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Il “destino comune” Ue-Africa passa da Algeri. Intervista con l’amb. Pugliese 

La visita del presidente Mattarella ha dimostrato quanto l’Italia ritenga l’Algeria un attore cruciale, anche in chiave europea, spiega il diplomatico. E parla della diversificazione della nostra presenza nel Paese, che sarà al centro del vertice intergovernativo previsto l’anno prossimo

Il primo partner commerciale dell’Italia in tutta l’Africa. Duecento aziende italiane con una presenza stabile nel Paese. Un interscambio in forte ripresa che punta a tornare sui livelli record del 2018 con 10 miliardi di euro. Un Paese cruciale per l’Italia e per quel “destino comune” di Unione europea e Africa sottolineato da Sergio Mattarella, presidente della Repubblica, nel corso della sua recente visita di Stato. Questa è l’Algeria, che Giovanni Pugliese, da un anno ambasciatore d’Italia ad Algeri, definisce “un interlocutore prioritario” per il nostro Paese nel corso di una conversazione con Formiche.net in vista della XIV Conferenza degli ambasciatori, un appuntamento di coordinamento della diplomazia italiana.

Partiamo dalla visita di Stato a inizio novembre. Che significato ha avuto?

Era dal 2003, al Quirinale c’era Carlo Azeglio Ciampi, che il presidente della Repubblica non si recava ad Algeri. La visita del capo dello Stato ha dimostrato quanto l’Italia ritenga l’Algeria un attore cruciale, anche alla luce della rinnovata attenzione dell’Unione europea per favorire il riavvicinamento tra Nord e Sud del Mediterraneo secondo l’agenda approvata pochi mesi fa. Uno dei principali messaggi veicolati dal presidente Mattarella è l’esigenza per l’Unione europea di cambiare approccio, integrando quello securitario con uno orientato in modo crescente alla cooperazione allo sviluppo verso il Sahel e la parte più debole dell’Africa.

L’Algeria rappresenta la frontiera Sud dell’Europa, con una forte pressione migratoria. Da dove partire per affrontare questa sfida?

In occasione della visita di Stato, è stata raggiunta l’intesa a lavorare assieme, sia livello bilaterale sia in chiave europea, per affrontare povertà e sottosviluppo che portano afflussi migratori e fenomeni terroristici.

Se si parla di Algeria, non si può non parlare di energia. Come definirebbe il rapporto bilaterale in questo settore?

Strategico, e ormai da vari decenni. Basti pensare che un terzo del gas che consumiamo in Italia è algerino e che Eni è presente nel Paese dagli anni Settanta. Il gas è l’idrocarburo che inquina di meno e sappiamo che per almeno altri 20-30 anni avrà ruolo nella transizione energetica: la stessi Eni sta sviluppando una collaborazione con l’Algeria per lo sviluppo di energie rinnovabili. Per questo, è un elemento fondamentale nel nostro rapporto.

Come definirebbe, invece, il rapporto bilaterale nel suo complesso?

Complementare. Infatti, l’Italia è interessata a diversificare la propria presenza in Algeria guardando oltre ai settori tradizionali come oil&gas, infrastrutture e difesa, cioè verso rinnovabili, agroindustria, meccanica, nuove tecnologie e digitale. Di questo si parlerà anche nel corso del preannunciato vertice intergovernativo, il quarto, che si terrà ad Algeri l’anno prossimo. E, se le condizioni sanitarie lo permetteranno, ci sarà anche business forum.

Come giudica il clima algerino per le aziende italiane?

Il clima d’affari in Algeria è molto migliorato negli ultimi anni. Un esempio è il superamento della regola del 51%-49% per le joint venture straniere, rimasta soltanto nei settori strategici. Inoltre, seguiamo con grande attenzione l’annunciata riforma del settore bancario che potrà portare gli ammodernamenti necessari.

E da parte algerina, invece?

L’Algeria è interessata al modello economico italiano, un modello di successo basato sulle piccole e medie imprese a cui il governo locale guarda per dar vita a un settore privato diversificato al fine di ridurre la propria dipendenza dall’esportazione degli idrocarburi.

Possiamo definire l’Italia il miglior interlocutore europeo dell’Algeria?

È senza dubbio un interlocutore prioritario, come ha ribadito anche il presidente della Repubblica. La nostra amicizia ha radici nella storia, nella solidarietà dimostrata dall’Italia durante la guerra d’indipendenza, nel ruolo di Enrico Mattei (ricordato e celebrato durante la visita di Stato). Un’amicizia che ha resistito anche nel decennio nero degli anni Novanta: quella italiana è stata l’unica ambasciata europea a non chiudere mai e Alitalia è stata l’ultima compagnia aerea a sospendere e la prima a riprenderli.

Che ruolo può giocare l’Algeria in una regione, il Mediterraneo allargato, sempre meno stabile?

L’Algeria rappresenta un’ancora di stabilità in una regione instabile e ha un ruolo ineludibile nel Sahel, anche nel contrasto al terrorismo e al traffico di esseri umani. I nostri due Paesi hanno posizioni spesso coincidenti sulle crisi regionali. A partire dalla Libia, con la richiesta di porre fine alle interferenze esterne e di procedere verso le libere elezioni.

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