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Che fine farà lo spyware Pegasus. Tutte le ipotesi sul tavolo

L’azienda israeliana Nso Group alle prese con i debiti sta riflettendo sul futuro del controverso software dopo le sanzioni americane. Due fondi Usa pronti a entrare con 200 milioni di dollari ma soltanto per la tecnologia “buona”

Che ne sarà di Pegasus? Finito nella lista nera del dipartimento del Commercio degli Stati Uniti in quanto software utilizzato da alcuni governi “per prendere di mira in modo doloso funzionari governativi, giornalisti, imprenditori, attivisti, accademici e lavoratori delle ambasciate” (tra le vittime anche almeno nove dipendenti del dipartimento di Stato americano), il programma della società israeliana Nso Group è sul mercato. Lo rivela Bloomberg: i 450 milioni di dollari di debiti accumulati hanno portato l’azienda, a cui recentemente ha fatto causa Apple, a cercare soluzioni alternative, che vanno dalla chiusura dell’unità Pegasus, il pezzo pregiato che rappresenta circa la metà delle entrate, fino alla vendita dell’intera società.

Tra le ipotesi riportate da Bloomberg c’è quella del passaggio di Pegasus a due fondi americani che chiuderebbero l’unità dopo aver investito circa 200 milioni di dollari per utilizzare il know-how in servizi di sicurezza informatica di difesa ed eventualmente sviluppare la tecnologia dei droni.

Il segnale dell’amministrazione statunitense Joe Biden al governo di Naftali Bennet con l’inserimento di Nso Group nella lista nera sembrava chiaro. Perché, come sottolineavamo su Formiche.net, “spesso – e neppure troppo silenziosamente – a Washington si è sospettato che il via libera dell’ex primo ministro Benjamin Netanyahu alla vendita di Pegasus ai Paesi del Golfo sia stato utilizzato come leva per raggiungere, un anno fa, gli Accordi di Abramo e la normalizzazione dei rapporti tra quegli Stati e quello ebraico”.

Inevitabilmente, però, la tecnologia Pegasus scotta anche dopo la stretta americana. Per questo sarà interessante vedere che fine faranno l’unità e l’azienda, in che mani finiranno e che ruolo avranno nell’affare il governo e l’intelligence americani. Che, a caccia di partnership con i privati nella sfida tecnologica con la Cina, potrebbero anche decidere di avere più che una voce in capitolo.

“L’innovazione tecnologica e il ruolo delle aziende private nell’innovare è qualcosa che allo stesso tempo possiamo e dobbiamo sfruttare”, ha spiegato Alejandro Mayorkas, segretario alla Sicurezza interna degli Stati Uniti, rispondendo oggi (martedì 14 dicembre, ndr) a una domanda su Pegasus nel corso del Technology Summit di Bloomberg. “Allo stesso tempo, le innovazioni tecnologiche devono aderire ai nostri valori e principi nell’ambiente cibernetico e più in generale”, ha aggiunto definendo questo “un requisito per far sì che queste tecnologie prendano davvero piede e che noi le accettiamo”.

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