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Fine del far west nel riconoscimento facciale. Esulta Sensi (Pd)

Con l’ok definitivo della Camera al dl Capienze, diventa legge anche la moratoria sulle tecnologie di riconoscimento facciale nei luoghi pubblici. Per il deputato dem è “un passo avanti molto importante”. Ora palla all’Ue

La moratoria sulle tecnologie di riconoscimento facciale nei luoghi pubblici è diventata una norma in vigore in Italia, con il via libera definitivo dell’Aula della Camera al decreto legge Capienze (303 voti a favore, 28 contrari – tra cui Fratelli d’Italia – e un astenuto). Festeggia Filippo Sensi, deputato del Partito democratico e primo firmatario della proposta di legge, raggiunto da Formiche.net, pur sottolineando che “il divieto sarebbe stato l’orizzonte di senso di questa proposta”.

“In Europa c’è molto dibattito attorno a questo tema ma penso sia la prima volta di una moratoria prevista per legge”, continua Sensi. “È un passo avanti molto importante”. Così il deputato dem spiega il cuore della norma: “Se le forze di sicurezza vogliono attivare questo tipo di tecnologie, che sono vietate fino al 2023, possono farlo soltanto in presenza di un parere favorevole preventivo del Garante della privacy”. Questo “crea un’ulteriore garanzia” per i cittadini, aggiunge.

Ora la palla passa al Parlamento europeo, dove il dossier è già in discussione dopo una comunicazione della Commissione europea. “Visto che queste normative più che nazionali devono essere europee, è bene prendersi il tempo giusto per poter vedere che cosa farà il Parlamento europeo, se sarà più o meno stringente e vincolante delle raccomandazioni della Commissione europea. Successivamente potremmo recepire quanto dirà” l’Eurocamera, continua Sensi. “Oppure magari integrarlo, cambiarlo, inserirlo all’interno di un ragionamento più complessivo sull’intelligence artificiale che è già in discussione in commissione”.

“È un primo passo, che però dice chiaramente stop al far west della sorveglianza a strascico: il cosiddetto capitalismo della sorveglianza di Zuboff Shoshana, almeno per due anni, non è più consentito nel nostro Paese”, conclude.

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