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Il nuovo grattacapo cinese per Trudeau è la cantante arrestata a Hong Kong 

Tra gli arrestati nel blitz al giornale “Stand News” c’è anche Denise Ho, popstar e attivista. L’accusa delle autorità filocinesi è associazione a delinquere. È cittadina canadese e questo apre nuovi interrogativi per il governo di Ottawa reduce dal caso Lady Huawei

Dopo sette anni ha chiuso Stand News, testata giornalistica online di Hong Kong. In seguito a un raid della polizia e a sette arresti, sono stati anche rimossi tutti i contenuti. L’accusa è di associazione a delinquere finalizzata alla diffusione di pubblicazione sediziose, punibile con due anni di carcere e una multa di 5.000 dollari di Hong Kong in base alla Crimes Ordinance, l’equivalente del codice penale. Inoltre, sono stati sequestrati beni per 61 milioni di dollari di Hong Kong.

Gli arrestati sono dipendenti, ex impiegati e persone coinvolte nelle attività della testata. Tra loro figurano il vicedirettore Ronson Chan Ron-sing, l’ex caporedattore Chung Pui-kuen, il caporedattore ad interim Patrick Lam, l’avvocato Margaret Ng e la popstar e attivista democratica Denise Ho, già membro del consiglio di amministrazione della società. Anche le loro case sono state perquisite.

Quest’ultima, 44 anni, impegnata politicamente dal 2012 (anche nelle battaglie Lgbt), ha partecipato alle proteste di Hong Kong del 2014 e a quelle del 2019, parlando anche, nel luglio di due anni fa, della situazione della città davanti al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra, un discorso più volte interrotto dai diplomatici cinesi. Negli anni scorsi è stata boicottata, per il suo sostegno alla causa di Hong Kong, anche da Lancôme, azienda di cosmetici francese.

Cresciuta a Montreal, con studi anche nell’istituto francofono gesuita Collège Jean-de-Brébeuf, Il caso Ho potrebbe rappresentare il prossimo grattacapo cinese per il primo ministro canadese Justin Trudeau, dopo quello, risolto a settembre dopo quasi tre anni, che ha coinvolto Meng Wanzhou – dirigente di Huawei e figlia del fondatore del colosso cinese – l’ex diplomatico Michael Kovrig e l’uomo d’affari Michael Spavor. La prima era stata arrestata su mandato degli Stati Uniti con l’accusa di spionaggio ed è stata rilasciata in virtù di un accordo con la giustizia americana. I secondi erano finiti in manette in Cina pochi giorni dopo il fermo di “Lady Huawei”.

Un caso che ha rappresentato la “quintessenza delle aggressioni ‘da zona grigia’” tra guerra e pace, aveva spiegato Elisabeth Braw, senior fellow dell’American Enterprise Institute e firma di Foreign Policy, a Formiche.net. Così l’esperta inquadrava questo strumento sempre più spesso utilizzato per indebolire un altro Paese con mezzi diversi da quelli tipici dei conflitti armati, che ha costi e rischi ridotti per chi lo adotta (come Cina e Russia) e che invece richiede alle società aperte di coinvolgere tutti i loro settori per contrastarle con efficacia: “fate qualcosa che non ci piace, e noi tratteniamo un vostro cittadino a caso per fare pressione su di voi fino a quando non cambierete la vostra decisione”.

Anche per questo sembra urgente quella una “risposta veloce”, come ha scritto il deputato conservatore Garnett Genuis su Twitter rivolgendosi a Trudeau e alla ministra degli Esteri Mélanie Joly. 

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