Attesa tra pochi mesi la svolta diplomatica di Kiev. Il presidente ha recentemente utilizzato la storia dello Stato ebraico per parlare delle minacce russe all’integrità del suo Paese. Gli obiettivi: ottenere il via libera per nuove armi e rafforzare la sua credibilità internazionale
L’Ucraina potrebbe presto aprire un ufficio di rappresentanza a Gerusalemme dedicato alla cooperazione economica e tecnologica in occasione di una visita del presidente Volodymyr Zelensky nel corso dell’anno prossimo. Una mossa che porterebbe verso il riconoscimento della città “unica e sola capitale” di Israele? L’apertura della sede diplomatica è questione di mesi, non di anni, ha spiegato Yevgen Korniychuk, ambasciatore Ucraino in Israele, in occasione di un evento per i 30 anni dei rapporti diplomatici tra i due Paesi, alla presenza di Ze’ev Elkin, ministro israeliano per gli Affari di Gerusalemme, cresciuto in Ucraina.
Ma il presidente Zelensky, ha spiegato il diplomatico, ha posto alcune precondizioni nel rapporto di sicurezza e difesa tra i Paesi prima che ciò possa accadere. La questione è stata al centro dei suoi colloqui con Elkin e il presidente israeliano Isaac Herzog in occasione del loro incontro in Ucraina in occasione di un viaggio per la cerimonia dell’ottantesimo anniversario del massacro di Babi Yar, uno dei più gravi eventi dell’Olocausto.
Nei giorni scorsi, Zelensky è intervenuto al Forum ebraico di Kiev per celebrare i 30 anni di relazioni diplomatiche tra i due Paesi, facendo un paragone tra Israele e l’attualità dell’Ucraina, con la minaccia delle truppe russe al confine: “Sappiamo che cosa significa non avere un proprio Stato. Sappiamo cosa significa difendere il proprio Stato e la propria terra con le armi in mano, a costo delle nostre stesse vite”.
All’incontro, ospitato da Jewish Confederation of Ukraine, Center for Jewish Impact, Combat Antisemitism Movement e Euro-Asian Jewish Congress, il presidente ucraino ha anche detto: “Sia gli ucraini, sia gli ebrei danno valore alla libertà” ed entrambi lavorano affinché il futuro dei loro Paesi non sia quello “che altri vogliono per noi. Israele è spesso un esempio per l’Ucraina”, ha aggiunto: sottolineature importanti fatte dal presidente, ebreo come il primo ministro, di un Paese che si porta dietro il peso che la disinformazione russa ha dato ad alcune formazioni politiche di ultra-destra che hanno contribuito alla rivoluzione del Maidan.
In questi stessi giorni si è svolto anche l’Ukrainian-Israeli Innovation Summit, evento che ruota attorno al business e alla tecnologia, in cui però vengono approfondite relazioni diplomatiche.
“L’Ucraina ha sostenuto fortemente gli sforzi della comunità internazionale volti a raggiungere una pace duratura in Medio Oriente, dove tutte le nazioni possano vivere fianco a fianco in pace e sicurezza. Noi crediamo che la questione di Gerusalemme debba essere risolta attraverso negoziati sulla base delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e dell’Assemblea Generale. L’Ucraina e Israele sono legati da stretti legami storici, culturali e interpersonali”, ha spiegato l’ambasciatore Korniychuk: “Come un ulteriore passo verso l’approfondimento del nostro rapporto speciale, l’Ucraina sta considerando l’apertura di un ufficio a Gerusalemme per promuovere la cooperazione reciprocamente vantaggiosa nel settore IT e gli investimenti, mentre l’ambasciata ucraina continua ad operare a Tel Aviv”.
Diversi Paesi hanno aperto uffici di rappresentanza a Gerusalemme per poi riconoscere Gerusalemme capitale di Israele. Tra questi, Colombia, Brasile, Repubblica Ceca e Ungheria. Gli Stati Uniti hanno spostato la loro ambasciata a Gerusalemme nel 2018. Guatemala e Honduras hanno seguito l’esempio. Il Kosovo ha aperto la sua ambasciata in Israele a Gerusalemme.
Tra pochi mesi dovrebbe toccare all’Ucraina. Difficile pensare che Zelensky ignori la prudenza sull’Ucraina da parte di Israele, che con la Russia ha legami profondi oltre ad aver stabilito un importante meccanismo di de-conflitto sulla Siria. Piuttosto, il presidente ucraino potrebbe essere alla ricerca di un nuovo modo per rafforzare la sua credibilità internazionale, anche agli occhi di Vladimir Putin. O forse provare anche attraverso lo Stato ebraico a trovare una sponda per allacciare un contatto col presidente russo.
C’è poi il tema armi: l’Ucraina ha bisogno di mostrarsi pronta a livello di armamenti (sia come tecnologia che come armamenti) davanti alla deterrenza russa – mostrata con i muscoli degli oltre centomila soldati ammassati, con vari assetti, sui tre lati del confine orientale ucraino. La famiglia di droni israeliani Harop, Hero e Spike potrebbe fornire alternative più economiche dei missili Javelin inviati dagli Stati Uniti come rafforzamento tattico contro i ribelli del Donbas, per esempio. Tecnologie che potrebbero fornire a Kiev un vantaggio in termini di capacità di guerriglia. Tuttavia, ci vorrà un notevole sforzo diplomatico per convincere Israele a invertire il suo attuale rifiuto di vendere droni all’Ucraina. Il riconoscimento di Gerusalemme potrebbe essere una spinta in più a certe discussioni.