Il miliardo di tonnellate di prodotti gettati nella spazzatura ogni anno, il miliardo di esseri umani sotto nutriti. Come cambiano i sistemi di produzione e di consumo alimentare, la svolta green e le grandi migrazioni. “Cibo, la sublime ossessione” la lectio magistralis di Oscar Farinetti promossa dalla Fondazione Guido Carli il 25 febbraio. L’intervento di Romana Liuzzo, presidente della Fondazione Guido Carli
L’etica che guida le nostre vite, che fa da sfondo alle più delicate scelte politiche e ai più importanti investimenti economici è lo stesso pensiero morale che deve accompagnarci alle nostre tavole.
Esiste un’etica dell’economia, un’etica dell’impresa, dobbiamo fare i conti e accettare di farci guidare dall’etica del cibo.
Quanto sia necessario farlo ce lo ha ricordato di recente Papa Francesco, intervenendo in occasione della Giornata mondiale dell’Alimentazione. “Attualmente assistiamo a un autentico paradosso quanto all’accesso al cibo – e se non vogliamo mettere in pericolo la salute del nostro pianeta e di tutta la nostra popolazione, dobbiamo favorire la partecipazione attiva al cambiamento a tutti i livelli e riorganizzare i sistemi alimentari nel loro insieme”.
Se ci pensiamo, ancor più in questa fase emergenziale delle nostre esistenze, le parole del Pontefice rappresentano un vero e proprio programma di lavoro (e di cambiamento) per i prossimi anni. Ce lo impone la dura legge dei numeri. Lo impone ai quasi 8 miliardi di persone oggi nel mondo: ci sono 857 milioni di persone denutrite, un miliardo e 722 milioni in sovrappeso. E ancora: 23 mila morti per fame.
Ventitremila in un solo giorno, nel 2022: sono una enormità. Drammaticamente sottovalutata. Una città medio-piccola ogni giorno si spegne. È uno degli snodi epocali della nostra fase storica. Da una parte la scarsità, dall’altra l’eccesso di cibo. Da un lato la fame, dall’altro lo spreco. Il prossimo 5 febbraio si terrà come ogni anno la IX Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare. Ma una data celebrativa, pur importante, non basta.
Si stima che ogni anno nel mondo venga gettato via quasi un miliardo di tonnellate di cibo, che poi è pari al 17% di quello prodotto (sono dati dell’Onu elaborati di recente dalla Coldiretti in occasione del G20 di Firenze). Quasi un quinto, dunque, della produzione.
In questo contesto, è evidente come l’etica del cibo coinvolga tanto i comportamenti individuali di ciascuno, quanto il sistema sociale ed economico: quali quantità di cibo produrre, quanto distribuirne, come gestire la produzione e come la vendita. Sono tutti problemi connessi, per usare il linguaggio dei nostri tempi.
L’Italia è il Paese con la maggiore bio-diversità e con la più grande tradizione alimentare al mondo. Sarà anche per questo che qui si mangia (e si beve) meglio che in qualsiasi altra area del pianeta. Ma non può essere un argomento esaustivo.
Sarà bene che alla qualità dei nostri alimenti corrisponda anche quella della nostra alimentazione. Che ci si educhi cioè al mangiar sano, oltre che al mangiar bene. Lo facciamo? Probabilmente no. Educarci, rieducarci al cibo. Ma perché questo accada è necessario che i ragazzi e le ragazze lo facciano ancor prima di noi e che lo facciano fin dall’età scolare. Per esempio studiando a scuola, fin dalle primarie, un’essenziale “educazione alimentare”.
Su questo e su tanto altro la Fondazione Guido Carli chiama a una riflessione profonda in occasione dell’appuntamento in programma il 25 febbraio nell’Aula Magna Mario Arcelli della Luiss Guido Carli.
“Cibo, la sublime ossessione. L’alimentazione e le sue derive tra piacere e necessità”, sarà il titolo della lectio magistralis affidata a Oscar Farinetti. Il fondatore di Eataly – la catena che sta facendo conoscere al mondo i prodotti italiani di qualità – racconterà agli ospiti presenti e a quelli collegati in streaming come e perché “mangiamo, dunque siamo”, parafrasando Cartesio.
Viviamo in un mondo segnato dalla frenesia del “siamo tutti chef”, ma è lo stesso mondo in cui più della metà del pianeta con la carenza di cibo combatte ogni giorno. Ed è una lotta per la sopravvivenza che non ci può essere indifferente, che ha ricadute dirette e quotidiane nella nostra vita. Basti pensare al fatto che da quella carenza di cibo muovono le grandi migrazioni dei popoli, gli esodi biblici dal Nordafrica, gli approdi sulle nostre coste. Il cibo come crocevia tra economia, società, politica.
La sua ricerca muove il mondo. Tutto questo nella cultura edonistica occidentale è diventato altro. Viviamo nell’era dell’estetica della cucina, dei talk impregnati di consigli e di competizioni ai fornelli. Chef come star, l’ideologia dei cuochi, la cucina stessa protagonista dei post sui social, i politici che si fanno immortalare mentre cucinano o assaggiano questo o quel cibo di strada. Sullo sfondo, oltre alla carenza, resta l’emergenza imposta invece dalle devianze: la bulimia e l’anoressia, nei meandri più nascosti delle nostre famiglie. È l’angolo buio da scandagliare.
Noi siamo ciò che portiamo a tavola, racconterà agli ospiti e agli invitati della Fondazione Guido Carli il patron Farinetti. Alle sue spalle, una storia di successi e coraggio, partita da Alba e ancora tutta da scrivere nei cinque continenti.
Riflettori puntati soprattutto sui più giovani. Ai ragazzi il compito di comprendere quanto sia importante oggi non consumare ma scegliere. E selezionare appunto cibi sani, con la minore intermediazione possibile dal produttore e la minore manipolazione artificiale. Alle istituzioni invece il compito di portare tutto questo nelle scuole, come porzione dell’educazione civica, da inserire nei programmi didattici soprattutto della scuola primaria, soprattutto.
La lectio magistralis del 25 febbraio con Oscar Farinetti sarà per la Fondazione che ho l’onore di presiedere una nuova tappa di avvicinamento verso il Premio Guido Carli, già in agenda per il 6 maggio. Una tredicesima edizione ricca di sorprese e di straordinari protagonisti. Il riconoscimento, una speciale medaglia coniata dal Poligrafico e Zecca dello Stato, verrà assegnato agli italiani che si siano distinti per il loro impegno in campo economico, istituzionale e sociale. E per l’esempio che potranno dare nel mondo.