Siamo una media potenza che si deve confrontare con i tempi della politica, ibridata dall’intelligenza artificiale. Il vademecum di Mario Caligiuri, presidente della Società italiana di intelligence e direttore del Master in Intelligence dell’Università della Calabria, sulle sfide dei nostri 007 per il 2022
I tempi dell’intelligence non sono quelli della politica. La prima ragiona sulle prospettive tra vent’anni, mentre la seconda opera nell’orizzonte bruciante di un tweet. Appunto per questo, i Servizi dovrebbero rappresentare la parte del deep state più profondo. La circostanza è che però l’intelligence dipende dalla politica che ne sceglie i vertici, ne indirizza l’attività, ne individua i finanziamenti e ne utilizza le informazioni.
Che i tempi non coincidano, lo conferma la circostanza che in “Global Trends 2025”, pubblicazione del National Intelligence Council statunitense del 2008, una possibile pandemia era stata considerata possibile intorno al 2020. E già nel 2004, in coincidenza con l’esplosione della Sars, Bush jr. aveva chiesto al Congresso uno stanziamento di 7.5 miliardi di dollari per prevenire la diffusione di virus letali.
Coincidenze? Divinazioni? Semplicemente analisi attenta di gran parte degli elementi che sono già abbondantemente davanti agli occhi di tutti. Simile discorso vale anche per l’Afghanistan, dove dal 2004 al 2009 i cablogrammi dell’intelligence inviati da Kabul a Washington e diffusi da WikiLeaks, già dimostravano che l’intervento militare in Asia centrale era un fallimento.
Ma l’intelligence non è certamente l’acqua di Lourdes, per cui l’11 settembre si è assistito a “un fallimento internazionale dell’intelligence”. Ricordiamolo: le informazioni per anticipare gli attentati c’erano tutte ma interpretate soltanto dopo.
Due riflessioni: in primo luogo, di fronte a una raccolta massiva e fluviale di informazioni questo è praticamente inevitabile; in secondo luogo, l’intelligence rappresenta solo un tassello, sebbene fondamentale, della sicurezza dello stato, per la cui tutela concorrono forze armate, corpi di polizia, magistratura e istituzioni pubbliche. Emerge quindi l’altro polo del dibattito: intelligence come comodo capro espiatorio dei fallimenti politici.
Poste queste premesse di ordine culturale con validità generale, proviamo a definire le sfide dell’intelligence italiana nel prossimo anno. Noi siamo una media potenza che si deve confrontare con i tempi della politica, ibridata dall’intelligenza artificiale.
Fino a febbraio tutto resterà fermo in attesa dell’elezione del Presidente della Repubblica. Tante le ipotesi e tra queste la individuazione di Mario Draghi come Capo dello Stato, con successivo premier Daniele Franco per condurre al termine naturale la legislatura, reale priorità dei grandi elettori.
Com’è noto, nel 2021 le nomine del comparto sono state stabilizzate nel modo seguente: Franco Gabrielli Autorità delegata, Elisabetta Belloni al Dis, Mario Parente all’Aisi, Giovanni Caravelli all’Aise, Roberto Baldoni all’Acn, Adolfo Urso al Copasir. Nel 2022 l’Acn potrebbe essere pienamente operativa per cercare di rendere più sicuro lo spazio cyber nazionale, sebbene i finanziamenti a riguardo siano estremamente ridotti, se paragonati con quelli di altri Paesi simili al nostro, come per esempio la Gran Bretagna. Inoltre, la crisi economica potrebbe mordere sempre di più, perché la quarta ondata dei contagi ne presuppone già una quinta, con sviluppi, com’è noto, imprevedibili.
In tale scenario, il saccheggio dell’economia secondo me non va interpretato nell’immediato nel cambio totale o parziale di proprietà di aziende strategiche ma soprattutto nella ulteriore penetrazione criminale, che renderà sempre più indistinguibile la black economy dalla white economy. Questo è un tema fondamentale, ma urticante assai, per le democrazie del XXI secolo, particolarmente grave in Italia, con rischi potenzialmente esplosivi. Personalmente, li ho sempre presenti viaggiando quasi ogni giorno sulla Salerno-Reggio Calabria.
Nell’ultima relazione del Dis al Parlamento che si riferisce al 2020, le informative sulla criminalità rappresentano il 9 per cento di quelle prodotte dall’Aisi e il 2 per cento di quanto inviato dall’Aise. Proprio il tema dell’intelligence economica, nella sua declinazione finanziaria, andrà rafforzato nel prossimo anno, soprattutto per monitorare le ricadute delle ingenti risorse economiche del Pnrr.
Vanno pertanto contrastate le infiltrazioni nei settori strategici di potenze economiche straniere e di organizzazioni criminali. Andranno, però, controllate non solo le attività economiche, ma anche le altre “porte di ingresso” all’economia e alle competenze nazionali, tra cui i partenariati con le università e i centri di ricerca, i consorzi e i progetti nazionali e internazionali, così come i singoli talenti.
Non a caso, proprio sul tema dei bassi stipendi e dunque della scarsa capacità di trattenere i cervelli si è soffermato di recente il direttore dell’Acn Baldoni. Infatti, il tema del mantenimento e dell’attrazione dei talenti è di primaria importanza, in quanto per trasferire competenze chiave non è necessario acquisire un’azienda o penetrare un settore economico, perché basta assumere le poche persone giuste depositarie delle conoscenze fondamentali in quel settore.
Il tema dell’intelligence economica e finanziaria, inoltre, non andrebbe solo sviluppato in chiave difensiva, ma anche attiva. Un esempio riguarda la creazione delle condizioni affinché si sviluppino settori tecnologici strategici, come il caso dell’impianto di “packaging” dei microchip di Intel, che ci auguriamo venga stabilito in Italia. Altro esempio riguarda il rafforzamento delle tecnologie spaziali, dove esistono distretti di eccellenza che vanno protetti e ulteriormente sviluppati proprio nel Sud, in particolare Puglia e Campania.
In termini di potenza tecnologica, il comparto dell’intelligence dovrà rafforzare l’attenzione verso l’intelligenza artificiale, tenendo conto del Programma Strategico 2022-2024 presentato lo scorso novembre. Allo stesso modo, occorre anche aumentare gli sforzi per assicurare un buon posizionamento dell’Italia nelle tecnologie quantistiche, che proprio in questi anni si stanno sviluppando rapidamente.
È chiaro che questi ambiti trascendono il mero perimetro l’intelligence e abbracciano l’intero Sistema Paese, per via degli ingenti investimenti e delle alte competenze richieste. È altrettanto vero, tuttavia, che l’intelligence non può restare ai margini di tali processi, tanto più che si tratta di tecnologie che hanno notevoli risvolti per la sicurezza e l’interesse nazionale.
La sicurezza informatica continuerà a essere sempre più importante anche nel 2022, come negli anni successivi. Quest’anno abbiamo avuto conferma della portata dei rischi informatici a seguito dei vari attacchi ransomware e, più recentemente, della divulgazione della vulnerabilità log4j, che ha esposto ad attacchi centinaia di server, anche in settori delicati.
Collegato al tema della sicurezza informatica c’è quello fondamentale della disinformazione che, come si è visto nel corso della pandemia, trova un rapido veicolo di diffusione nei social, anche tramite l’utilizzo degli algoritmi. I disordini e gli scontri che ne scaturiscono, però, sono tutt’altro che virtuali, poiché nel 2021 questi fenomeni hanno portato alla paralisi di centri storici e intere città.
Volgendo lo sguardo all’esterno, il 2022 sarà importante per il posizionamento dell’Italia nello scacchiere internazionale. In questo contesto, le recenti tensioni in Ucraina rimettono in primo piano il ruolo della Nato e quello dell’Italia all’interno di essa. I prossimi mesi saranno fondamentali per valutare i progressi nel dialogo tra Russia e Stati Uniti e le eventuali conseguenze per il nostro Paese.
Altro importante tema per il posizionamento esterno riguarda il ruolo dell’Italia all’interno del cosiddetto “Washington Consensus”, che sempre di più deve difendersi dal “Beijing Consensus”. La Cina continua a essere molto attiva in Europa ed anche in Italia e allo stesso tempo, la competizione tra la Cina e gli Stati Uniti continua a crescere di intensità su tutti i fronti: politico, militare, economico e soprattutto tecnologico.
Quest’ultimo piano è particolarmente rilevante, se si considerano i progressi fatti dalla Cina nel volo ipersonico e in varie altre tecnologie chiave, tra cui le telecomunicazioni (si pensi al 5g e alle comunicazioni quantistiche) e l’elaborazione delle informazioni (si pensi all’intelligenza artificiale). È inevitabile che il 2022 sarà un anno molto delicato per l’Italia, che dovrà trovare il suo posto all’interno di un equilibrio sempre più instabile.
Nel nuovo anno non si può ignorare il tema dei cambiamenti climatici, che hanno occupato una posizione centrale nelle cronache e nell’agenda dei leader mondiali. Eventi climatici estremi come siccità, allagamenti, tornado e veri e propri uragani (si pensi al cosiddetto “medicane”, abbreviazione di mediterranean hurricane) hanno colpito il nostro Paese nel 2021, causando enormi devastazioni.
È evidente che l’intelligence non è né una stazione meteo né la Protezione Civile, ma i rischi per la sicurezza nazionale causati dai cambiamenti climatici sono evidenti. Quindi sono materia di sicurezza nazionale e dunque di intelligence, che sempre di più dovrà confrontarsi con l’analisi e la previsione dei rischi collegati a questi fenomeni. Infatti, non dimentichiamo che l’Italia è un Paese ricco di risorse idriche, che dati gli attuali trend climatici rappresentano un patrimonio fondamentale da proteggere.
Collegato al tema dei cambiamenti climatici è quello delle migrazioni, che aumentano anche in conseguenza delle condizioni sempre più estreme nel sud del mondo. Proprio in questi giorni stiamo assistendo ad un intensificarsi dei fenomeni migratori sia nel nostro Paese, che in altre aree del Mediterraneo. È dunque fondamentale riprendere l’attenzione verso l’immigrazione clandestina tra le sfide del 2022, a cui si collega anche il rischio di infiltrazioni terroristiche, rese ancora più probabili dal crollo della presenza occidentale in Afghanistan.
Infine, volgendo lo sguardo al nuovo anno, si deve necessariamente tenere conto del prolungarsi della pandemia, con le inevitabili conseguenze economiche e sociali. Sebbene l’economia italiana si sia ripresa nel corso dell’ultimo anno, crescendo in modo rilevante così come le altre economie europee, occorre mantenere alta l’attenzione, poiché sono molto alti i rischi per la sicurezza nazionale. A cominciare dal disagio sociale, del quale i no vax rappresentano solo la punta dell’iceberg.