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Phisikk du role – Lettera a Berlusconi

In politica per stare in partita non bisogna essere sempre il target finale (a meno che non si abbiano certezze straripanti) ma cercare di dare le carte. E questa, onorevole Presidente, sarebbe per Lei una gran partita, la zampata del leone. La lettera di Pino Pisicchio a Silvio Berlusconi

Onorevole Presidente Berlusconi (semel onorevole Presidente semper onorevole Presidente),
Mi consenta di rubarLe qualche prezioso momento per indirizzarLe alcune modeste proposte. Ideuzze che potrà considerare come Le pare, anche bislacche elucubrazioni di un accademico barese che abita poco lontano da San Nicola (notoriamente Santo Taumaturgo amato e venerato trasversalmente, dall’ovest all’est del globo. Putin compreso). Con questa credenziale “ortodossa”, pertanto vorrei chiederLe di farsi protagonista- ruolo che Le è particolarmente congeniale- di una iniziativa politica per la Presidenza della Repubblica.

Il quadro è chiaro: le formazioni politiche sono tutte all’impasse. Figlie del remotissimo voto del 2018, che sollecitò nel corpo elettorale tutti gli istinti di pancia contemplati dai più accreditati manuali di medicina, quelle “entità” (che qualcuno si ostina a chiamare ancora partiti) non sono più in grado di rispondere alle antiche logiche “destra/sinistra/centro” che persino Lei, Presidente, post-ideologico per definizione, ha voluto sempre rispettare. D’altro canto l’unica cosa che esorteremmo caldamente a non fare riferita ai grandi elettori, è quella di chiamare al soglio quirinalizio un candidato “politicamente qualificato”, eletto di misura, dal quarto scrutinio in poi: con la riduzione a bonsai del prossimo parlamento si consiglia vivamente di evitare che la maggioranza con cui verrà eletto il nuovo presidente risulti troppo diversa da quella che prevarrà nel prossimo parlamento. Per evitarlo bisogna partire con una base larghissima: possibilmente maggioranza bulgara. Che neanche dispiace alla nostra Costituzione.

Dunque s’impone, in questi ultime giornate prima che il “catafalco” venga montato nell’aula di Montecitorio, un’alzata d’ingegno, un’iniziativa spiazzante, una mossa del cavallo. Insomma: una cosa come il discorso del predellino di qualche anno fa. Ma quella cosa geniale non può essere, mi consenta, la candidatura di cortesia avanzata da uno schieramento che oltretutto si presenta come una congrega di riluttanti allo sbaraglio. Eviterei. Piuttosto Lei, Onorevole Presidente, potrebbe ritagliarsi addosso il ruolo di quello che da’ le carte, entrando in partita alla grande, come ha sempre saputo fare. Faccia Lei la proposta di Draghi al Quirinale: è nell’aria, molto probabilmente si dovrà comunque far ricorso a lui alla fine della fiera, parte con una base di sostegno in cui Lei ha rappresentato un supporter convinto e leale. Non è espressione della politica, almeno non di quella stropicciata e lazzarona che usa oggi, ha una buona reputazione in tutto il mondo, potrebbe far cose per l’Italia nei prossimi sette anni. Perché, come sa bene pure Lei, quel che doveva fare a palazzo Chigi l’ha già fatto: ha finito, altri cinque/sei mesi di attività e poi estate, legge di stabilità di fine legislatura e da gennaio 2023 in campagna elettorale.

Dunque nessuna scusa per non votarlo. Anzi: un mucchio di ragioni per sostenerlo e, magari, ragionare insieme su come chiudere la legislatura, con quale governo e quale programma essenziale. Perché in politica per stare in partita non bisogna essere sempre il target finale (a meno che non si abbiano certezze straripanti) ma cercare di dare le carte. E questa, onorevole Presidente, sarebbe per Lei una gran partita, la zampata del leone. Può essere un gesto da aspirante senatore a vita che ha “illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario” ? Non mi permetto di commentare o giudicare. Di certo, però, con quella designazione di altro da se’ alla presidenza della Repubblica chiuderebbe nobilmente la Seconda Repubblica, nata con Lei, facendosi da levatore della Terza. Ancora tutta da scrivere.

Con rispetto e cordialità
Pino Pisicchio


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