Dal dipartimento di Stato trapelano “sgomento e frustrazione”: gli ingenti flussi di denaro che dalla Russia arrivano nel Regno Unito rappresentano un ostacolo a una delle ipotesi in campo per provare a evitare passi in avanti di Mosca in Ucraina
“Sgomento e frustrazione”. Questi i sentimenti confidati da alcuni funzionari del dipartimento di Stato americano al quotidiano britannico Times. La ragione? Londongrad, ambientazione di serie tv come McMafia e di libri come The Vory di Mark Galeotti, è “la capitale mondiale del riciclaggio di denaro sporco”, secondo Bill Browder, uomo d’affari che ha da anni sfida il Cremlino dopo l’omicidio del suo avvocato, Sergei Magnitsky.
L’amministrazione statunitense di Joe Biden è decisa a vagliare la possibilità di sanzioni sul presidente russo Vladimir Putin, bloccandogli i beni, in caso di invasione dell’Ucraina. Si tratterebbe di un atto molto simbolico. Ma il rischio è che sia “soltanto simbolico”, secondo le fonti interpellate dal giornale britannico.
Il problema è che il denaro russo è troppo “radicato” a Londra: “Putin non tiene il suo denaro all’estero, è tutto a nome dei cleptocrati e un sacco di esso è seduto in case a Knightsbridge e Belgravia proprio sotto il naso del vostro governo”, spiegano dal dipartimento di Stato.
Garry Kasparov, gran maestro di scacchi e dissidente russo, chiama quegli oligarchi “agenti di un regime criminale canaglia, non uomini d’affari. I loro soldi non sono i loro, sono quelli della Russia. Le loro aziende sono il mezzo per riciclare denaro e diffondere corruzione e influenza”.
Ma è difficile quantificare i rubli investiti dagli oligarchi russi nel Regno Unito. Nel 2016 il governo britannico parlava di 100 miliardi di sterline all’anno di denaro sporco ogni anno. Nel 2020 la commissione Intelligence e sicurezza del Parlamento ha sostenuto che il “tocco leggero” e la poca regolamento rendono il Regno Unito un terreno fertile per gli oligarchi. Per il Times, il Partito conservatore avrebbe abbiano ricevuto 2 milioni di sterline da donatori con legami “russi” da quando Boris Johnson è diventato primo ministro nel 2019. Secondo Transparency International, invece, nel Paese ci sono proprietà per 1 miliardo di sterline acquistate con fondi sospetti provenienti dalla Russia.
A confermare dell’attenzione di Washington al dossier, Londongrad è stata citata in maniera esplicita anche in una recente analisi di Max Bergmann, esperto del Center for American Progress, think tank molto in sintonia con l’amministrazione Biden. Serve, scrive, uno sforzo transatlantico “per stimolare un’azione più forte da parte del governo britannico”. Il Times sottolinea poi che Bergmann è un ex dell’amministrazione Obama che oggi dice: “sradicare gli oligarchi legati al Cremlino sarà una sfida, dati gli stretti legami tra il denaro russo e il Partito conservatore al potere, la stampa e i settori immobiliare e finanziario nel Regno Unito”.