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L’ultimo soprannome di Angela Merkel

Da “madchen” (ragazzina) a “Mutti”, la mamma del Paese, l’ex cancelliera è stata chiamata in molti, troppi, modi. Ma forse manca un aggettivo che descriva il suo sentimento di appartenenza europeo, la passione per l’Italia, la sua semplicità

Se la stampa tedesca non osa e ritiene off limits le mura e i talami dei politici, la narrativa è di sicuro più ardita. In Italia conosciamo vizi, mogli, amanti e biancheria intima di parlamentari e ministri. In Germania il gossip ha il dischetto rosso nel tragitto dal Bundestag all’uscio delle onorevoli dimore. Così, della cancelliera che ha appena lasciato la politica, Angela Merkel, conosciamo i nomi del primo e del secondo marito (Ulrich Merkel e Joachim Sauer), della stilista che crea i suoi blazer monocolore, Bettina Schoenbac (così concepiti per distrarre l’attenzione dalle fattezze e concentrarla solo sui contenuti), e dei suoi luoghi del cuore: Positano e Ischia (dove trascorre le vacanze di Pasqua) e l’Alto Adige, dove si concede venti giorni di lunghe passeggiate con il consorte.

Nota è anche la sua passione per l’opera e per i fornelli. Pare sia brava a preparare torte di prugne e cioccolato. Sappiamo, inoltre, che la Cdu era nel suo destino, perché a sedici anni si iscrisse a un’associazione con lo stesso acronimo del partito a cui aderirà da adulta, ovvero il “Club Der Ungekssten”, club delle ragazze non baciate. Un’ultima indiscrezione: non ride alle barzellette che racconta suo marito, perché ne afferra il senso in ritardo.

Ciò che, invece, la stampa non le ha risparmiato sono i continui soprannomi che le hanno affibbiato fin dall’inizio, a cominciare da “madchen” (ragazzina), appellativo datole dal suo papà politico, Helmut Kohl. Dopo la disfatta del socialdemocratico Schroder, la ragazzina, o Angie, era, ormai, matura e divenne per tutti “die kanzlerin”. Ma Angie dei Rolling Stones continuò a essere il suo inno, anche se non era stata lei a sceglierlo.

Mandato dopo mandato ha affrontato crisi e problemi che sembravano insormontabili, di qui gli altri appellativi, Merchiavelli e krisis kanzlerin, la cancelliera delle crisi.  La crisi economica, la crisi greca (durante la quale fu soprannominata “signora No”), i migranti, la pandemia. Dopo ogni ostacolo sul suo percorso, diventava sempre più forte, fino al riconoscimento unanime di Mutti (mamma) di tutti i tedeschi. E di appellativo in appellativo, nessuno ha mai pensato di privarla del titolo dei titoli che tutto il mondo le riconosce, quello di Frau Merkel, signora Merkel. Solo l’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ci ha provato, offendendola e definendola “stupid”. La storia ha decretato che die kanzlerin è tutt’altro che stupida.

Così, la scienziata prestata alla politica, che lasciò una promettente carriera nel campo della fisica quantistica per dedicarsi anima e corpo ad altre dinamiche, quelle del suo Paese, è giunta alla fine dei suoi quattro mandati senza scandali e senza particolari incursioni nel suo privato. Ma, come dicevamo all’inizio, laddove si è fermata la stampa, ha osato la narrativa. Alla domanda su cosa farà in pensione, a cui lei stessa non ha saputo rispondere (“non lo so, perché finora non ho avuto nemmeno il tempo per pensarci”), ha dato una risposta esauriente David Safier con il romanzo Miss Merkel, coniando, così, il suo penultimo soprannome.

Sull’onda del successo de Il nodo Windsor di Sophia Bennett (in cui la regina Elisabetta indaga su un omicidio), l’autore tedesco ha immaginato die kanzlerin che in pensione diventa detective privato come un’eroina alla Agatha Christie. E la fantasia che supera la realtà pensa ad Angela e marito con due vezzeggiativi improbabili: i coniugi Sauer nel libro si chiamano “puffeline” e “puffel”. E c’è di più: la coppia ha un cane dal nome… Putin, i cui bisogni li raccoglie la stessa Merkel, dicendo che non è la prima volta che è costretta a rimediare ai disastri di Putin. Insomma, il passaggio da Frau a Miss a puffeline non sembra molto credibile.

Anche perché die kanzlerin è nota per la lentezza con cui prende decisioni e posizioni. Un po’ come Cavour, pensava che la metà dei problemi si risolvesse da sola. Non riusciamo a vederla con la prontezza di un detective in azione. Da giovane, quando le fu proposto di lavorare nella Stasi, una sorta di Ministero per la Sicurezza di Stato, rispose: “Sono troppo loquace, non saprei mantenere un segreto”. Il tempo ci ha detto, invece, che loquace non è e non parla per più di dieci minuti, cercando nei suoi discorsi di accontentare alleati e avversari. Quindi, è escluso che Miss Merkel possa chiudere la carrellata dei suoi soprannomi.

Fantasia per fantasia, nessuno ha pensato a Federica? Angela Dorothea Kasner, che acquisisce il cognome del suo primo marito, Ulrich Merkel, non ha mai nascosto di sentirsi molto vicina a Federico II di Svevia, al suo sentimento di appartenenza europeo, alla passione per l’Italia, alla sua semplicità: “Era uno di noi”. Così la vedono ancora i tedeschi.


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