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Basterà il percorso di Saied per uscire dalla crisi tunisina?

Referendum costituzionale e poi elezioni: il presidente Saied detta la via per uscire dalla crisi istituzionale. Ma è disegnata intorno alla sua figura. I dubbi dell’ex deputata Ben Mohammed e l’analisi di Profazio (IISS)

Il presidente tunisino, Kais Saied, ha annunciato una road map attesa da tempo per riportare la normalità nel Paese attraverso un referendum costituzionale che si terrà il prossimo luglio, a un anno dal giorno in cui ha preso ampi poteri con mosse che i suoi oppositori definiscono “colpo di stato”.

Il percorso di uscita dalla crisi – che è istituzionale, economica, sociale – è stato reso pubblico con un discorso trasmesso in diretta televisiva, in cui sono state segnate due date fondamentali: il 25 luglio 2022 è stato scelto per il referendum e il 17 dicembre, anniversario della rivoluzione, per le elezioni parlamentari. In mezzo: dal primo gennaio fino al 20 marzo sarà il periodo dedicato alle consultazioni pubbliche, entro giugno dovrà essere pronta una prima bozza della nuova costituzione.

Saied in Tunisia impersona un potere quasi assoluto da quando ha sospeso il parlamento, licenziato il primo ministro e assunto la guida dell’esecutivo. La mossa con cui il presidente aveva congelato praticamente tutta la catena politica tunisina era stata piuttosto popolare – nonostante le preoccupazioni di Europa e Stati Uniti sul rischio di una deriva autoritaria.

Anni di stagnazione economica e paralisi politica avevano portato i cittadini a sposare la linea dura del presidente nella speranza che potesse da questa passare un cambiamento. Ultimamente però, l’opposizione si è acuita, anche da parte dei partiti politici e importanti attori nazionali che inizialmente erano favorevoli alla decisone del presidente.

I due mesi che Saied ha impiegato per nominare un nuovo primo ministro, e il ritardo nel dettagliare la road map, hanno aggiunto preoccupazioni sulla capacità della Tunisia di affrontare una crisi urgente e nelle reali volontà del presidente, che già a settembre aveva messo da parte gran parte della costituzione per governare per decreto, mettendo in dubbio i guadagni democratici del paese nordafricano dalla rivoluzione del 2011 che ha innescato le rivolte della Primavera araba.

“Vogliamo correggere i percorsi della rivoluzione e della storia”, ha detto Saied nel suo discorso, dopo aver rimproverato i critici del suo intervento, e ha poi fatto sapere che nominerà un comitato di esperti per redigere una nuova costituzione, e che le attività del parlamento resteranno sospese fino alle elezioni di dicembre.

Dettare un percorso chiaro verso un riordino istituzionale e costituzionale può essere decisivo perché con questo la Tunisia potrebbe assicurarsi l’assistenza finanziaria internazionale mentre lotta per trovare fondi a sostegno del deficit fiscale e del bilancio del prossimo anno. Sono stati aperti colloqui con il Fondo Monetario Internazionale, ma i principali donatori hanno indicato che non sono disposti a intervenire senza quello che hanno chiamato un approccio “inclusivo”. La road map serve a Saied anche per costruire legittimità agli occhi della Comunità internazionale mentre porta avanti la sua agenda.

“Nel discorso di Saied ci sono due messaggi, il primo è rivolto all’interno, agli alleati o componenti politici e sociali che hanno sostenuto il suo 25 luglio, l’altro è destinato all’estero mettendo un’agenda di un anno e promettendo di fare una nuova costituzione, legge elettorale e elezioni a dicembre 2022″, spiega a Formiche.net Imen ben Mohammed, ex deputata tunisina e membro della costituente.

Praticamente per Said l’equazione sembra semplice, o sei con me fino all’ultimo o sei il nemico, e questo vale anche per i suoi alleati che lo hanno criticato ultimamente tra i media. “Tutto questo è molto pericoloso — continua ben Mohammed — perché Said non solo mette le regole del gioco in modo autoritario e antidemocratico, ma ha dichiarato anche di voler eliminare tutte le istituzioni che potrebbero controllare queste regole”.

Praticamente farà una costituzione scritta da lui (votata sui social network come ha suggerito), poi anche una legge elettorale e controllerà lui pure le elezioni? “Tutto eliminando ogni contropotere. E come al solito non ha nemmeno accennato alla situazione economica e sociale nel paese, la sua agenda è chiara, un narciso affamato di potere e non ha nessuna visione o soluzione per il paese. La Tunisia sotto Saied sta vivendo un ritorno a un autoritarismo peggio di quello di Ben Ali”, spiega l’ex deputata.

Sebbene abbia scelto date simboliche, il presidente Saied non ha fornito dettagli e tutto resta nebuloso, secondo Umberto Profazio, associate fellow presso l’IISS e analista esperto di Maghreb della Nato Foundation. C’è qualcosa di solido dietro a questo simbolismo? “C’è un quadro vacuo, non sono chiari i meccanismi ma è chiaro che Saied e i suoi uomini avranno un ruolo centrale, e questo potrebbe produrre altre tensioni sociali, perché si stanno accreditando le tesi di una concentrazione di potere nelle sue mani”.

”Dopo quello che è successo il 25 luglio di quest’anno, la transizione tunisina si è di fatto riaperta — spiega Profazio — e lo stesso presidente par e non abbia chiari i prossimi passaggi. Poi c’è un fatto: i problemi istituzionali potrebbero essere risolti, ma resta il grande nodo della crisi economica. Questo potrebbe far sì che i problemi nel breve o medio periodo potrebbero esacerbarsi, e la situazione diventare insostenibile”.

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