel 2015, quando si è assistito a una trasformazione culturale nella percezione dell’opinione pubblica, che ha cominciato a considerare i Servizi non come il lato necessariamente oscuro dello Stato ma come una struttura fondamentale per stabilizzare le istituzioni democratiche e difenderle dal terrore e dal crimine.

Tra le sfide più attuali della comunità di intelligence, secondo me va valutata la dilagante disinformazione che può essere considerata l’emergenza democratica ed educativa di questo tempo, specie in un Paese come il nostro ad alto tasso di analfabetismo funzionale che dovrebbe fare riflettere sulla reale natura della democrazia in Italia. In un contesto di crescente sviluppo tecnologico la circostanza di riuscire a raccogliere quantità sterminate di informazioni pone in evidenza contemporaneamente la difficoltà di processarle adeguatamente. In tale quadro, occorrerebbe fronteggiare lo sviluppo accelerato della tecnologia con l’indispensabile potenziamento del fattore umano, adottando quello che si potrebbe definire “The Israel Intelligence Model”, dove il Mossad e lo Shin Bet reclutano sia hacker informatici per raccogliere informazioni nei recessi della Rete che laureati in filosofia per interpretarle.

Lo scenario nel mondo globalizzato invita a ricercare un adeguato bilanciamento tra il potere economico e il potere politico, che dovrebbe selezionare la classe dirigente secondo criteri di merito e qualità. Negli anni Settanta venivano ipotizzati ideologicamente gli ‘Stati imperialisti delle multinazionali’. Nel XXI secolo stiamo registrando un ruolo politico sempre maggiore delle multinazionali finanziarie che sembrano prevalere sugli Stati democratici. Questo induce le élite pubbliche a definire il ruolo dell’intelligence.

In questo scenario, prossimi possibili campi di impegno dell’intelligence potrebbero riguardare il contrasto alla criminalità organizzata, che si sta infiltrando sempre di più nell’economia, e il disagio sociale, che potrebbe presto compromettere la credibilità e la stabilità delle istituzioni democratiche; il confronto con le multinazionali finanziarie e con le megalopoli che assumono autonomia rispetto agli stati; il controllo dell’intelligenza artificiale che potrebbe inevitabilmente provocare una frattura epocale nella storia dell’umanità.

Quest’ultima osservazione sposta l’attenzione su quello che è il vero campo di battaglia dell’ordine mondiale e cioè il controllo delle menti delle persone attraverso il cyberspazio, che assume una determinante centralità. Per fronteggiare sfide decisive, dove niente sarà più come prima, occorrerà puntare sulla consapevolezza dei cittadini, in modo che riescano a controllare i propri rappresentanti, e sulla responsabilità delle élite, affinché siano in grado di esercitare le proprie funzioni in direzione il più possibile dell’interesse generale. Tutto questo comporta l’aumento delle capacità cognitive cerebrali delle persone per fronteggiare lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, attraverso percorsi accelerati che considerino l’educazione di qualità la priorità sociale di questo tempo.

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