Intelligence, Robert Gorelick al master dell’università della Calabria diretta da Mario Caligiuri. Intelligence e immaginazione: la Cia vista dall’interno e i suoi mutamenti
“I cambiamenti che si sono verificati nel XXI secolo sono profondamente intrecciati e possono essere rappresentati da due elementi fondamentali: negli eventi dell’11 settembre e nella potente trasformazione tecnologica”. Sono alcune delle parole pronunciate da Robert Gorelick, Capo centro della Cia in Italia dal 2003 al 2008, che ha svolto una lezione sull'”Intelligence nel XXI secolo: tra clima, pandemie e rischi nucleari” nel corso del Master in Intelligence dell’Università della Calabria diretto da Mario Caligiuri.
Robert Gorelick ha evidenziato la grande trasformazione che ha subito l’intelligence in questo secolo in cui è cambiato tutto, tenendo conto che l’intelligence è una materia molto vasta. Gorelick ha poi ricordato i vari tipi di intelligence da quello da fonti aperte a quello da fonte umana.
“Prima dell’11 settembre gli obiettivi erano statali con priorità di carattere politico, in quanto ci si muoveva nella cornice della Guerra fredda che da poco si era aperta alla globalizzazione. Dopo l’11 settembre gli Stati si sono concentrati sulla lotta al terrorismo e sulla controproliferazione”, ha proseguito. “Oggi – ha ribadito – occorre trasformare l’informazione in prodotto di intelligence. Mentre prima si impiegava molto tempo per la raccolta di informazioni, adesso ci si concentra sull’analisi. Quindi bisogna pensare da adesso alle caratteristiche degli operatori che devono avere coperture adeguate per le operazioni speciali. L’impegno principale dell’intelligence da sempre è quello di rubare segreti, poiché bisogna capire le intenzioni dell’avversario”. Per Gorelick” l’intelligence è interazione tra discipline diverse e occorre andare verso l’integrazione delle competenze e non la separazione e da responsabile della CIA ho cercato di fondere l’attività di operatore e analista”.
Ha poi ricordato che “il 90-95% di tutte le informazioni si trova sulla rete. Il problema è saperle legare, saper unire i punti”.
“Oggi – ha sottolineato Gorelick – l’intelligence nazionale è più tattica che strategica in un contesto che richiederebbe più strategia che tatticismo. I cambiamenti però sono talmente veloci che risulta difficile orientarsi in questa direzione. È indispensabile però operare per avere informazioni strategiche di lungo periodo che consentono di pianificare. L’intelligence nel futuro deve lavorare in modo diverso, integrando tutte le tecnologie e deve interagire con il settore privato per dare più importanza al controspionaggio”.
Gorelick si è infine soffermato sulla riorganizzazione dei Servizi. Ha rilevato una tendenza alla centralizzazione che uccide l’immaginazione. Mentre l’intelligence è soprattutto un lavoro di creatività e immaginazione, mentre la burocrazia annulla queste necessarie capacità. “Più che centralizzazione occorre invece coordinazione, perché aumenta l’immaginazione. Ma per cambiare l’organizzazione occorre dare vita, all’interno dell’intelligence, a una cultura che incoraggi l’immaginazione e la creatività: meno burocrazia ma più inventiva, anche perché il futuro dell’intelligence richiede più collaborazione tra operatori e analisti”.