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Chi dà buca e chi protesta alle Olimpiadi di Pechino

Per protesta contro la violazione dei diritti umani in Cina o per il Covid. Chi andrà (ad esempio, l’Italia) e chi non andrà all’evento sportivo internazionale. Mentre il governo cinese avverte agli atleti di seguire l’atteggiamento sportivo e le regole del Paese o saranno espulsi

Il 4 febbraio cominciano i Giochi Olimpici Invernali 2022 a Pechino e le autorità cinesi hanno voluto lasciare chiara una premessa a tutti gli invitati: chi non rispetterà il codice di comportamento sarà sottoposto a severe sanzioni. Alla domanda cosa potrebbe accadere a chi protesta durante l’evento, un funzionario del governo di Xi Jinping ha risposto che gli atleti che violino lo spirito olimpico o le regole cinesi con il loro atteggiamento potrebbero essere puniti.

Yang Shu, vicedirettore generale del Dipartimento di Rapporti Internazionali dei Giochi Olimpici Invernali Pechino 2022, ha dichiarato che “qualsiasi espressione che sia in linea con lo spirito olimpico, sono sicuro, sarà protetta, mentre qualsiasi atteggiamento o discorso che vada contro lo spirito olimpico, specialmente contro le leggi e le regole cinesi, saranno punite”. Secondo l’ambasciata cinese a Washington, una delle punizioni potrebbe essere la cancellazione dell’accredito ai Giochi.

In questi Giochi Olimpici vige l’articolo 50 della Carta Olimpica che stabilisce che “non saranno permessi manifestazioni o propaganda politica, religiosa o razziale in alcuna sede olimpica”. La differenza è che in questa occasione il controllo sembra essere in mano alle autorità cinesi e non solo il Comitato Olimpico Internazionale (Coi).

Il Coi ha chiarito però che gli atleti sono liberi di esprimere le loro opinioni su qualsiasi argomento in conferenze stampa o interviste, dentro la bolla olimpica, ma non durante le cerimonie di consegna di medaglie o durante le competizioni.

Sulla lista di “invitati” ufficiali, Politico ha pubblicato un articolo in cui riassume chi andrà e chi non andrà ai Giochi, e con quale giustificazione (o scusa). “I leader globali sono consapevoli che per molti atleti le Olimpiadi sono un’opportunità irripetibile – si legge sul sito – e sono riluttanti a privarli di questo con un boicottaggio su vasta scala. Ma alcuni […] hanno deciso che i loro governi boicotteranno diplomaticamente i Giochi”.

Tra chi non invierà alcun rappresentante del governo, e lo fa spiegando esplicitamente che la motivazione è la protesta contro la violazione dei diritti umani in Cina, ci sono Stati Uniti, Lituania, Australia, Regno Unito, Canada, Belgio, Danimarca ed Estonia.

Hanno invece spiegato che non ci vanno per colpa della pandemia e del timore della diffusione del Covid-19 i governi della Nuova Zelanda, Austria, Slovenia, Svezia e Paesi Bassi.

Francia, Italia, Norvegia, Lettonia, Romania, Repubblica Ceca, Irlanda, Grecia e Finlandia sono pronti per volare in Cina.

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