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Phisikk du role – Covid, ciò che basterebbe

Non ho una particolare simpatia per i no-vax, ma, nonostante l’esiguità (fortunatamente per noi) delle loro pattuglie di operatori delle fake, questo andamento un po’ “sinusoidale” nella gestione della pandemia e, soprattutto, nella comunicazione, credo che non aiuti poi tanto le ragioni della giusta prudenza

Prima di entrare in argomento facciamo a capirci: ho fatto tutti e tre i vaccini, prima consigliati vivamente (assunti da me per convinzione ed anche per dovere: di mestiere faccio il professore universitario e ho superato, purtroppo per me, i cinquanta) e poi obbligati e, visto che mi ci trovavo, anche quello antinfluenzale. Se mi chiedono di fare pure il vaccino per i calli lo faccio: qualsiasi cosa se la scienza me lo dice. Capisco un po’ di diritto, forse di politica, mi piacciono il rock degli anni ruggenti, la filosofia e l’arte contemporanea ma non sono virologo, non ne capisco di epidemie, mi fido. A condizione, ovviamente, di tenermi alla larga dai talk show televisivi dove impazzano le superstar del covid in camice bianco. Mi fido della scienza ma per favore non fatemi vedere gli esperti in tv: lasciateli lavorare nelle corsie d’ospedale o tra gli alambicchi dei laboratori. Mi fido della scienza: del resto ognuno di noi ogni giorno compie un atto di fede quando entra in rapporto con altri esseri umani: non entreremmo in un treno, in un aereo, in una metropolitana, non compreremmo lo yogurt, non metteremmo la benzina nei nostri serbatoi eccetera se non concedessimo un poco di fiducia al prossimo.

Solo ragionando con le mie coordinate- che non sono, abbiamo assodato, quelle della scienza medica- avevo lanciato fin da prima dell’estate, proprio da queste colonne, la richiesta al governo dell’obbligo vaccinale. Il mio argomento era semplice: la Costituzione lo prevede, all’art. 32 secondo comma, quando dice che il trattamento sanitario obbligatorio può essere consentito soltanto per legge. Che vuol dire vaccino obbligatorio? Non certamente che il cittadino debba ricevere visite dei carabinieri a casa, ma, capovolgendo l’impostazione, che al “non vaccinato” si rende la vita civile impossibile, impedendogli di lavorare, se non a certe condizioni, di andare al bar, di andare a vedere una mostra, di prendere un mezzo pubblico, eccetera.

In più la sanzione, figlia dell’incrocio tra i dati in possesso del servizio sanitario nazionale e quelli dell’agenzia delle entrate. Per molto tempo abbiamo avuto, dunque, un obbligo vaccinale mascherato, perché di fatto I non vaccinati erano inabilitati dallo svolgimento di una vita civile pur in mancanza di una legge che espressamente lo prevedesse: il vaccino veniva solo “caldamente consigliato”, ma, si sa, il consiglio non è legge.

Comunque adesso l’obbligo c’è. Ma colpisce solo gli ultracinquantenni. Perché? Boh! Si dice sommessamente: “gli over 50 sono i più fragili”, già ma da cinquanta a infinito c’è parecchia roba e, suvvia, non raccontiamoci che il trentenne o il quarantenne, o addirittura il bambino, per cui continuiamo a praticare la moral suasion con i papà e le mamme, sia al riparo. Non crediamo alla “grazia anagrafica” dell’agente pandemico. Piuttosto ad un negoziato politico in consiglio dei ministri, con l’effetto, un po’ sbilenco, di una mediazione politica.

Permettendoci di avere anche qualche dubbio sulla coerenza – anche giuridica – di un intervento che presenta squilibri senza giustificarli con convincenti motivazioni scientifiche. Intanto inquietano, più ancora dei tanti contagi, 171 mila nuovi casi – in cui, abbiamo capito che, al di là delle imperfezioni nel computo statistico a monte, gioca la mescolanza tra le diseguali varianti Delta ed omicron – i decessi: oggi, con il 75,5% di copertura vaccinale sono 333, più che in ogni altro paese europeo. Il 22 gennaio del 2021, quando ancora il vaccino ancora non c’era, i decessi erano 472: un numero enorme certo, che, tuttavia, non è così lontano da quello che si riscontra oggi con tre quarti della popolazione vaccinata.

Che dire poi delle misure di contenimento? Qualcuno deve ancora convincermi per quale ragione scientifica “il non portatore di green pass” non possa prendere un caffè nei dehors dei bar (che si attrezzano pure con i funghi-stufetta. Saranno funghi velenosi?), insomma devono smammare dai tavolini all’esterno. E questo sia over che under 50, in par condicio. E mi devono anche spiegare il catalogo surreale delle eccezioni – farmacie, supermercati, negozi per animali, e poco altro – lasciando i pensionati fuori dalla posta o dallo sportello bancario (ma per il nonnino resta sempre il bancomat ) e inibendo la possibilità di una denuncia in Questura, perché lì non si può entrare senza green pass.

Non ho una particolare simpatia per i no-vax, ma, nonostante l’esiguità (fortunatamente per noi) delle loro pattuglie di operatori delle fake, questo andamento un po’ “sinusoidale” nella gestione della pandemia e, soprattutto, nella comunicazione, credo che non aiuti poi tanto le ragioni della giusta prudenza. Ed anzi porta qualche secchio di acqua a quelle pattuglie.

Che vorremmo? Un po’ più di chiarezza nella prevenzione vaccinale, senza doppi registri, e un po’ di realismo nella impostazione e gestione delle misure. Non so se è capitato anche a voi, ma in certe ore nelle nostre città sembra di essere precipitati nel più buio lockdown della maledetta primavera 2020: tutto vuoto, bar, negozi, ristoranti, alberghi, strade, tutto. E poi nessuna parola di verità da parte della scienza. Anzi: solo l’insopportabile ininterrotto show dei camici bianchi che in tv fanno la qualunque, dalle canzoncine alle opinioni sul Presidente della Repubblica. Ecco: una moratoria, almeno su questo, ci starebbe bene.

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