Gina Raimondo, Segretario al Commercio Usa, ha chiesto alla Camera di approvare un decreto-legge che aumenta i fondi per l’industria dei semiconduttori. Mentre alcune delle più grandi società di telecomunicazioni Ue hanno chiesto alle grandi aziende tecnologiche americane di co-finanziare le reti europee
Nel mese di giugno il Senato Usa ha approvato un disegno di legge che punta a finanziare la produzione di semiconduttori grazie allo stanziamento di 52 milioni di dollari. Nonostante l’importanza di questa norma, considerata la crisi globale di semiconduttori e chip, la Camera non ha ancora votato il testo.
Per questo motivo, il Segretario al Commercio Usa Gina Raimondo ha ricordato quanto sia importante far passare questa legge il prima possibile per fronteggiare questa crisi. Ha anche sottolineato che il mercato dei semiconduttori non è fondamentale solo per il settore automobilistico o tech, ma anche per il futuro del Paese, perché “sono essenziali per guidare l’innovazione di domani.”
L’esortazione di Raimondo arriva poco dopo che la società Samsung ha annunciato di voler investire 17 miliardi di dollari per un impianto di semiconduttori in Texas made in the Usa. Ringraziando Samsung, Raimondo ha sottolineato il valore di stanziare fondi per l’innovazione negli Stati Uniti, in modo tale da poter essere pronti a competere a livello globale.
Pochi giorni dopo alcune società di telecomunicazioni europee hanno chiesto l’esatto contrario. Per Vodafone, Deutsche Telekom, Telefonika, Orange e molti altri, le grandi aziende della Silicon Valley dovrebbero stanziare fondi per sviluppare e migliorare le reti europee considerato quanto utilizzano queste infrastrutture. Hanno chiesto, dunque, alle aziende Usa di non investire solo a livello nazionale, ma anche in Europa dato che alcune delle loro più grandi tech dominano quote di mercato in alcuni Paesi dell’Unione.
In un comunicato mandato a Reuters, i dirigenti delle aziende Eu hanno riportato quanto sia importante mantenere attive queste reti di telecomunicazione, ma che al contempo quanto queste necessitano di grandi investimenti, che quest’anno hanno raggiunto circa 52 miliardi di euro, fondi che le aziende non possono più sostenere ogni anno. “Questo modello può essere sostenibile solo se tali piattaforme big tech [i cui nomi non sono stati elencati ma sembra siano tutte statunitensi] contribuiscono equamente ai costi di rete”, hanno scritto i dirigenti.