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Clima, Cina, Russia. Le dieci sfide per Biden viste da Katulis

Dieci, grandi sfide per la politica americana, a casa e all’estero. Il bilancio del 2021 targato Joe Biden è di chiari e scuri. Dalla sfida a Russia e Cina alla crisi economica, le pagelle di Brian Katulis, non-resident Senior fellow del Center for American Progress

Mentre l’amministrazione Biden si avvicina a celebrare il primo anno in carica, è difficile indicare un solo successo in politica estera. In parte questo riflette la natura del mondo come è oggi – è infatti difficile immaginare posti dove in pochi mesi si possano incassare grandi risultati, invece di un approccio graduale e di ampio respiro agli affari globali.

In parte però questa constatazione riflette il fatto che il centro di gravità del primo anno di Biden è stato il fronte interno, con la doppia crisi della pandemia e della stagnazione economica che ne deriva.

Quantomeno, almeno per ora, l’era della politica estera americana dettata dai tweet cui abbiamo assistito tra il 2017 e il 2020 è alle spalle. Da parte sua l’amministrazione Biden ha rispettato per buona parte le promesse fatte nella Guida ad interim per la sicurezza nazionale pubblicata nelle sue prime settimane in carica: “Faremo scelte intelligenti e disciplinate sulla nostra difesa nazionale e faremo un uso responsabile del nostro esercito, elevando la diplomazia a strumento primario di azione”.

Una caratteristica della politica americana oggi è il rumore e la mole di analisi che circondano la politica estera del nostro Paese. Ad esempio, non è ancora chiaro quali risultati tangibili abbiano prodotto due giorni di discussioni online durante il Summit delle Democrazie di Biden – temo sia parte dello strano mondo formato Zoom in cui viviamo ormai da due anni. Quel summit di certo ha avuto un risultato: un’ondata di editoriali “rivelatori” scritti dal complesso industriale degli opinionisti politici americani, un settore chiave dell’economia che di questi tempi è più grande del numero effettivo di persone che lavorano su questi temi da dentro il governo.

Qualsiasi tema in America tende ad essere trascinato nello scontro tra squadre che colpisce tutti gli aspetti della società americana – e la politica estera non fa eccezione. Come risultato, la confusione regna sovrana ed è arduo distinguere la realtà della politica estera di Biden dalla corsa a commentarla.

La pandemia

Il team Biden è entrato in carica mentre l’America faceva i conti con 4000 morti al giorno e l’incertezza regnava dentro e fuori il Paese. L’amministrazione ha lavorato per distribuire i vaccini sviluppati nel 2020, con più di una sfida politica e pragmatica da superare. Sul fronte internazionale, ha adottato un approccio più multilaterale dell’amministrazione Trump, ma l’emergere delle varianti Covid e un sistema di risposta alla pandemia estremamente frammentato hanno impedito una più efficace reazione all’estero.

Ripresa economica – in patria e all’estero

La pandemia ha lasciato un conto economico salato, non solo in America. L’amministrazione Biden si è mossa rapidamente per far passare un decreto di stimolo molto popolare in primavera. Ma la più ampia agenda per investire nelle infrastrutture e per ricostruire la rete di protezione sociale si è arenata in estate e autunno a causa del muro dei Repubblicani e delle lotte interne al Partito democratico. Biden ha avuto infine l’approvazione che cercava, ma con diversi mesi di ritardo. Entrambi i decreti hanno aiutato a far ripartire l’economia americana e inviato un segnale al mondo sulla direzione economica del Paese, ma senza produrre una piena inversione del trend.

Sul piano internazionale, il team Biden ha lavorato a un approccio economico coordinato con i partner democratici in Europa ed Asia, ha tenuto diverse conferenze di rilievo con tanto di dettagliati comunicati. È il caso della nota che ha chiuso il G7 di giugno sull’agenda “Build back better” o ancora quella prodotta dal G20 di Roma con l’accordo su tasse e tariffe. Ma ancora una volta le parole di questi documenti hanno superato di gran lunga le azioni concrete per metterle in pratica. Nuove sfide si sono imposte sul finire dell’anno, come l’efficienza delle supply chain, la sicurezza e l’inflazione.

Cambiamento climatico

Fin dall’inizio Biden ha indicato nel cambiamento climatico la prima priorità di policy sia sul piano interno che estero, e ha subito nominato l’ex Segretario di Stato John Kerry come suo inviato speciale per il Clima. Il più grande focus sul piano internazionale è stata la Cop26 a Glasgow, da cui sono usciti tanti impegni che, come sul fronte economico, richiedono però che ci sia un seguito da parte di tutti i Paesi, Stati Uniti inclusi.

Cina

Quella con la Cina è la relazione bilaterale più importante che abbia l’America. Quest’amministrazione ha coniugato dialogo e competizione con la Cina in diverse arene. Nessuna di queste ha prodotto chiare vittorie o sconfitte. La Cina continua a minacciare Taiwan e a muoversi con aggressività nello scacchiere internazionale, e la Casa Bianca sta lavorando per costruire partnership e alleanze per fermarla. Rimane poco chiaro quale sia la vera priorità per gli Stati Uniti, e da parte di Biden non c’è stata una narrazione coerente sulla Cina.

Russia

Come con la Cina, l’amministrazione Biden ha adottatom un approccio più prevedibile e meno erratico di Trump con la Russia. Ma allo stesso modo, i risultati sono ambigui. La recente minaccia russa contro l’Ucraina ha innescato una risposta ad ampio raggio da Biden e la maggior parte dei suoi alleati europei. Non è detto che questa deterrenza funzioni, né che l’America prenda decisioni concrete per sostenere Paesi come la Lituania, minacciata da Russia e Cina.

Relazioni transatlantiche

Biden ha lavorato per proiettare l’immagine di un’America più solida e affidabile rispetto agli alleati europei del suo predecessore, ma anche qui il lavoro rimane incompleto. Tanti dei dossier transatlantici sono impattati dalle cinque priorità elencate qui sopra, e per buona parte del 2021 sono stati al centro di meno drammi rispetto a quelli visti nei quattro anni precedenti. Non che momenti del genere siano mancati: come il polverone tra America e Francia sulla sorpresa del patto di sicurezza trilaterale Aukus tra Australia, Regno Unito e Stati Uniti. I rapporti transatlantici sembrano comunque più stabili, anche se esposti alle correnti politiche interne da entrambi i lati dell’Atlantico.

Immigrazione

Spesso dimenticata nel dibattito sulla politica estera, l’immigrazione è invece un tassello chiave su entrambi i fronti, e qui Biden non può rivendicare grandi successi. Gli arresti alla frontiera Sud hanno raggiunto un record, e il sistema politico americano sembra incapace di produrre una risposta credibile. La sfida cronica dell’immigrazione rimane intatta né è chiaro se l’amministrazione Biden abbia un piano per farci i conti.

Democrazia all’estero

L’amministrazione ha mantenuto la promessa di un summit delle Democrazie online a dicembre, e il prossimo anno traccerà un bilancio di quanto ottenuto. Ma qualsiasi prospettiva di successo su questo fronte è legata alla capacità dell’America e di altri Paesi nel mondo di dimostrare che le democrazie sono in grado di passare ai fatti sui temi che preoccupano i loro cittadini, come la pandemia e la crisi economica.

L’Iran e il Medio Oriente

Come con l’immigrazione, l’amministrazione non ha raggiunto grandi risultati su altre priorità che pure erano state indicate in campagna elettorale. I dialoghi nucleari con l’Iran ad esempio finora non hanno prodotto un nuovo accordo, né hanno avuto successo gli sforzi per finire la guerra in Yemen. L’Iran rimane in cima all’agenda, viste le tensioni sul programma nucleare e le sue incursioni regionali che hanno aumentato l’instabilità in un’area del mondo che è già precaria. Peccato che il team Biden non sembra avere un piano B pronto.

Afghanistan

Ultimo, non per importanza, l’Afghanistan: un grande inciampo della politica estera di Biden nel suo primo anno in carica. Il ritiro confusionale delle truppe americane ha appannato l’immagine di presidente più competente di Trump che Biden ha provato a costruire, e sollevato dubbi sull’affidabilità strategica dell’America e la sua capacità di coordinarsi con i partner in Europa e in Medio Oriente.

Le dideci priorità che hanno segnato la politica estera di Biden nel 2021 torneranno con ogni probabilità il prossimo anno. Data la natura imprevedibile del sistema internazionale, molte altre ne emergeranno e richiederanno una risposta.

Ma la più grande sfida che attende il presidente e l’America rimane sul piano interno – con una cronica instabilità del sistema politico. Il 2021 è iniziato in America con un’insurrezione e un attacco violento al Congresso americano, un evento scioccante che ha lasciato il segno. L’ombra della violenza e di una sommossa continua ad aleggiare nella politica americana.

Le placche tettoniche continuano a muoversi nel mondo in un tempo di grave incertezza sul futuro dell’America e del suo sistema politico.



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