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Salute e clima sono un asset strategico. Ora l’Italia lo sa

Di Nicoletta Luppi

La salute e la sostenibilità climatica rappresentano un asset strategico globale per la crescita e la sicurezza dei Paesi. Anche in Italia, dopo anni di tagli alla spesa sanitaria, sembra si sia sviluppata la consapevolezza che il Servizio sanitario nazionale debba essere dotato di risorse adeguate per consentire l’accesso da parte di tutti gli individui alle cure di cui hanno bisogno. L’intervento di Nicoletta Luppi, presidente e Ad di MSD Italia

Si è da poco conclusa la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021 (Cop26), svoltasi in una cornice globale caratterizzata dalla persistenza della pandemia da Covid-19.

Il summit ha portato sul tavolo dei lavori il legame indissolubile che intercorre tra ambiente e salute. È proprio per questo motivo che l’Organizzazione mondiale della sanità ha sottoposto all’attenzione il “Rapporto speciale Cop26 sul cambiamento climatico e la salute”: dieci raccomandazioni della collettività sanitaria globale per agire a favore del clima, basate sulla constatazione da parte della comunità scientifica dei numerosi e inseparabili legami tra clima e salute.

Un pianeta sano è fondamentale anche per la salute e per questo bisogna impegnarsi per fare ognuno la propria parte in tema di sostenibilità ambientale, ponendosi gli ambiziosi obiettivi che anche l’azienda che rappresento ha deciso di perseguire.

Tra questi, il raggiungimento della carbon neutrality entro il 2025 (per quanto riguarda le emissioni di tipo 1-2) e una riduzione del 30% nelle emissioni legate alla catena del valore entro il 2030 (emissioni di tipo 3). La salute e la sostenibilità climatica rappresentano un asset strategico globale per la crescita e la sicurezza dei Paesi.

Dopo anni di tagli alla spesa sanitaria sembra si sia sviluppata, anche nel nostro Paese, la consapevolezza che il Servizio sanitario nazionale debba essere dotato di risorse adeguate, in grado di consentire l’accesso da parte di tutti gli individui alle cure di cui hanno bisogno.

A testimonianza di tale rinnovata consapevolezza intervengono gli investimenti previsti dal disegno di legge di bilancio 2022 con l’incremento annuale del Fondo sanitario nazionale e del budget di spesa farmaceutica per acquisti diretti fino al 2024, il rifinanziamento del Fondo per l’acquisto di farmaci e vaccini anti-Covid e ulteriori risorse da destinare al Fondo per i farmaci innovativi.

Quest’ultimo intervento, in particolare, riconosce come best practice il funzionamento dei Fondi per i farmaci innovativi e gli innovativi oncologici, istituiti con legge di bilancio 2017 e poi unificati con il recente decreto Sostegni-bis a partire dal 2022.

Considerando i risultati positivi ad oggi prodotti dal Fondo e l’incremento di risorse a questo destinate, sarebbe auspicabile un’ulteriore riflessione sulla durata del riconoscimento di innovatività piena, consentendo all’Aifa di esprimersi per una validità almeno fino a sessanta mesi, e di non limitarla a un massimo di trentasei, come previsto dalla norma vigente.

Infatti molte molecole non esauriscono il proprio potenziale di innovazione entro i primi tre anni e una modifica in questa direzione consentirebbe di registrare un duplice vantaggio: per i pazienti – che continuerebbero ad avere rapido accesso alle cure che l’Agenzia ha ritenuto meritevoli di ottenere il requisito di innovatività piena – e per la governance del farmaco, evitando ulteriori aggravi della spesa farmaceutica per acquisti diretti con i correlati, possibili contenziosi legati al payback.

Riconoscere adeguatamente l’importanza dell’innovazione significa fornire una risposta adeguata alle esigenze della popolazione per una vita longeva e in buona salute e porre le basi per un servizio sanitario inclusivo nei fatti, orientato all’innovazione e resiliente nei confronti delle sfide attuali e future.

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