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Le tensioni in Ucraina come l’Iraq. Il commento di Paganini

Chi vuole la guerra, gli Usa o la Russia? Nessuna dei due, ma l’Europa sta a guardare inebetita dalla rivoluzione verde mentre il costo energetico sale. Cosa dobbiamo fare per imparare a gestire la nostra politica estera? Il punto di Pietro Paganini (Competere)

La questione ucraina ricorda molto quella dell’Iraq. Allora gli USA scatenarono una guerra con il pretesto delle armi di distruzione di massa che mai trovarono. 
In Ucraina sostengono, con la sciocca amplificazione emotiva dei media, che l’invasione da parte dell’esercito russo di Putin è imminente. 
Non ci sarà alcuna guerra perché la Russia di Putin non vuole una guerra, almeno nel senso tradizionale. 
  • Una guerra c’è già. Non implica l’uso della forza militare, per fortuna, ma si limita a scorribande tra spie, pirati informatici, e azioni civili di disturbo. Non riguarda l’Ucraina ma il controllo dell’energia.
L’Europa ha disperato bisogno di energia. Non avendo molte risorse a cui attingere, si deve rivolgere anche alla Russia. Deve quindi esserci un rapporto diplomatico forte tra Europa e Russia. L’Ucraina, che come regioni della zona ambisce all’Occidente, è perciò ragione del contendere. Europa e Russia potrebbero facilmente trovare un accordo che favorisca l’occidentalizzazione pacifica dell’Ucraina. Con le basi NATO e con gli USA di mezzo questo accordo diventa impossibile. 
 
Gli USA stanno rivelando il vero intento della loro azione in Ucraina. Non si preoccupano di Libertà e Democrazia. Sono interessati a infastidire il vecchio nemico russo, non esente da responsabilità geopolitiche, e soprattutto dal punto di vista USA, di vendere gas all’Europa. 
Tanto che in caso di invasione russa, gli USA – non l’Europa – minacciano di chiudere il gasdotto North Stream. Il gas mancante l’europa lo avrà dagli USA, che andranno quindi ad aumentare le loro forniture ai partner UE. 
 
Siamo e non possiamo che essere atlantisti. Siamo e non possiamo che promuovere la Liberaldemocrazia contro qualsiasi dittatura e totalitarismo. Siamo perché non si facciano compromessi diplomatici, economici e sociali quando in gioco ci sono i diritti e le Libertà. Ma non siamo sciocchi. 

Se il nostro partner, gli USA, guidati da militari e burocrati che non brillano per successi internazionali (la lista dei fallimenti dal 45’ in poi è piuttosto lunga), sbagliano, è bene segnalarglielo, e sfilarci, pensando ai nostri interessi di Democrazia Liberale che non ha fonti di energia da cui attingere.

Gli USA sono stati bravissimi, a differenza degli illusi ambientalisti europei, a investire nella produzione di energia e a rendersi autosufficienti, e diventando il primo produttore e esportatore al mondo. 
L’Europa è un partner ma anche un cliente da fidelizzare creandogli una dipendenza cronica. 
 
L’Europa ha fatto di tutto per cadere nella dipendenza. Ha rinunciato in larga parte al nucleare, ha boicottato oli vegetali come l’olio di palma, e insegue in fretta e furia, senza valutarne le conseguenze, il sogno della neutralità ambientale. 
 
Come un tossico vaghiamo alla ricerca di chi, dittatori e regimi che finanziano il terrore, ci possa passare energia. Pur di avere la “roba” ci facciamo i dispetti tra di noi (vedi la Libia e la stessa Russia). 

L’America, come una madre affettuosa, viene a salvarci dall’inferno, ancora una volta, ma lo fa, afferma giustamente, assoggettandoci alla sua dipendenza.

Chi si occupa di questioni militari sa bene, e lo ha dimostrato, che l’esercito russo ammassato ai confini dell’Ucraina non è sufficiente a invadere con l’ambizione di un qualche risultato. 

Di Rivoluzioni ce ne sono state due in Russia in meno di un secolo. Putin vuole certamente evitare la terza che gli costerebbe la testa.

Le truppe russe sono un’arma, fastidiosa, della diplomazia di un leader con ambizione zariste, ma sono anche una risposta alle provocazioni NATO di basi con missili puntati verso la Russia.

In mezzo c’è il gas e l’Europa senza energia.

L’Europa dovrebbe, per una volta, chiedere ai partner NATO di farsi da parte, e dovrebbe sedersi da sola al tavolo con Putin, senza gli USA a fare confusione.

L’Ucraina ha la sfortuna geografica e storica di essere lì.

Una soluzione Occidentale richiede tempo e generazioni, con la diplomazia e la pazienza arriverà.

Nel frattempo, i paesi europei dovrebbero dotarsi politiche energie sostenibili, sostenibili per l’ambiente, ma soprattutto per il business e i cittadini. Prima di intraprendere la rivoluzione verde dovrebbero meglio bilanciare la questione climatica con le conseguenze indesiderate di politiche avventate.

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