Per superare senza bagni di sangue l’impennata dei prezzi occorre partire da due premesse: la prima è che non si tratta di un fatto congiunturale, la seconda è che la crescita dei costi dell’energia non si risolve tornando alle fonti termali. Anzi… Il commento di Matteo Caroli, economista e docente Luiss
Sul forte aumento delle tariffe di gas ed elettricità occorre partire da due premesse: la prima è che non si tratta di un fatto congiunturale: stiamo, infatti, osservando il risultato dell’evoluzione strutturale della domanda globale e dell’offerta in Europa, peggiorata da un assetto geo-politico a noi non favorevole. La seconda è che la crescita dei costi dell’energia non si risolve tornando alle fonti termali, la transizione energetica non può rallentare considerato che la degenerazione del clima e la rilevanza del suo infausto impatto sociale ed economico stanno accelerando.
I finanziamenti alle famiglie meno abbienti per ridurre la bolletta sono quindi utili per attutire il colpo. Così come, riaccendere provvisoriamente una centrale a carbone è necessario per evitare il black out. Ma è illusorio pensare che siano misure utili per risolvere la questione. Così come non aiutano in alcun modo quelle voci udite in queste settimane che ricordano come abbandonare le fonti termiche sarà lungo e doloroso.
Anche sul fronte dell’energia il mondo sta cambiando. Gli schemi del passato non funzionano più, ne occorrono di nuovi e poiché tutto sta accadendo con velocità inattesa, bisogna avere il coraggio di innovare con altrettanta rapidità. Risolvere la questione energetica va considerata una delle priorità politico-economiche in assoluto, richiede una azione del governo nazionale decisa e lungimirante, articolata sul fronte sia dell’offerta, sia della domanda e ispirata ad un principio ormai noto: economia circolare.
Economia circolare significa in primo luogo accelerare sul fronte dell’efficienza energetica, ci sono vincoli tecnologici. Bisogna incentivare gli investimenti in innovazione per superarli. Al contempo, va rafforzata la pratica del risparmio. Così come si combatte lo spreco alimentare, va fatto capire alle persone che è ora di preoccuparsi anche dello spreco di energia (così come di acqua e di tutte le materie prime).
L’altro nodo cruciale è la produzione di elettricità. Fino al 2019 eravamo tra i Paesi leader in Europa per capacità installata e consumi di elettricità da fonti rinnovabili. Ma in questi anni ci siamo fermati. Ancora una volta, la ragione principale è stata il combinato di un quadro normativo generale incerto, della burocrazia (ma in alcuni casi, anche della politica) locale e di un’iniziativa imprenditoriale più tiepida che in passato a causa della mancanza di incentivi. È necessario un salto di qualità da parte sia di chi amministra, sia di chi investe. Aumentare rapidamente la capacità di produzione da rinnovabili è ormai così impellente da giustificare, se necessario, procedure straordinarie.
Non disporre di energia ad un costo sostenibile significa il tracollo economico e sociale, tanto quanto una pandemia mal gestita. Per evitarlo, bisogna fare qualsiasi sforzo e farlo velocemente.