Domenico Giordano di Arcadia legge “in controluce” il mood per la rielezione di Mattarella, ovvero attraverso tre parole del breve discorso: “Le condizioni impongono di non sottrarsi ai doveri cui si è chiamati – e, naturalmente, devono prevalere su altre considerazioni e su prospettive personali differenti – con l’impegno di interpretare le attese e le speranze dei nostri concittadini”
Se potessero scrivere, sceneggiare e girare un nuovo sequel del loro più grande successo cinematografico del 1980, realizzato nel paleolitico della Rete, Jim Abrahams e i fratelli David e Jerry Zucker avrebbero già tutto pronto, attori, soggetto, gag, imprevisti e improvvisazione a gogò e, ovviamente, il necessario lieto fine. Dovrebbero solo cambiare il titolo e sostituire l’aereo con il Parlamento più pazzo del mondo.
Perché questa è stata la settimana che ci siamo lasciati alle spalle, “pazza” e incredibile, talmente straniante che evitare di essere banali e ripetitivi è impresa assai difficile. Sono saltati nomi autorevoli, antiche alleanze, convenzioni e regole del bon ton istituzionale, rapporti personali – ma questi nella partita per il Colle contano davvero poco – mezzi accordi e patti di ferro e in questo caravanserraglio di veti e contro-veti forse ci rimane una sola chiave di lettura a disposizione per scansare il pericolo dell’ovvietà.
Fermiamoci alla dichiarazione, tanto essenziale quanto esaustiva, fatta da Sergio Mattarella nell’accettare l’esito della votazione del Parlamento, precisamente, da tre parole che ha utilizzato: doveri, attese e speranze e proviamo a censire il mood della Rete per il presidente Mattarella con una prospettiva in controluce.
Solo nella giornata di ieri, 29 gennaio, la keyword “doveri” ottiene online oltre 500 menzioni generali e un sentiment positivo che sfiora il 60%.
La genericità dei tre termini, però, potrebbe lasciare comprensibilmente spazio a una lettura forzata dell’associazione tra l’atteggiamento favorevole degli utenti verso la keyword e la rielezione di Sergio Mattarella al Colle. Ecco perché in soccorso ci vengono da una parte gli hashtag più utilizzati in abbinamento al termine di ricerca e dall’altra la linea temporale delle menzioni e dell’engagement.
Come mostrano chiaramente i grafici, l’hashtag #mattarella è in pole tra quelli che gli utenti hanno scelto per relazionarsi con il richiamo ai “doveri” fatto nel suo breve discorso da Mattarella.
Lo stesso quadro lo vediamo riproposto con “speranza”, la seconda chiave di ricerca fatta come le altre due con la piattaforma Liveinsight di Blogmeter, che incassa un mood positivo al 43% e, in particolare, la preminenza dell’hashtag #mattarella tra quelli più frequenti scelti dagli utenti.
Infine, anche con “attese”, che rappresenta la terza delle chiavi di ricerca gli indizi si trasformano in una prova solida da poter tranquillamente portare in tribunale. Il mood in questo caso è positivo per oltre due terzi, siamo al 62,27% e a piantare la bandiera sull’Everest degli hashtag è ancora una volta #mattarella.
La validità della lettura in controluce trova la sua conferma nella linea temporale dell’engagement che ci restituisce il momento esatto in cui in Rete c’è stata una polarizzazione sui tre termini. I picchi evidenziano non soltanto una simultaneità di partecipazione, ma in primis mettono in luce che il dibattito online si è acceso un secondo dopo che il Presidente della Repubblica ha terminato il suo intervento.